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Taviano, chiude Centro polivalente per disabili. Disagi per lavoratori e famiglie

Fp Cgil: "Prima di prendere decisione così grave, l'amministrazione doveva ascoltare gli utenti disabili e i lavoratori". La signora Felice, madre di un giovane che frequentava la struttura, racconta un anno di gestione, da parte de "La Piramide", piuttosto problematico per i dipendenti

TAVIANO - Chiude, a Taviano, il Centro polivalente per disabili che, da un anno, era stato affidato alla gestione della cooperativa “La Piramide”. A partire dal 30 aprile i sei operatori che lavoravano nella struttura si troveranno con un pugno di mosche in mano. Ma non è minore il danno arrecato agli utenti che si avvalevano dei servizi ricreativi offerti, durante la giornata, da quel Centro che rappresentava un punto di aggregazione importante.

Il sindacato Fp Cgil fa ricadere le responsabilità sui noti tagli effettuati dalle amministrazioni locali che ricadono sui servizi sociali. Ed, in particolare, se la prende con il modo in cui l’amministrazione comunale di Taviano è giunta ad una decisione che non tiene conto della salvaguardia dei posti di lavoro: “I costi relativi al personale sono stati valutati semplicemente come non sostenibili e il personale stesso tagliato via alla stregua di risorse materiali e strumentali, non considerando che dietro ad ognuno di quei posti tagliati c'è un lavoratore e la sua famiglia, con l’incerta prospettiva della disoccupazione e di una difficile ricollocazione”, commenta la segretaria provinciale Fiorella Fischetti.

Nonostante le richieste della Fp Cgil di avere chiarimenti e la possibilità di incontrarsi in una reale contrattazione al fine di trovare soluzioni alternative che non prevedessero, necessariamente, la perdita di tanti posti di lavoro, la risposta, “pur annunciata”, non sarebbe mai arrivata.  E mediante una delibera del 20 aprile, il Comune ha sancito definitivamente la scelta di riaprire, tramite affidamento, il solo Centro di aggregazione per anziani che, a detta del sindacato, avrebbe il vantaggio di utilizzare poco personale, peraltro privo delle qualifiche degli operatori licenziati.

“Chiediamo allora, da qui, al Comune di Taviano: e i disabili che frequentavano il Centro? Anche loro cancellati come gli operatori? – prosegue la segretaria Fischetti - Non sarebbe stato opportuno ascoltare gli utenti disabili e i lavoratori assieme all’organizzazione sindacale che li tutela, dando agli uni dignità piena di cittadini e agli altri dignità piena di lavoratori? Attendiamo risposte”.

D’altra parte c’è chi non si è rassegnato all’idea di veder chiudere i battenti al Centro per disabili. Ed anzi, grida “vergogna” per la scarsa attenzione che sarebbe stata riservata agli utenti: ragazzi e famiglie. Si tratta della signora Felice Giannì, madre di Antonio, un giovane costretto su sedia a rotelle e che da un anno frequentava la struttura.

“Il centro comunale, che ha sede nel centro storico di Taviano, è aperto da circa 15 anni – racconta la signora, riavvolgendo il nastro della storia -. Nell'ultimo anno è stato gestito da un'associazione, "La Piramide" che fa capo all’attuale assessore comunale ai Servizi sociali. La situazione che si è venuta a creare è degna dei Paesi più arretrati: è stata indetta, infatti, una gara per la gestione del centro sociale vinta dall'associazione dell'assessore in carica, per un valore complessivo di circa 70 mila euro”.

“La Piramide – prosegue la signora Felice - , che ha per presidente il genero dello stesso assessore, comincia a gestire il centro e,  nonostante le proteste dell'opposizione comunale, cerca sin da subito di utilizzare suo personale, a danno dei lavoratori che già erano in servizio”.

In più, stando alla segnalazione di Felice, l’associazione si sarebbe rifiutata di pagare gli stipendi come previsto per legge. “Ad un certo punto è intervenuto anche l'Ispettorato del lavoro che ha stabilito che i lavoratori, prima sottopagati, dovessero essere retribuiti adeguatamente e l’assessore, da questo momento, con l'aiuto e la copertura degli amministratori comunali, ha iniziato a perseguitare i dipendenti minacciandoli di licenziamento e demansionamento. Tutto ciò con conseguenza negative per i ragazzi disabili”.

La signora, con il supporto di altri genitori, ha messo in piedi una protesta contro la chiusura del centro, minacciato dalla scarsità dei guadagni inizialmente preventivati. “Dopo mesi di tentativi la giunta comunale, che pure aveva promesso di mantenere il servizio aperto, ha deciso di chiudere la struttura a partire dal 30 aprile, mandando per strada i nostri figli e tutti i dipendenti. Mancano pochi giorni e dopodiché non sapremo più come fare di fronte a questo disastro e a questa vergogna”.

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