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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Perrone disinnesca la bomba: “Per ora gli stipendi non sono a rischio”

Il sindaco smorza l'allarme sugli stipendi di agosto e promette battaglia al Governo sui tagli ai trasferimenti. Ma l'assessore Monosi ribadisce sacrifici per le società partecipate e annuncia ritardi nei pagamenti ai fornitori

LECCE – La prima richiesta al Governo è di anticipare la prima rata dei trasferimenti statali prevista per ottobre, di 4 milioni e 838mila euro. La seconda, di ripensare la ripartizione tra Stato e Comuni del gettito dell’Imu. Paolo Perrone, di ritorno dalla Conferenza unificata a Roma - durante la quale alcuni primi cittadini hanno annunciato la fine dello stato sociale, cioè la cessazione dei servizi  – caratterizza lo scontro in atto con una tinta tendenzialmente sindacale. Rimarcata dall’annuncio di essere stato nominato nuovo rappresentante dell’Anci all’interno della Conferenza Stato – Città e Autonomie locali.

“Ci sono gli stipendi per agosto, ma senza un'inversione di tendenza presto potrebbe esserci a breve una crisi di liquidità”, ha precisato Perrone, mentre l’assessore al Bilancio, Attilio Monosi, ha illustrato il rovescio della medaglia: “Frenata ai pagamenti ai fornitori e tagli alle società partecipate”. Non un novità, in fondo, considerato che già a fine aprile, in campagna elettorale, la minoranza aveva portato all’attenzione dei leccesi il numero record di pignoramenti promossi da privati nei confronti dell’amministrazione comunale. Nel quadriennio 2009-2012 sono stati rispettivamente 25, 232, 206 e 211. Nel complesso – lo aveva messo nero su bianco la Bnl, banca che funge da tesoreria – le casse del Comune presentavano in primavera  un saldo negativo delle entrate proprie per 3 milioni di euro e impegni già esistenti per 2 milioni e 772mila euro.

Da allora la situazione si è aggravata ulteriormente. Per colpa del Governo, ripetono da giorni il sindaco e l’assessore che ha imposto ulteriori tagli ai trasferimenti sulla base di calcoli – errati, sostengono da Palazzo Carafa - dei tecnici del ministero delle Finanze. I conti sarebbero stati fatti in una maniera eccessivamente penalizzante per i Comuni che applicavano un Ici piuttosto contenutam come quello salentino. In pratica, con l’entrata in vigore dell’Imu è stato calcolato che nel 2012 il Comune di Lecce - sulla base delle stime dei dati catastali -conferenza_imu2 001-2 dovrebbe incassare 29,6 milioni di euro, oltre 8 milioni in più di quanto incassava con la vecchia imposta. Per gli equilibri generali di bilancio, il Governo ha deciso di tagliare i trasferimenti per l’equivalente del maggior gettito (presunto) e così per l’amministrazione Perrone è già venuto meno, in partenza, un consistente flusso di liquidità.

Ma l’Imu sta rispettando le attese di entrata? Non sembrerebbe, almeno a giudicare dal primo acconto con il quale l’erario comunale ha in realtà recuperato “solo”  10,7 milioni, il 36,2 per cento del previsto, totalizzando il peggior differenziale d’Italia (Il montante finito allo Stato per la sua quota parte è di 7 milioni 366mila euro). “Siamo il Comune più penalizzato del Paese”, è la risposta dell’amministrazione. Ci sono invece altre realtà – tra queste Bari e Foggia -, che già a giugno hanno superato la soglia psicologica delle metà di quanto atteso e così possono dormire sonni relativamente tranquilli. Le minori entrate registrate possono essere dovute alla scelta fatta in modo massiccio dai cittadini di rateizzare l'imposta (in tre soluzioni per la prima casa, in due per la seconda) ed è facile immaginare, del resto, che in pochi l’abbiano pagata per intero in un’unica soluzione.

Resta il fatto che i conti dovrebbero pur sempre tornare a dicembre per cui, in linea teorica, è possibile che anche Lecce rispetti le previsioni ministeriali. Il problema urgente, però, è che la cassa langue così tanto che i pagamenti degli stipendi di agosto sono stati messi in discussione, ieri, proprio dal vice presidente dell’Anci, Alessandro Cattaneo, il quale - con una mossa plateale e provocatoria - ha fatto riferimento “ad alcuni Comuni, come Lecce”. Ed è scattato l’allarme che il sindaco ha oggi sopito, rinviando a “quello che succederà” gli ulteriori sviluppi. della vicenda Per legge i sindaci hanno tempo fino al 30 settembre per ritoccare ulteriormente le aliquote.

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