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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Conferimento del residuo secco, tra azienda e Comuni resta la distanza

A Lecce nuovo incontro tra amministratori locali, l'azienda che gestisce l'impianto di Cavallino per la produzione di cdr e il commissario regionale sulla lunga vertenza per l'adeguamento della tariffa

LECCE – Nemmeno l’odierna riunione con sindaci e assessori di 70 comuni della provincia di Lecce, dopo quella di inizio luglio, è servita a scongiurare il rischio di un ulteriore contenzioso sull’adeguamento della tariffa di conferimento del residuo secco nell’impianto di Cavallino gestito da Progetto Ambiente per la produzione di combustibile da rifiuto.

Il braccio di ferro vale circa 30 milioni di euro: per il periodo 2010-2013 i giudici si sono già pronunciati in via definitiva riconoscendo a favore dell’azienda 16 milioni di euro, di cui 12 di sorte capitale. Non sono briciole, anche perché la vicenda ha una diretta ricaduta sui tributi che pagano i cittadini e quindi sui bilanci comunali già gravati da molte sofferenze.

A Palazzo Carafa il legale che difende gli interessi dell’azienda, Luigi Quinto, ha avanzato una proposta agli amministratori locali: formare un tavolo tecnico con i rappresentanti degli undici Aro e dell’Agenzia regionale per i rifiuti per verificare entro il 15 settembre tutti i costi e sostenuti da Progetto Ambiente e determinare insieme una tariffa che garantisca la sostenibilità e un margine ragionevole di utile, richiamando quello del 5 per cento risalente alla tariffa offerta in sede di gara nel 2004: in caso di accettazione da parte dei comuni, l’azienda si è detta disponibile alla massima rateizzazione possibile, a sospendere tutte le richiesta di pagamento già inviate e a congelare i contenziosi.

L'offerta di stabilire la tariffa in contraddittorio precinderebbe anche da quella, pari a 113 euro, stabilita con recente decreto dal commissario regionale Gianfranco Grandaliano e contestata dalla stessa azienda. Secondo Progetto Ambiente, infatti, una tariffa determinata con un indice Istat più coerente rispetto a quello utilizzato dall’agenzia, si attesterebbe attorno ai 150 euro a tonnellata, con effetto retroattivo: una ulteriore mazzata per i comuni. L'azienda è convinta che una tariffa di 125 euro rappresenti una buona base di partenza per un accordo a stralcio di qualsiasi ulteriore pretesa. Insomma, una pietra tombale sulla vicenda che si trascina oramai da circa 8 anni, tra ricorsi, sentenze di vario grado e proposte di transazione.

Prima di partecipare all’incontro Grandaliano aveva affermato di aver fatto la propria parte: “La tariffa è stata determinata sulla base delle sentenze passate in giudicato, tenuto conto anche dei nuovi indici Istat dopo la conferenza Stato-Città promossa dall’Anci. Il nostro compito è stabilire la tariffa che secondo noi, alla luce dell’istruttoria e delle sentenze, è conforme alla normativa”.

Per una parte dei Comuni, però, l’indicazione tariffaria dell’agenzia, 113 euro per tonnellata, costituisce il tetto massimo oltre il quale non si può andare. La distanza dunque con la base minima accettabile dall’azienda resta e, se non colmata con una transazione in extremis, avrà come conseguenza la prosecuzione della battaglia nelle aule della giustizia amministrativa. Nessuno degli interventi che si sono succeduti – hanno preso la parola diversi sindaci e loro delegati, oltre che i legali presenti e il commissario – è riuscito a creare le condizioni nemmeno per una votazione.  

L’idea del tavolo tecnico non è però del tutto tramontata: l’azienda da subito sonderàe, tramite una lettera, la disponibilità delle amministrazioni a partecipare a quel percorso indicato dall’avvocato Quinto nel corso della riunione. Nel testo si ricorda che il termine per impugnare il decreto del commissario scade il 28 settembre, cioè due settimane dopo la data fissata per la determinazione concordata della tariffa: ci sarebbe cioè tutto il tempo perché ciascuna delle parti si rivolga al Tar di Lecce se non si dovesse arrivare ad una soluzione condivisa.

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