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Divieti lungo la costa rocciosa, Blasi: “Ordinanze per mettersi a posto la coscienza”

Il consigliere regionale del Pd interviene dopo i provvedimenti della capitaneria che limitano la fruibilità di tratti del litorale e propone un monitoraggio dinamico e in sinergia tra le istituzioni, anno dopo anno, per garantire sicurezza e turismo

LECCE – Per Sergio Blasi, non è la natura che deve sedere sul banco degli imputati. Il consigliere regionale, ed ex segretario regionale del Partito democratico, interviene sulla vicenda che vede protagonista la costa salentina oggetto di una dozzina di ordinanze della capitaneria di porto che ne interdice, per alcuni tratti rocciosi, la navigazione e la balneazione: “Per l’erosione costiera non esistono rimedi eterni o ‘messe in sicurezza’ che abbiano efficacia eterna. Non sarà il cemento, non saranno i ‘progetti’ grandi o piccoli, ad assicurarci che il mare non continuerà a fare il suo lavoro in collaborazione con il vento. Questo dato di fatto, incontrovertibile, spicca sulle diatribe politiche e sulle burocrazie in conflitto che incrociano i fioretti sul tema, effettivamente controverso, della necessità di sicurezza dei bagnanti e dei cittadini da un lato e della necessità di tutelare l’economia turistica dall’altro”.

Blasi ritiene che “le ordinanze di divieto servono infatti solo a mettere in pace l’anima dei pubblici ufficiali in caso di incidenti. E le grandi opere di contrasto all’erosione sarebbero solo rimedi temporanei utili a spostare il problema qualche anno più in là. O qualche mese. Per non parlare del pericolo che queste opere rappresenterebbero per il paesaggio naturale, vera ricchezza di questo territorio”.

Quale dunque la soluzione? “Credo che invece occorra partire da una revisione dei meccanismi che regolano la gestione della sicurezza sulle coste. Assumendo la realtà come dato di fatto e superando la burocratizzazione della stessa. La Regione Puglia dovrebbe preoccuparsi di potenziare le capacità di monitoraggio continuo dell’Autorità di bacino e allo stesso tempo condividere con i Comuni piani di fruizione delle coste che siano ecocompatibili e rivedibili anno dopo anno (perché la situazione è in continuo mutamento). Assumendo ogni anno l’obiettivo di tutelare sicurezza e turismo, ma nel massimo rispetto della natura”.

Non sarebbe insomma quella attuale, per l’esponente progressista, la strada migliore per salvaguardare sicurezza da una parte e fruibilità della costa e del mare dall’altra: “Così come si sta procedendo si rischia invece di affidarsi alla costruzione di opere inutili e invasive o di fidarsi più delle carte che della realtà imponendo divieti anche dove i rischi non ci sono, o di lavarsene le mani, lasciando solo il turista, o il cittadino, di fronte al rischio delle sue passeggiate su scogli pericolanti. Se si smettesse di urlare e si uscisse ciascuno dalla propria trincea per un confronto interistituzionale improntato alla ragionevolezza, ne guadagnerebbe il territorio e la qualità del dibattito pubblico”. 

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