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Processo a Gheddafi, il pubblico ministero è Finocchiaro, il giudice Mantovano

Tra I pad e Corano, parte la sesta edizione di "Sfide culturali e politiche". L'ex sottosegretario continua nella battaglia per una destra diversa. Il 24 marzo il finto processo al leader libico, difeso da Maurizio Paniz del Pdl

LECCE - Il 24 marzo andrà in scena un processo che non c'è mai stato. Come Benito Mussolini, Adolf Hitler, Iosif Stalin fino ai molti dittatori dei tempi recenti, anche a Mu'ammar Gheddafi è mancato il "privilegio" di un regolare dibattimento  e di un verdetto secondo la legge. Ma ci penserà Alfredo Mantovano, ex post,  a portare per la prima volta il caso nelle aule di un tribunale, messo su per l'occasione. Si tratta dell'epilogo speciale della sesta edizione di "Sfide culturali e politiche", l'iniziativa che ogni anno l'ex sottosegretario ripropone con il sostegno di associazioni e fondazioni a lui vicine.

Sei appuntamenti, tutti i sabati a partire dal 18 febbraio, con un unico filo conduttore avvolto ad un interrogativo: primavera araba o inverno dei popoli? Insomma, quale è il bilancio possibile di una fase di sommovimenti e rivoluzioni che ha mutato il volto di buona parte della sponda meridionale del Mediterraneo? Ne discuteranno gionalisti, diplomatici e qualche esponente politico. "Pochi e trasversali", ha sottolineato l'esponente del Pdl precisando anche che gli incontri avranno un taglio divulgativo e non da addetti ai lavori. L'obiettivo, infatti, è quello di continuare a declinare, anche dal punto di vista culturale, una diversità all'interno del composito partito azzurro. Persa la battaglia del congresso - e non poteva andare diversamente -, il lavoro della componente minoritaria e conservatrice prosegue con la rivoluzione culturale. Non cinese, naturalmente. Anzi, per dimostrare padronanza dei tempi che corrono, sul tavolo della conferenza stampa di presentazione fanno bella mostra di sè una copia del Corano e un I pad. Giovani e religione, tecnologia e tradizione. Anche lungo queste categorie interpretative il think tank di Mantovano affronterà la complessità di una vicenda che non ha smesso di preoccupare le cancellerie occidentali.

Così, mentre dai coordinatori regionali arrivano accuse nemmeno tanto velate - "non sapete perdere", in poche parole - a proposito dell'indagine della Procura di Bari sul tessaramento fittizio, Mantovano si inventa un'accusa d'eccezione: sarà Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, a recitare la parte del pubblico ministero. All'effervescente Murizio Paniz, avvocato e onorevole del Pdl, il compito di limitare i danni con un'accorata difesa. Il giudice, naturalmente, sarà lui, Mantovano che quella funzione l'ha esercitata veramente prima di essere folgorato dall'impegno politico in prima linea. 

Come andrà a finire? Il pubblico presente all'Hilton, che sarà la sede di tutti gli incontri, costituità la giuria popolare. Così, con un mix de "La storia siamo noi", "Verdetto finale" e per non dispiacere a nessuno anche "Forum", la politica porta in scena uno degli snodi contemporanei più drammatici:  "Perche la buona politica pssoa vantare la p maiuscola - ha chiosato Mantovano - bisogna che poggi su di un solido ancoraggio culturale e questo deriva solo dalla conoscenza". Il format è collaudato: dopo Maria Sofia (ultima regina del Regno delle due Sicilie) e Garibaldi, Gheddafi è il terzo imputato eccellente. Peccato che, come i suoi predecessori, non potrà presenziare alla lettura del dispositivo della corte.

 

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