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"Senza Piano comunale per le coste impossibili nuove concessioni"

Dai ritardi nell'approvazione, all'erosione, Lecce città pubblica espone i motivi di uno stallo destinato a perdurare. "Una città danneggiata"

LECCE – Il Piano comunale delle coste non c’è. E le diciannove domande giacenti per nuove concessioni demaniali marittime non potranno trovare accoglimento. Questo è quanto sostengono Carlo Salvemini e Rita Miglietta di Lecce città pubblica, che questa mattina hanno convocato una conferenza stampa in un luogo che ben rappresenta la situazione attuale: il piazzale nei pressi del faro.

I motivi dell'impossibilità di affidare le concessioni? Almeno tre, fanno sapere, sintetizzando quelli principali.

Primo, perché il litorale leccese si sta erodendo, oltre 3 chilometri secondo calcoli della relazione preliminare, mentre la legge regionale 17 del 2015 e le norme tecniche d’attuazione del Piano regionale della costa stabiliscono che, senza un Piano comunale della costa, le nuove concessioni possano essere rilasciate in tratti non intaccati dall’incessante lavorio del mare.

Secondo, perché il litorale leccese ha lunghi tratti di spiaggia con profondità inferiore a 15 metri e, in base all’articolo 5.2 delle già citate norme tecniche d’attuazione, vige il divieto di concessione salvo deroghe garantite dagli studi di un Piano comunale delle coste al momento latitante.

Terzo, perché vi sono foci di corsi d’acqua ed emergenze archeologiche e di pertinenza di beni storici ed ambientali non concedibili. E Salvemini e Miglietta, da questo punto, citano anche la relazione preliminare redatta dai tecnici incaricati dall’amministrazione comunale “L’unica destinazione normativamente compatibile con il Prc è quella di spiaggia libera”.

Salvemini, aprendo il discorso, ha ricordato come la Giunta Perrone parlando di coste e marine abbia già definito, in buona sostanza, se stessa, con una delibera del 2013. “Tutti gli interventi posti in essere dall’Amministrazione Comunale sulle marine leccesi non hanno mai risposto ad una logica organica ed unitaria che soddisfacesse le effettive esigenze del territorio”.

E ancora: “La sistemazione ed infrastrutturazione delle aree in questione è stata condotta perciò in maniera saltuaria e rarefatta, disseminando deficienze e carenze in termini strutturali, infrastrutturali, paesaggistici e naturalistici, e giammai, rispondendo ad un ampio progetto generale volto ad una crescita ed ad uno sviluppo sostenibile della zona”. Per Lecce città pubblica, un po’ il “testamento di un fallimento politico”.

Risale al 2012 una mozione per ottenere l’avvio urgente delle procedure per l’approvazione del Piano. Salvemini, consigliere comunale, ricorda come essa fosse stata bocciata dalla maggioranza “con il voto di chi oggi chiede chiarezza”. Mentre l’11 settembre del 2013 vi furono delle  sollecitazioni alle quali l’assessore Severo Martini rispose: “Siamo a buon punto, continuo a restare fiducioso: entro l’anno il lavoro sarà ultimato per essere poi portato all’esame del Consiglio comunale per l’adozione e, successivamente, all’attenzione della Giunta regionale per la definitiva approvazione”.

“Nei giorni scorsi  - dicono gli esponenti dell’associazione -, abbiamo chiesto che venisse presentata alla commissione urbanistica tutta la documentazione relativa al Pcc. Abbiamo così scoperto che esiste un relazione preliminare, di fatto un vero e proprio documento d’indirizzo politico, acquisito dagli uffici privo di data  e mai approvato né dal Consiglio comunale, né dalla Giunta. Abbiamo ricevuto delle norme tecniche di attuazione che non hanno nessuna validità in attesa dell’adozione della relazione definitiva. Insomma una gestione non solo colpevolmente lenta – aggiungono - ma lacunosa e opaca in molti suoi passaggi”.

20160514_114258-2Per Lecce città pubblica, dunque, sarebbero state avanzate “incaute promesse”. E, al di là del fermento “da parte di chi paventa favoritismi e discrezionalità a vantaggio di qualche fortunato imprenditore”, il fatto è che, per quanto già esposto, allo stato attuale non vi possa essere esito positivo per chi intende ottenere una concessione.

“Non c’è bisogno di attendere il parere dell’avvocatura comunale per informare i diciannove privati che le loro domanda di concessione non potranno essere accolte”, aggiungono gli esponenti di Lecce città pubblica. I quali proseguono: “Le stesse domande di nuove concessioni non potranno godere di alcun primato. Perché il Pcc detterà le regole per l’assegnazione delle nuove concessioni che dovrà avvenire mediante procedura di evidenza pubblica, attravrerso un bando”.

Per Salvemini, si sarebbe potuto ovviare a tre anni di stallo con un programma urgente di interventi per la riduzione dell’erosione costiera e un adeguamento e ripensamento delle attuali trentaquattro concessioni delle quali alcune superano il limite massimo di fronte mare concedibile. pari a 150 metri. Sottolineando come, sulla costa leccese, vi siano concessioni che superano i 300 metri di lunghezza di fronte mare.

Il risultato? Riassunto in sette punti: le marine leccesi sono in erosione costiera, il Comune di Lecce non ha ancora approvato il Piano comunale delle coste, la disciplina attuale è il Piano regionale delle coste per inadempienza, non possono essere rilasciate nuove concessioni demaniali marittime, quelle vigenti potrebbero avere validità sino al 2020, dalla data di approvazione del Pcc devono trascorrere almeno tre anni prima del rilascio di nuove concessioni durante i quali è obbligatorio intraprendere iniziative di mitigazione dell’erosione costiera e l’assegnazione delle nuove concessioni dovrà avvenire con bando.

E la lettura politica di Lecce città pubblica è semplice: “La mancata approvazione del piano comunale della coste è il primo e principale danno arrecato alle nostre marine”.

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