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Venerdì, 19 Aprile 2024
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San Cataldo, se gli eventi scompaiono l'arenile diventa sabbia del deserto

Una Lecce sempre più sfavillante nel suo barocco ha acuito il distacco con le marine. Come rinacere? Arrivano nuove proposte e idee

Lecce, sfavillante di luci e monumenti di quel bianco come burro intagliato da sapienti mani di scalpellini del passato. A 10 chilomenti, il litorale: una cartolina sbiadita, in bianco e nero. Eppure c’è stato un tempo in cui, almeno d’estate, con l’aria salmastra, si respirava anche una certa vitalità nella marina di San Cataldo. Risale forse al termine degli anni ’90 lo spartiacque fra il prima e il dopo, l’avvio verso un declino lento e inesorabile.

Scollegata da sempre da un capoluogo che da decenni non guarda al mare come risorsa, ha probabilmente risentito, con le altre località del litorale ricadenti nella giurisdizione della “Capitale del Barocco”, anche della vitalità dei centri vicini. Molti comuni con territorio costiero hanno saputo valorizzare meglio il proprio patrimonio. Basti pensare all’ampio tratto che ricade fra i vicini di casa, in primis Vernole e Melendugno. Pur con alti e bassi, resta sempre e comunque un altro mondo. Con l’aggravante di una distanza infima.

Certo, Lecce è una città, le problematiche sono molteplici, amministrazioni di centri più piccoli hanno potuto dedicare maggior attenzione alle marine. Resta un fatto: un piano ad arte per collegare terra e mare, anche solo idealmente, non è mai stato approntato. Basti pensare che, nonostante la naturale propensione verso la costa, lo sviluppo urbanistico di Lecce ha marciato sempre e comunque verso l’entroterra.

E che vi siano avversione e risentimento sulla gestione approssimativa delle marine in tutti questi anni (quindi anche di Frigole, Torre Chianca, Spiaggiabella e Torre Rinalda), lo dimostrano battaglie clamorose e da cui si dovrebbe trarre insegnamento.

Per esempio, quella dei cittadini di Trepuzzi e Squinzano (ai quali si unirono quelli di Campi Salentina), per “sottrarre” Casalabate a Lecce. Il 15 maggio del 2012, con la firma dell’allora presidente della Regione, Nichi Vendola, avvenne lo storico passaggio sotto Trepuzzi e Squinzano. In quei giorni, il consigliere regionale del Pd, Antonio Maniglio, squinzanese di nascita e di residenza, espresse con poche parole un sentimento diffuso fra i residenti dei succitati comuni: “La marina di Casalabate passa nelle mani di chi ci villeggia, la abita, la ama”.

Bastasse solo l’amore a mantenere a galla San Cataldo. Il dibattito, però, è aperto. Ancora una volta. Forse mai come oggi vivo. C’è una voglia reale di un recupero e la recente mobilitazione del comitato spontaneo “I guardiani del Farò” ha quantomeno messo i puntini sulle “i”. Il Pd leccese, con immancabili polemiche di natura politica, s’è accodato rilanciando alcune sue proposte. Per esempio, la zona franca, cioè l’esenzione dai balzelli comunali per cinque anni a favore di chi vorrà investire per mantenere le attività commerciali aperte tutto l’anno nelle marine leccesi. Destagionalizzare è uno dei leitmotiv degli ultimi anni e potrebbe essere un’ancora di salvezza. Non l’unica, però.

Altre proposte potrebbero giungere a breve. Wojtek Pankiewictz, presidente del centro studi Laica Salento – Economia e territorio, ha convocato per martedì, alle 17,30 una riunione incentrata soprattutto su San Cataldo. Si terrà presso la sala conferenze di Laica (libera associazione di imprese e professionisit), in via Cesare Abba.

Al primo punto all'ordine del giorno, dunque, proprio l'elaborazione di un progetto complessivo per riqualificare la marina. “Mi aspetto proposte e contributi significativi”, commenta Pankiewictz. La base di partenza è proprio la campagna del comitato “Leccesi riprendiamoci San Cataldo”, che ha determinato un incontro nella sala consiliare del Comune e poi, domenica scorsa, 13 marzo, una mobilitazione. 

“Ora – spiega Pankiewictz -, insieme al presidente di Laica, Roberto Fatano, abbiamo pensato potesse essere un utile servizio alla comunità elaborare un’organica proposta progettuale col nostro centro studi, composto di eccellenze del territorio. Sarà questo il primo di una serie di incontri ravvicinati ai quali inviteremo anche le istituzioni, gli imprenditori e l'associazionismo”.

L’obiettivo dichiarato: presentare in tempi molto rapidi “un piano strategico da realizzare a moduli”. “Cercheremo in tutti i modi di incalzare le istituzioni affinché si passi finalmente alla realizzazione concreta di interventi per promuovere lo sviluppo di San Cataldo e delle altre marine”.

Pankiewicz, fino a poco tempo addietro consigliere comunale, in passato è stato anche assessore. Nel 1982 aveva la delega al Turismo. Gli abbiamo chiesto di rispolverare i ricordi su quell’esperienza di governo cittadino. Per esempio, è idea diffusa che siano venuti a mancare nel tempo gli eventi che rappresentavano senz’altro una molla. Oggi tutto si svolge a Lecce, dove non mancano i grandi nomi di richiamo. All'ombra di quei sontuosi monumenti entrati nel circuito mondiale delle meraviglie da vedere almeno una volta nella vita. 

“Tra gli eventi - risponde Pankiewicz - ricordo quando portai a San Cataldo nel 1982 Mario Merola. C’erano 10mila persone davanti all'ex rotonda”. “Molto affollati – aggiunge - pure gli eventi con Bruno Petrachi e varie sagre, come quella del Pane e altre. Si faceva anche la festa con processione a mare e le giostre alle spalle del Lido York”. 

E ancora: “Consentimmo di aprire il cinema Arena San Cataldo e una discoteca con ristorante nei locali alle spalle sempre del Lido York”. “Tenevo e tengo molto alla nostra identità culturale, infatti, consentii a tutti i cantanti dialettali, anche Andrea Gigante, Augusto Nuzzone e altri, di esibirsi”.

Va dato atto che sotto il sindaco Paolo Perrone sia proseguito un percorso interistituzionale già intrapreso, per infondere sempre più lustro alla cultura leccese. Ma intanto, s'è tracciato un solco ancor più profondo rispetto alle marine. Di più: un aspetto ha finito per acuire l'altro. Tanto più brillante la città, tanto più povero il litorale. Stridente.  

Una solida programmazione di eventi, dunque, potrebbe essere uno dei traini per rivitalizzare le marine, ovviamente in linea con i gusti e le attese di un pubblico contemporaneo, cercando magari di strizzare l’occhio ai giovani e di attirare (ovviamente) anche il turista. Già, perché sono loro il futuro e non va dimenticato che sono soprattutto i ragazzi ad essere fuggiti da San Cataldo e dintorni. Uno scooter o la prima patente, e via verso altri lidi. Se non c’è nulla da offrire, l’arenile diventa sabbia del deserto.   

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