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"Salviamo l'Inps": il sindacato Usb si mobilita per sventare il peggio

Tra i problemi segnalati carenza di personale, sistema informatico inadeguato e riforme che hanno attribuito altre funzioni all'ente

LECCE – L’Inps, nella descrizione che ne fa l’Usb, si sta trasformando in un "colabrodo": servizi carenti, personale insufficiente, un sistema informatico che non è al passo con i tempi e una riorganizzazione interna che avrebbe snaturato l’ente, sottraendo tempo ed energie nello svolgimento delle funzioni primarie. Ovvero, la riscossione dei contributi e il pagamento delle pensioni. Possibilmente dignitose.

L’Unione sindacale di base ha lanciato il grido d’allarme: serve un’iniezione di 6mila dipendenti per assicurare un servizio ottimale agli utenti. Ed è scesa per strada a protestare, a Lecce, presso la sede di viale Marche, come nel resto d’Italia. Lo slogan scelto per l’iniziativa è significativo: “Save Inps”.

A monte di tutti le rivendicazioni, puntualizza il coordinatore nazionale Luigi Romagnoli, vi sarebbero problematiche interne all’Istituto nazionale di previdenza sociale che sta subendo un processo di profonda trasformazione: “Il governo sta modificando radicalmente le sue funzioni: l’Insp si sta trasformando da ente previdenziale ad ente assistenziale. Questo è il risultato delle politiche di contenimento iniziate nel ’95 con la riforma Dini e proseguite con la riforma Fornero che ha innalzato ulteriormente l’età pensionabile”.

Il sindacalista lancia previsioni a dir poco pessimistiche: “Quando entrerà a regime il calcolo contributivo per i cittadini, l’Inps erogherà pensioni da fame. I lavoratori si troveranno con un assegno insufficiente a garantire una vecchiaia dignitosa”.

L’istituto deve fare i conti, poi, con un problema non secondario, determinato dalla cronica carenza di personale: in provincia di Lecce, tra tutte le sedi (le principali a Lecce e Casarano) si contano circa 400 dipendenti. Un centinaio in meno rispetto agli anni passati. Su scala nazionale, invece, sono in servizio 26mila funzionari ma i pensionamenti non sono stati rimpiazzati al 100 percento.

“Si procede con assunzioni parziali che non risolvono il disagio – puntualizza ancora Romagnoli -. È partito un concorso da 365 posti, ne partirà un altro da 197. Ma, se non si assumono 6mila nuovi lavoratori entro il 2020, l’Inps non sarà più in grado di garantire i servizi fondamentali”.

Come se non bastasse, anche il sistema informatico che non sarebbe più in grado di garantire il funzionamento delle procedure basilari: “I disagi di un funzionamento a singhiozzo mettono in difficoltà gli operatori delle sedi, costretti a rimandare a casa gli utenti senza poter fornire loro le dovute informazioni”, aggiunge il referente Usb.

“Non ci possiamo permettere queste défaillance: bisogna garantire il funzionamento ottimale anche per non mettere in pericolo la vita degli operatori allo sportello – prosegue -. I vertici dell’ente hanno parcellizzato l’attività lavorativa; noi vogliamo che si ritorni ad un’organizzazione per processi in modo che i lavoratori possano avere una visione complessiva del sistema e assicurare un servizio migliore”.

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