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Ecatombe nel mare di Lampedusa: i politici salentini contro la Bossi-Fini

Ancora ufficioso il bilancio di una tragedia immane: l'unica cosa certa è che su circa 500 migranti, si sono salvati in 155. Dal Salento, terra di frontiera, si alza forte la riflessione sull'Europa e sulle politiche dell'immigrazione, dal Pd al Pdl

LECCE – Una tragedia di immani proporzioni si è portata via la vita di centinaia di migranti, morti annegati nel mare di Lampedusa. Non si sa ancora quanti. Si ritiene fossero stipati in 500 su un'imbarcazione, ne sono stati tratti in salvo 155: i cadaveri recuperati sono al momento 94, non si contano ancora quelli che i sommozzatori della guardia costiera hanno scorto nel relitto, sul fondo.

Isola di struggente bellezza, confine debole nel Mediterraneo, capro espiatorio di molte coscienze sporche. Ma oggi è un giorno senza ritorno. L’Italia prepara i funerali di Stato e chiama in soccorso l’Europa. L’ecatombe pone irrimediabilmente una serie di interrogativi, dal senso attuale dell’Unione Europea alla necessità di nuove politiche dell’immigrazione.

Dal Salento, altra terra di frontiera che da 20 anni quasi quotidianamente fa i conti, in silenzio, con il dramma delle migrazioni e con le sue disgrazie - dalle oltre cento vittime della Kater I Rades entrata in collisione nel Canale d’Otranto il 28 marzo del 1997 con la corvetta Sibilla della Marina Militare,  ai quindici morti nella notte del 4 maggio del 2000 - si alza la voce dei suoi rappresentanti politici.

Secondo Salvatore Capone, deputato del Partito democratico “chi chiede una giornata di lutto nazionale ha ragione. Ma non bastano più lo sgomento né la pietas, cristiana o laica. “Non può bastare dinanzi a quei corpi di bambini e di donne incinta solo un corredo di buoni sentimenti. Né si può ritenere che debbano essere solo i Comuni interessati dagli sbarchi a farsi carico di una questione che è, invece, ed eminentemente, nazionale ed europea. Né possiamo proseguire con quella  parcellizzazione degli interventi che fa di volta in volta dell’immigrazione una questione di sicurezza, o di solidarietà, o di emergenza”.

Sulla stesa lunghezza d’onda la collega di partito, Teresa Bellanova: “Non è più possibile pensare che drammi di tale portata possano essere affrontati con un corredo di dichiarazioni retoriche, appelli umanitari, e petizioni di principio.  Pannicelli caldi buoni per i nostri sensi di colpa, ma non per le donne e gli uomini che trovano la morte nel nostro mare.  Dobbiamo lavorare perché il semestre europeo a guida italiana diventi l’occasione per porre con forza la questione in sede europea, chiamando alla responsabilità l’Unione e lavorando alla ridefinizione delle priorità. Non può essere solo il vincolo di bilancio l’unico obiettivo dell’Europa che vogliamo”.

Il discorso, inevitabilmente si sposta sul quadro normativo: “Sono maturi i tempi – scrive la parlamentare salentina - per una revisione della Bossi-Fini, e per una verifica sui paradossi prodotti dalle politiche sull’immigrazione nel nostro paese.  E’ tempo che, responsabilmente, il Parlamento metta mano ad una legislazione in materia migratoria non per segmenti, né ostaggio di piccoli meschini calcoli politici”.

Le fa eco Sergio Blasi, segretario regionale del Pd: “Si cominci a lavorare finalmente con serietà e senza pregiudizi a una nuova politica sull’immigrazione. Quello che c’è da fare è sotto gli occhi di tutti: superare la Bossi-Fini a favore di politiche di accoglienza e di interazione con le comunità migranti, politiche che puntino al dialogo e alla convivenza invece che all’isolamento e alla criminalizzazione. Si rimetta in piedi una politica estera nei confronti dell’altra sponda del Mediterraneo, per reprimere duramente i trafficanti di uomini e prevenire, come ha chiesto il presidente Napolitano, tragedie come quella di Lampedusa. Al contempo si lavori in sede europea sulle cause economiche di questi esodi contemporanei, prodotti in primo luogo da un sistema economico iniquo e dall’indifferenza per la sofferenza e la povertà dei paesi dell’Africa sub sahariana”.

Sul fronte del centrodestra arriva il commento dell’europarlamentare Raffaele Baldassarre: “L’immane tragedia che ha sconvolto il mare di Lampedusa è un segno dei tempi, un segno inequivocabile dell’enorme povertà che ci circonda e preme alle nostre porte. L’Italia non può sopportare sulle sue spalle il peso drammatico di un fenomeno di tale portata, non è la prima volta purtroppo che un simile disastro accade lungo le coste italiane, ma questo non deve disimpegnare tutti gli altri. La centralità geografica dell’Italia porta in sorte un interessamento diretto del nostro Paese che non si è mai sottratto ad iniziative nobili, di carattere umanitario e sociale, ma tale centralità non deve implicare il defilarsi dell’Europa e degli altri Stati mediterranei. Anche a livello legislativo occorre adempiere fino in fondo ai doveri di solidarietà e creare un fronte unico e compatto di profilo europeista per lenire la tremenda ferita di sangue che colora di rosso tutto il Mediterraneo”.

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