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“Torna” il reddito medio garantito, Congedo attacca Vendola: “Una balla”

Il governatore rispolvera il tema lanciato otto anni fa e il consigliere del Pdl lo critica: "I pugliesi lasciano questa terra perché senza lavoro". Sul piede di guerra pure l'Udc per il licenziamento del manager Aqp Monteforte

LECCE - “Non si può non ammirare la straordinaria dose di faccia tosta di Vendola e del suo partito, esplosa in termini quasi esilaranti nella solenne presentazione anche a Lecce di una proposta di legge di iniziativa popolare in materia di reddito minimo garantito”. Con queste parole, il consigliere regionale del Pdl, Saverio Congedo, attacca il governatore pugliese, tornato a “rispolverare” un vecchio caro tema della prima campagna elettorale.

“Evidentemente, da quelle parti – prosegue -, si conta molto sulla corta memoria degli pugliesi, che una identica, allettante  promessa si videro comminare dal governatore di Puglia alla vigilia delle elezioni regionali del 2005. Sta di fatto che, vinte sia quelle che le successive del 2010, di tale balla non si è vista più traccia, fino a questa riesumazione guarda caso a ridosso delle imminenti primarie e  politiche”.

“Al contrario, da Vendola i pugliesi – insiste Congedo - hanno ricevuto un aumento pesante di disoccupazione (quattro punti soltanto negli ultimi mesi), una crescita esponenziale dell’emigrazione intellettuale e giovanile, il significativo, prematuro  esaurimento delle risorse per la cassa integrazione, la desertificazione dei servizi sociali, una pressione fiscale asfissiante. Come documentato anche in mai smentite e politicamente non sospette pubblicazioni,  una scorciatoia per aggirare tutto questo sembrerebbe esserci: aderire  alle ‘fabbriche di Nichi’ o a qualcosa che comunque vi assomigli. Come per incanto, si aprono le porte”.

“Pare che tutto questo – conclude - si intenda ora trasferire a livello nazionale. Come se non vi avessimo già abbastanza guai”. Ma Congedo non è l’unico ad avere qualcosa da rimproverare al governatore pugliese: l’Udc chiede ragione, infatti, del licenziamento del manager di Acquedotto pugliese, Ivo Monteforte: “I pugliesi – afferma Salvatore Negro, capogruppo dello scudo crociato a Viale Capruzzi - hanno il diritto di conoscere come viene gestita la più grande azienda della nostra regione”.

L’Udc chiede che Vendola si presenti in consiglio a spiegare le ragioni di questa decisione: “Prima di nominare un nuovo amministratore unico o un consiglio di amministrazione dell’Acquedotto Pugliese – ha sottolineato – appare necessario e doveroso da parte del presidente della giunta, venire in consiglio a spiegare le motivazioni che lo hanno indotto a questo nuovo licenziamento, il secondo del suo mandato, e soprattutto a spiegare come è stato gestito l’Acquedotto in questi sei anni, soprattutto per quanto riguarda le tanto discusse assunzioni e gli avanzamenti di carriera”.

“Così come pure bisogna spiegare ai cittadini come mai – continua -, in un momento di crisi e di tagli ai costi della politica, questi manager restano indenni rispetto a qualsiasi azione di risparmio, percependo somme pari a 250mila euro annue. Tra l’altro, la possibile nomina di un consiglio di amministrazione, paventata dalla stampa, rappresenterebbe una scelta dagli esiti incerti che comporterebbe certamente un ulteriore aggravio di spesa a danno delle tasche dei pugliesi”. 

“Auspichiamo che le motivazioni che hanno indotto il presidente Vendola a questa nuova scelta siano realmente tanto da gravi da giustificarla, a meno che non si tratti dell’ennesima mossa da campagna elettorale che ha messo in secondo piano gli interessi della Puglia. In ogni caso – ha concluso il presidente Negro – i pugliesi devono essere messi nelle condizioni di sapere, in modo da poterne trarre le dovute conseguenze”.

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