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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Operatori oncologici sui tetti del Fazzi, alzano il tiro della protesta

Il contratto per i cento addetti al trasporto e assistenza per i malati, scadrà a fine anno senza certezze di rinnovo, eppure il progetto è stato finanziato. Domani incontro con Antonio Gabellone presso la sede della Provincia

 

LECCE - “Dal prossimo anno potrei trovarmi senza un lavoro. Dicono che non ci sono soldi, ma tagliassero i loro stipendi, questi politici”. Lo sfogo dell’operatrice addetta al trasporto dei malati di tumore risuona nell’ascensore che la sta trasportando al sesto piano del polo oncologico dell’ospedale Vito Fazzi: sul tetto ci sono i colleghi che hanno abbandonato il presidio di via Miglietta per trasferire la protesta più in alto. Affinchè sia ben visibile agli occhi di chi passa, e più forte alle orecchie di chi non vuol sentire.

Il disagio dei cento lavoratori (tra autisti e operatori socio sanitari) al momento non ha risposte: è conto alla rovescia sulla scadenza del contratto stipulato con la Asl di Lecce per il progetto di cui si stanno occupando da poco più di un anno. E che sarebbe dovuto durare per almeno altri dodici mesi, ma è stato inaspettatamente interrotto. Per mancanza di fondi, dice la dirigenza dell’azienda sanitaria che fa spallucce. Peccato che i 109 milioni di euro finanziati dal Cipe e vincolati ai progetti che rientrano nelle linee guida di cura alla persona, siano stati già stanziati e prontamente congelati dalla Regione Puglia.

Secondo il sindacalista Fsi, Dario Cagnazzo (che è riuscito a strappare un incontro per domani con il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone), l’assessore regionale alla Salute, Tommaso Fiore, starebbe impropriamente utilizzando quei soldi per risanare il buco di bilancio sanitario che è costato al governo Vendola, quella faticosa firma sul piano di rientro. “Fiore poteva utilizzare i fondi avanzati dai progetti – precisa Cagnazzo –tuttavia si tratta di somme vincolate e già messe in bilancio”. Soldi che non peserebbero, dunque, nelle tasche del governo di via Capruzzi nè sulle spese della Asl. A monte di tutto, una pura decisione politica.

La manifestazione approda anche sui tetti dell'Asl-2Una scelta quantomeno “discutibile” per il sindacalista Fsi che solleva il coperchio del calderone sanità, per far venire fuori tutte le incoerenze: “Anche se il progetto in questione non rientra nei livelli essenziali di assistenza, la stessa Regione, con la delibera n.1396 lo definisce integrativo ai servizi di assistenza primaria, e dunque vincolante per le aziende e indipendente dalla burocrazia”.

Volendo affondare il dito nella piaga, la Asl di Lecce che lamenta una carenza cronica di operatori sociosanitari negli ospedali – aggiunge Cagnazzo – non può rinunciare a queste 50 persone che prestano un servizio fondamentale. Senza dimenticare che più di 700 pazienti, non autosufficienti o nell’impossibilità di recarsi soli per effettuare le sedute di radio e chemioterapia, non sapranno a chi rivolgersi.

La lotta per il diritto alla salute, era cominciata poco più lontana con il presidio della Cisal. Il segretario Vito Perrone, ha scelto infatti il luogo simbolo del “Vito Fazzi” per aderire allo sciopero proclamato dai colleghi, con un volantinaggio che punta il faro sul dramma della sanità pugliese.

“L’intero settore, già martoriato dai debiti accumulati da Vendola, sta per essere messo in ginocchio dalla manovra economica del Governo. – spiega Perrone – Lanciamo un appello ai parlamentari salentini, perché inseriscano negli emendamenti al testo, le misure utili a garantire il diritto alle cure primarie”.

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