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Case popolari, fuori i numeri. Quelle occupate sono 40, centinaia i morosi

Il vice presidente del consiglio comunale, Antonio Torricelli, fa il punto delle vicenda che segue da tempo, lamentando la gestione "incauta" della Lupiae Servizi. E invita a non confondere i bisogni e e l'emergenza casa con le furbizie

LECCE – Omissioni e negligenze o favori e illeciti? L’alternativa, per il vice presidente del consiglio comunale, Antonio Torricelli, è dirimente e riguarda le gestione delle case popolari di proprietà del Comune di Lecce. Sulla vicenda sono accesi anche i fari della Procura della Repubblica che, tramite la guardia di finanza, ha acquisito documentazione dall’ufficio Casa per spulciare tra domande e graduatorie.

E la domanda, sulla quale si interrogò mesi addietro l’esponente del Pd in commissione Controllo, allorquando si discuteva della posizione degli attuali inquilini rispetto ai requisiti richiesti dal nuovo regolamento per la concessione degli alloggi parcheggio, torna d’attualità oggi che Torricelli è entrato in possesso di alcuni dei dati a suo tempo richiesti al dirigente Giuseppe Naccarelli. Quante sono le abitazioni nella disponibilità del Comune? Quanti inquilini sono morosi? Ci sono case occupate senza titolo? Questi gli interrogativi principali sui quali inizia ad arrivare qualche risposta.

Secondo Torricelli sono 586 gli alloggi pubblici, di cui 40 sono occupati senza titolo, 42 oggetto di richiesta di sanatoria, 3 non sono abitabili e 4 assegnati dai servizi sociali. L’ampiezza media è compresa tra 60 e 100 metri quadrati, con un canone mensile che varia da 25 a 60 euro. Sono 50 gli inquilini che pagano tra 100 e 200 euro, ma allarma il numero dei morosi: ben 365 nel 2011 e molti dei restanti in arretrato con i pagamenti. In ragione di questo quadro, sottolinea il vice presidente dell’assise, il Comune di Lecce ha incassato nel 2012 solo 157mila euro.

Questa condizione è, del resto, è ampiamente nota al Comune di Lecce che ha avviato una ricognizione generale del patrimonio abitativo per verificare eventuali anomalie e incongruenze. Operazione che legittima il sospetto che fino all’allarme rosso degli ultimi mesi ci sia stata, per usare un eufemismo, una certa disattenzione.

Lo stesso Naccarelli, che a sua volta aveva preso in mano l’ufficio Casa non da molto tempo prima di doverlo lasciare in seguito alla sentenza di condanna subita, aveva dichiarato in commissione di aver trovato “un’organizzazione del servizio approssimativo, in assoluta confusione, mancanza di monitoraggio degli alloggi comunali, assenza di criteri, motivazioni e strumenti regolamentari finalizzati a rendere trasparenti e legittime le assegnazioni”.

“Comprendendo la delicatezza della questione – conclude oggi Torricelli -, ci si chiede se risultano censite le singole situazioni, oggettive e documentate, riferite al disagio economico ed al bisogno  per il diritto all’accesso del canone sociale e comunque sarà necessario capire  come possano esserci ancora canoni mensili di 12 euro, ma anche se l’Ufficio casa, la cui delicata gestione è stata affidata, a mio avviso incautamente, alla Lupiae Servizi, ha provveduto ad attivare le procedure di recupero e, se omesse, non ritenga il sindaco di avviare le indagini, come obbligatoriamente prevedono leggi e regolamenti, per individuare i responsabili di omissivi comportamenti, causa dei rilevanti e irreversibili danni patrimoniali. Infine ritengo irrinunciabile l’esigenza che, pur nella grave congiuntura economica, non si confondano i bisogni, l’emergenza sociale e gli onesti inquilini con le furbizie e l’impudenza”.

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