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Poligono di Torre Veneri: estendere le analisi alle campagne circostanti

Il presidente della Commissione d'inchiesta si è impegnato a chiedere il ripristino dei fondi stanziati. È uno dei punti della riunione di Roma. Presenti l'assessore Guido e il portavoce di Lecce Bene Comune, Molendini

ROMA - Si è conclusa la riunione della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'Uranio impoverito, riunitasi a Roma. L'audizione è stata convocata per affrontare le problematiche del poligono di Torre Veneri, per il quale si teme il rischio di un'emergenza ambientale dovuta all'insufficiente rimozione delle munizioni, usate per le esercitazioni, dal terreno e dai fondali marini dello specchio d'acqua antistante.

Presenti all'incontro, l'assessore alle Politiche ambientali del Comune di Lecce, Andrea Guido e il rappresentante del laboratorio politico-civico "Lecce bene comune", Gabriele Molendini.

Lo scorso 9 marzo si  era recata, sul posto,  una delegazione della Commissione, presieduta dal senatore Rosario Giorgio Costa. I sopralluoghi erano stati eseguiti dal capitano Paride Minervini,  consulente ed esperto balistico, il quale aveva acquisito i residuati dei proiettili utilizzati nel corso delle attività militari.

A conclusione della seduta, il presidente ha garantito il suo impegno personale e quello della Commissione, affinché lo stanziamento triennale di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni compresi tra il 2013 e il  2015 - da destinare alle bonifiche dei poligoni di tiro, compreso quello di Frigole - venga ripristinato nell'ambito della manovra di finanza pubblica all'esame delle Camere, sperando si possa avviare la serie di bonifiche necessarie.

"Ho preso atto della massima disponibilità nei confronti dell'amministrazione comunale da parte del presidente e dei componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta - ha dichiarato l'assessore Guido - "In particolare è stata accolta la mia proposta di effettuare un’analisi particolareggiata del sito, non solo relativamente al terreno ma anche rispetto ai fondali marini per verificare eventuali presenze di uranio impoverito o di altri metalli”.

“Ho chiesto, inoltre  - ha aggiunto l’esponente di Palazzo Carafa -  che la stessa caratterizzazione venga estesa ad una distanza di un chilometro e mezzo dal sito di Torre Veneri, al fine di accertare o di escludere la presenza di elementi inquinanti anche nelle zone limitrofe che non sono dunque di pertinenza del ministero della Difesa e del demanio marittimo”.

“Infine – ha concluso- la Commissione parlamentare ha accolto la mia richiesta di coinvolgere in ogni passaggio tecnico-procedurale che verrà effettuato dai tecnici del Governo anche il settore Politiche ambientali del Comune di Lecce".

Due, intanto, le richieste urgenti presentate dal portavoce di Lecce Bene Comune. In primis, l'immediata bonifica dell'area marina e di quella adiacente al poligono ed un costante  monitoraggio successivo. Inoltre, la verifica della presenza di residui inquinanti a contenuto di Uranio impoverito, ma anche di altri metalli pesanti nell'area, nel sottosuolo e nell'aria. Attraverso un documento di tre pagine, il movimento leccese ha, peraltro, richiesto, nel corso dell'audizione, scrupolosi accertamenti epidemiologici sulla popolazione residente, sulla scorta delle dichiarazioni fornite dai tre militari che negli anni addietro avevano prestato servizio presso il poligono di Torre Veneri, contraendo alcune patologie tumorali.

Togliere il segreto sulle indagini eseguite dal capitano Minervini è stata un'altra delle proposte avanzate da Molendini. Richiesta momentaneamente respinta: le attività investigative sarebbero ancora parziali. L'esperto balistico starebbe, infatti, ancora in attesa di alcune schede tecniche sui materiali, che dovrebbero giungere dal ministero della Difesa. Depositato, intanto, una sorta di decalogo fornito da Falco Accame, presidente dell'Anavaf, con una serie di misure da intraprendere nelle operazioni di bonifica. Le ultime ispezioni, effettuate dall'Arpa risalgono, di fatto, al 2010.

 

 

 

 

 

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