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Sopralluogo in carcere: meno sovraffollamento, ma le condizioni restano critiche

Una delegazione di Sinistra ecologia e libertà è entrata nel penitenziario leccese. Benefici dalla sperimentazione della sezione di media sicurezza, ma laboratori professionali ancora per pochi detenuti. Recluse 1200 persone per una capienza di 700

LECCE – Nel momento in cui il tema del sovraffollamento carcerario è tornato centrale nel dibattito nazionale grazie all’appello del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e alle ipotesi avanzate e contestate di provvedimenti di indulto e di amnistia, una delegazione di Sinistra ecologia e libertà ha effettuato un sopralluogo presso il carcere di Borgo San Nicola.

Nel penitenziario leccese sono entrati il deputato Toni Matarrelli e la segretaria provinciale, Anna Cordella: “Sicuramente la situazione di sovraffollamento del carcere è preoccupante se si pensa che la struttura a fronte di una capienza massima di 700 persone ne ospita quasi 1200 è in netto miglioramento rispetto a qualche mese fa quando i detenuti erano ben 1500. Questo trend è sicuramente positivo ma occorre costruire più sinergia tra le istituzioni per garantire una migliore condizione di vita ai detenuti che attualmente vivono in spazi piuttosto angusti condividendo le celle con altre persone”.

“Sicuramente sono notevoli gli sforzi che la direzione del carcere sta facendo, primo tra tutti quello della sperimentazione della sezione di media sicurezza con regime aperto che ci auguriamo possa essere esteso quanto prima al maggior numero di detenuti possibile ma permane un gap molto forte legato ai processi di formazione ed inserimento lavorativo. In carcere sono stati attivati laboratori di falegnameria, pasticceria e sartoria che rappresentano degli strumenti di formazione-lavoro straordinari ma purtroppo sono pochissimi i detenuti che possono fruire di questi programmi così come di quelli che permettono di poter lavorare all’esterno del carcere durante la pena detentiva. E’ quindi necessario costruire strumenti di raccordo più forti tra il carcere ed il territorio”.

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