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Gasdotto, mediazione sul filo di lana. Tra le ipotesi, i due tracciati su Otranto

Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri si è concluso il primo step del tentativo di conciliazione. Chiarito un punto: come approdi alternativi sono da considerare solo quelli presenti negli elaborati già analizzati dal ministero dell'Ambiente

LECCE – Come era prevedibile, il secondo incontro sul gasdotto Tap presso la Presidenza del Consiglio si è concluso senza colpi di scena. A dirla tutta si trattava della seconda parte del primo step, nell’ambito di una procedura di confronto che impone ora un secondo round e poi un’ultima tranche di mediazione, comunque non superiore ad un mese, dopo di che il governo si esprimerà in maniera definitiva.

Le tappa di oggi è servita a fare chiarezza su un punto essenziale: qualsiasi ipotesi alternativa a San Foca deve essere rinvenuta nello stesso progetto presentato dalla società e non pescata in altre zone non contemplate dagli studi di fattibilità: fuori dai giochi quindi Squinzano con Casalabate. Ecco perchè nelle prossime ore potrebbe arrivare, in visto del prossimo incontro, una convocazione anche per il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi.

Due degli approdi studiati, quelli inclusi nel “corridoio E” indicato da Tap nelle integrazioni che il ministero dell’Ambiente aveva sollecitato nella scorsa primavera, portano infatti nel territorio otrantino, ma interesserebbero anche i comuni di Minervino, Palmariggi e Giuggianello per la localizzazione dei terminali di ricezione.

Invece, delle cinque altre ipotesi che afferiscono alla zona a nord di Brindisi (corridoio B), tre all’area tra Cerano e Lendinuso (Corridoio C) resterebbe da valutare solo la soluzione che porta a Campo di Mare, marina di San Pietro Vernotico. La seconda migliore scelta, secondo le stesse valutazioni prodotte da Tap, ma che è sempre rimasta piuttosto defilata nel dibattito. Tutte le altre amministrazioni interessate, cioè quelle di Torchiarolo e Brindisi, hanno già manifestato la loro posizione contraria all’arrivo di Tap. E non ci sono elementi, per ora, che possano far pensare ad un ripensamento.

I margini di manovra restano dunque ristretti: la Regione Puglia ha oggi ribadito un secco "no" su San Foca, ma ha anche ricordato la necessità di un coinvolgimento diretto dei territori per la valutazione di scenari alternativi. E i funzionari romani hanno dato l’impressione di voler usare prudenza, cogliendo la complessità dell’oggetto del contendere. E’ chiaro che solo un intervento deciso del governo, con la proposta di progetti compensativi di un certo peso, come risanamenti ambientali o la realizzazione di opere pubbliche, potrebbe mutare il quadro della situazione. 

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