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Politica Santa Cesarea Terme

SULLE TERME della polemica INTERVIENE DE RINALDIS

Il commercialista delle Terme Spa sottolinea le contraddizioni emerse nel comunicato di Forza Italia dei giorni scorsi: "Un documento irrispettoso del codice civile e dello statuto societartio"

Continua ad animarsi il dibattito a Santa Cesarea, dopo le dichiarazioni del gruppo di Forza Italia locale sul rischio di logiche clientelari nella gestione della società Terme, e la replica del responsabile del cda, Salvatore Serra, che ha rispedito le accuse al mittente. Fornisce un ulteriore contributo alla discussione, con qualche doverosa precisazione, il commercialista della Terme di Santa Cesarea SpA, Antonio De Rinaldis, che, dopo aver espresso solidarietà al presidente del cda, nonostante le diverse vocazioni politiche (lo stesso commercialista si dichiara un moderato) commenta il documento emesso dal direttivo di Forza Italia che oltre "ad essere sgrammaticato" risulta "anche non rispettoso del codice civile e dello statuto della società".

Infatti, "la Terme di Santa Cesarea SpA -argomenta il commercialista- è una società posseduta interamente da azionisti pubblici ma non è una società pubblica. Riscontri in tal senso vanno cercati oltre che nella giurisprudenza anche e soprattutto nella legge. Infatti essa non solo non esercita alcuna attività coincidente con un servizio pubblico, cosa che ad esempio consente alla Società di non dover sottostare ad es. al Codice degli Appalti, ma anche e soprattutto proprio nell'ultima legge finanziaria, imponendo agli enti territoriali di dimettere le partecipazioni in società lucrative non gerenti alcun servizio pubblico, si fornisce la demarcazione tra società pubblica e società privata". Quindi sarebbe sbagliato, secondo De Rinaldis, parlare di società pubblica in termini generici; ed aggiunge che gli enti pubblici proprietari, visionando i bilanci degli ultimi dieci anni, dovrebbero mostrarsi molto contenti di partecipare detta società: "Essa infatti -sottolinea- è stata costantemente in utile, ha corrisposto all'erario statale, regionale e comunale mediamente oltre duecentomila euro l'anno". Ma c'è di più: "Da una mia valutazione -continua De Rinaldis- la società, pur senza tener conto degli effetti del contratto di Programma dei Poli Turistici Integrati, valeva nel 2006 oltre venti milioni di euro. Cioè quasi dieci volte il capitale sociale che poi coincide con l'investimento effettuato dagli azionisti. Vale a dire che gli azionisti Regione Puglia e Comune di Santa Cesarea Terme a fronte di un prezzo per azione corrisposto al Tesoro dello Stato negli anni 1998-1999 di 40,81 euro oggi si ritrovano a possedere un asset il cui valore per azione è di 405,44 euro".

Quanto alla questione del Cda, De Rinaldis sottolinea come stando al codice civile e allo statuto societario, esso dura in carica tre esercizi e cessa con l'approvazione del bilancio del terzo esercizio: nel caso di quello oggi in carica, nominato nel marzo 2006, cesserà le sue funzioni con l'approvazione del bilancio di esercizio del 2008, nell'aprile 2009. De Rinaldis evidenzia che "se è vero che uno dei cinque membri è stato nominato dalla amministrazione comunale dimessasi, è anche vero che la maggioranza dei suoi membri è stata nominata dalla Regione Puglia"; di conseguenza, "l'attuale organo di amministrazione della società non solo è pienamente legittimato ma è anche nella pienezza dei poteri che la legge gli attribuisce e, per dirla tutta, detti poteri sono stati ampliati, a scapito dei poteri dell'assemblea dei soci, proprio da una delle riforme attuate dal governo Berlusconi". Inoltre, "la società - afferma De Rinaldis- si è dotata oramai da tempo di un piano industriale elaborato dal sottoscritto" che "ha provveduto ad elaborarne anche una versione più radicale". Ciò dimostra che la società ha voluto vagliare più ipotesi".

Il problema reale sarebbe per il commercialista da rintracciarsi in una direzione opposta: "il contratto di programma dei Poli Turistici Integrati così come deliberato dal CIPE - ossia dalla politica - è coerente con lo sviluppo economico della società? Ecco, quest'aspetto dovrebbe interessare la politica". Ma, come sottolinea in conclusione lo stesso De Rinaldis, "di questo non vi è traccia in quel documento. Si snocciolano numeri e dati senza conoscerne il vero significato e soprattutto i risvolti economici degli stessi. Se volete la mia opinione, con quel contratto di programma lo stato ci guadagna e non poco".

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