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Il sindaco non si arrende: "Noi continueremo a protestare"

Marco Potì non era a San Basilio: "Qualcuno ha voluto mettere in difficoltà le istituzioni locali". Immediata richiesta alla Regione: "Ora verifichi le condizioni degli ulivi trasferiti a Masseria del Capitano"

MELENDUGNO – Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, questa mattina non si è recato sul cantiere di San Basilio dove, già dalla tarda serata di ieri, era praticamente certo che sarebbero tornate le forze dell’ordine insieme ai mezzi di Tap.

E’ stato comunque informato dell’andamento delle operazioni – per fortuna senza incidenti – e intorno alle 9, in piazza Risorgimento, ha commentato così quanto accaduto sul litorale: “Ancora una volta, con dispiacere, centinaia di uomini delle forze dell’ordine hanno fatto servizio di sicurezza ad una società straniera. E’ stato requisito un pezzo del mio territorio, non si consentiva alle persone di passare, per salvare undici ulivi. Mi fa piacere che ci sia tale attenzione: io chiedo, con effetto immediato, all’Ufficio fitosanitario di effettuare un sopralluogo immediato a Masseria del Capitano per verificare lo stato di salute e la dimensione degli alberi lì trasferiti”.

Certo la sua assenza, a 42 giorni dall’apertura del presidio, non è passata inosservata. Potì ha spiegato così ai cronisti la sua posizione: “Ho scelto di non esserci perché qualcuno ha voluto mettere in difficoltà le istituzioni locali cercando di contrapporre i sindaci alla popolazione che vuole dimostrare”. Evidente nel primo cittadino, il disappunto per l’andamento dei tre incontri avuti in prefettura tra sabato e mercoledì.

Il primo cittadino ha quindi ribadito il senso della opposizione al progetto di gasdotto: “Io non so se chi ha responsabilità politiche in questo paese - il ministro dell’Interno, quello dello Sviluppo Economico - si rende conto che un’opera di questo tipo non può essere fatta contro il volere del territorio. Non si protesta solo per un tubicino di gas, come dice Renzi ignorando gli aspetti del progetto, ma lo si fa per difendere un territorio, la sua vocazione, la salute, la sicurezza di questi luoghi. Ecco perché continueremo a manifestare. Questa non è un’opera strategica, è un grosso affare per società straniere e forse, si scoprirà, per qualche gruppo italiano. Oggi è stato requisito un pezzo di territorio e per entrarvi bisogna avere il passaporto svizzero”.

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