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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Terme di Santa Cesarea verso il dissesto. La Regione sul banco degli imputati

L'allarme lanciato dai soci minoritari: Provincia di Lecce e dal sindaco del Comune interessato. Cinque anni di perdite certificherebbero una "gestione economica miope e disinteressata". Terme condannate a risarcimento milionario

LECCE - Cinque anni di bilanci disastrosi confermano la debacle delle Terme di Santa Cesarea spa, impantanata in un dei periodi più bui della sua gestione. Con ripercussioni preoccupanti sia per i lavoratori impiegati, almeno 220 unità tra fissi e stagionali, che per “la tenuta economica” dell’intero territorio.

Un vero peccato, se non addirittura uno “scandalo”, secondo il presidente della Provincia, Antonio Gabellone che oggi, insieme all’assessore al Bilancio, Silvano Macculi ed al sindaco del Comune interessato, Daniele Cretì, ha suonato la campanella d’allarme. Quella che poteva essere una struttura d’eccellenza in grado di intercettare un preciso target turistico, vero motore dello sviluppo, stagione dopo stagione sarebbe divenuto un “colabrodo” capace di ingenerare predite esagerate. La colpa? Gli intervenuti in conferenza stampa puntano il dito contro la Regione Puglia, socio di maggioranza con il 49,47 percento delle quote, accusata di “miopia” nella gestione economica. E di  totale “disinteresse” nella questione.

Sciorinati i numeri del dissesto (meno 220 mila euro nel 2207, 182 mila nel 2008, addirittura 810 mila nel 2009, 546 mila nel 2010 e 423 mila nel 2011), l’assessore Macculi si spinge fino a ipotizzare che sia in atto “una strategia per mettere in vendita le Terme ad un prezzo stracciato”. Altrimenti non si spiega come “gli amministratori abbiano potuto sprecare i fondi del ministero delle Attività produttive, per un ammontare di 5 milioni di euro, in lavoretti, compreso l’albergo palazzo”. Se l’azienda si avvia verso il fallimento, è perché sarebbe mancato un piano organico di ristrutturazione. “Eppure il Por 2007/2013 non è ancora chiuso e questi fondi sono indispensabili non solo per recuperare gli errori commessi, ma anche per la strategia futura della struttura”, insiste l’assessore.

Sostanzialmente mancherebbe la rotta. Una linea guida, dettata dal socio di maggioranza, per gestire in modo efficiente uno dei centri termali più indicati per la cura ed la prevenzione di molte patologie. Una risorsa naturale che farebbe la fortuna di amministratori oculati. Eppure, secondo gli esponenti della Provincia di Lecce (socio minoritario delle Terme) ed il sindaco di Santa Cesarea (che detiene una quota del 49,47 percento) il governo di via Capruzzi farebbe spallucce. “Da tre anni l’ente barese non si presenta nell’assemblea dei soci. La Provincia di Lecce ha ripetutamente chiesto l’intervento di Nichi Vendola e, convocati all’ultimo momento dall’assessore al Bilancio, Michele Pelillo, la nostra richiesta di differire l’incontro è caduta nel vuoto”.

La stessa composizione del Consiglio d’amministrazione è finita nell’occhio del ciclone, in seguito a “nomine efficaci, funzionari piazzati per tappare le falle, in sostituzione della parte politica, che hanno generato la paralisi”, aggiunge Gabellone. Il primo cittadino di Santa Cesarea insiste sulla necessità di rivedere la composizione del Cda, immaginando una struttura più snella con a capo un amministratore unico: “Il Comune, insieme ai soci minoritari (il Comune di Minervino, il Comune di Poggiardo e quattro privati, ndr), ha scelto di non nominare i propri rappresentanti in segno di protesta”.

Complesso termale-3-2-2Come se non bastasse, sulla testa della società ora pende una richiesta di risarcimento milionaria che potrebbe superare i 40 mila euro. L’associazione temporanea d’imprese Edilcostruzioni (composta da Edilcostruzioni, Tema srl e Calora srl) si era aggiudicata, infatti, l’affidamento dei lavori di ristrutturazione del nuovo complesso termale, poi posto sotto sequestro giudiziario. In seguito alla revoca dell’appalto, l’Ati è ricorsa in giudizio ottenendo, dal Tar, il risarcimento dei danni.

Sul caso è intervenuto anche il Consiglio di Stato in seguito al ricorso presentato dalle Terme spa, respingendo l’appello e “scagionando” anche il Comune di Santa Cesarea dalla responsabilità delle vicende. “A pagare non saremo noi, visto che la sentenza ha ritenuto pretestuoso il tentativo degli amministratori di addossarci le colpe. – precisa il sindaco – Né i costi dovranno essere scaricati sui cittadini che hanno già pagato abbastanza”.

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