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"Strage" di amministrazioni: Musarò, è bandiera bianca

Anche il sindaco di Tricase chiude anzitempo la propria esperienza amministrativa e scrive una lettera di congedo ai concittadini, rivendicando le opere dei suoi tre anni: "Troppi teatrini politici"

TRICASE - È un'estate bollente per le giunte salentine: dopo il caso Monteroni, la fine dell'esperienza Venneri a Gallipoli, la mezza crisi a Galatina e la conclusione anticipata dell'amministrazione di Ruffano, anche Tricase alza bandiera bianca. È pur vero che l'esecutivo retto da Antonio Musarò, in circa tre anni di governo cittadino, aveva spesso balbettato, vittima di rimpasti continui e di ritorsioni interne dei gruppi di maggioranza. Insomma, per qualcuno c'era da attenderselo.

Lo stesso ex primo cittadino scrive una lettera ai tricasini, per spiegare le ragioni di questa svolta, prendendo atto con "grande rammarico" della fine dell'amministrazione comunale e di un'esperienza "per certi versi entusiasmante e per altri davvero dolorosa". Entusiasmante perché, in questi tre anni, Musarò racconta di essersi confrontato con la città, con i suoi bisogni, le sue urgenze ma anche le sue grandi potenzialità, nel contatto quotidiano con la propria gente, in "una palestra di vita per me davvero formativa".

Dolorosa, perché Musarò afferma di aver potuto constatare da "uomo del fare", quanto tempo "si perda in chiacchiere inutili e senza fondamento nei teatrini della politica", e da "innamorato della lealtà, della trasparenza, della sincerità e della correttezza nei rapporti", quanta "grettezza, meschinità e basso calcolo governino invece le azioni di certi personaggi della nostra scena politica": "E la scena - precisa con forza -, se fosse solo in mano a questi meschini burattini e agli arroganti burattinai che li manovrano, sarebbe davvero desolante. Ma io voglio credere che non sia così. Non può essere così".

L'ex sindaco si dice convinto che la città di Tricase meriti molto di più e abbia tanto da offrire, a patto che si ritrovi l'entusiasmo e la voglia di uscire da "certe perverse logiche di piccola bottega" e dal "bieco cinismo che muove certi approfittatori". Musarò era convinto di avere la forza di opporsi a "queste logiche assurde e deleterie": "Ho lottato - scrive - per tutto il tempo del mio mandato fino a quando la mia politica del fare non è stata interrotta dalla politica delle chiacchiere, la mia concretezza e dedizione al bene collettivo spezzate e mandate a casa dall'interesse di pochi".

Questo diventa, dunque, il motivo del proprio rammarico, dettato dalla rabbia e dalla delusione di non aver potuto portare a termine i tanti impegni presi: "Se un limite c'è stato - sostiene -, è stato quello di non aver saputo comunicare efficacemente tutto quello che si stava progettando e realizzando".

In tal senso, l'ex sindaco si toglie qualche sassolino, rivendicando la propria azione di governo: "A chi ha tacciato - ribadisce - la mia amministrazione comunale di immobilismo vorrei ricordare solo quello che è stato fatto nell'ambito dei servizi sociali, l'impegno profuso per il Porto di Tricase, per migliorare la sicurezza e la viabilità, il centro storico, le scuole, i cimiteri, per dare un nuovo volto alla città di Tricase. Vorrei ricordare ancora l'adozione del Pug, l'avviamento con successo della raccolta differenziata ed estensione alle marine e case sparse (siamo tra i primi comuni più virtuosi della regione Puglia) e tutta la progettualità messa in campo per dare alla città un futuro di sviluppo economico, sociale e culturale, riservandomi comunque di approfondire questi argomenti in altra sede".

Tutto questo "nonostante il breve tempo avuto a disposizione e la pesantissima condizione economico-finanziaria ereditata dall'amministrazione precedente ( a mo' di esempio, voglio solo citare l'enorme mole di contenziosi nella quale siamo stati impantanati fino a pochi giorni fa)": "Se ho dimostrato pervicacia e, forse, ostinazione nel continuare l'esperienza politica nonostante le evidenti difficoltà - spiega -, non è per attaccamento alla poltrona (tutti sanno quanto io sia lontano da ogni tipo di interesse e di bramosia di potere), ma solo per portare a termine quanto mi ero prefissato, perché sentivo di doverlo ai miei concittadini, per il grande sostegno che mi avevano dimostrato. Tutti sanno che io non ho mai cercato nessuna ribalta politica provinciale o nazionale e che la mia situazione personale e professionale, grazie ai sacrifici di una vita di lavoro, mi avrebbe permesso di adagiarmi sul mio status quo".

Musarò evidenzia di aver "coltivavo un sogno": "Ho voluto - spiega - mettermi in gioco perché desideravo fortemente fare qualcosa di positivo per la mia comunità. Ora quel sogno si è arenato nelle secche della politica politicante, dell'invidia, del pressappochismo e del livore. Voglio per questo chiedere scusa, ma al tempo stesso ringraziare, tutti i miei concittadini che, dopo avermi eletto con larghissimo suffragio, mai mi hanno fatto mancare il loro sostegno".

L'ex sindaco si congeda, ringraziando amici e collaboratori "sinceri e leali" fino all'ultimo, augurando buona fortuna a tutti, soprattutto a Tricase, di cui rimane "un figlio devoto e affezionato". Difficile pensare, però, che lo stesso Musarò voglia proseguire la sua esperienza amministrativa nel prossimo futuro, dopo questa chiusura anticipata, come fu quella del secondo governo del suo predecessore Coppola.

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