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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Marcinelle, 15 le vittime salentine. Il ricordo di Perrone 57 anni dopo

L'8 agosto del 1956 morirono nella famigerate miniera di Charleroi, in Belgio, 136 minatori italiani. I morti sul lavoro continuano a rappresentare, oltre mezzo secolo dopo, una macabra contabilità: dall'inizio dell'anno 359 gli incidenti fatali

LECCE – I due più giovani, Santo Martignano, di Tuglie, e Rocco Vita, di Racale, avevano 27 anni. Il più vecchio, Cesare Perdicchia, di Melissano, 47. Come altri 12 salentini, non uscirono vivi dalla miniera di Bois du Cazier, nei pressi di Charleroi, in Belgio. La tragedia avvenuta la mattina dell’8 agosto dell’8 agosto del 1956 si portò via 262 uomini su 274 presenti in quel momento. Gli italiani erano 136.

A 57 anni dalla disgrazia, la terza per numero di vittime emigrate dal nostro paese in cerca di un lavoro e di una retribuzione dignitosa, il ricordo è sempre vivo. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, alla vigilia della Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo - che per l'appunto ricorre l'8 agosto -, ha voluto esprimere una sua riflessione: “È doveroso riflettere, alla luce dei numerosi e tristi episodi registrati negli ultimi anni, sull’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro, sulle battaglie di civiltà che vanno in questa direzione e su quanto fondamentale sia ricordare che il lavoro debba sempre restare un diritto-dovere atto a nobilitare l'uomo, conservandone intatta la sua incolumità”.

Purtroppo, dopo oltre mezzo secolo, le morti sul lavoro continuano ad essere una macabra contabilità, alla quale purtroppo viene da qualche parte data una parvenza di ineluttabilità. Certo, non si può negare che la sicurezza sui luoghi di lavoro abbia non sia progressivamente migliorata, ma il dazio che si continua a pagare in vita  umane alla logica del progresso è ancora troppo altro. Secondo l’osservatorio indipendente di Bologna, dall’inizio dell’anno sui luoghi di lavoro sono morti 359 lavoratori.

Di seguito l’elenco delle altre vittime salentine di Marcinelle: Cosimo Merenda (32) e Salvatore Ventura (36) erano di Tuglie, Carmelo Serrano (45) di Scorrano. Concittadini di Rocco Vita erano invece Donato Santantonio (29), Pompeo Bruno (28), Roberto Corvaglia (31) e Vito Venneri (31). Salvatore Cucinelli (30) veniva da Gagliano del Capo. Francesco Palazzo (43) e Salvatore Capoccia (34) venivano da Salice Salentino, Pasquale Stifani da Taurisano (32), Cosimo Ruperto (33) da Alezio.

"57 anni dopo il Salento non dimentica - spiega il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone -, il sacrificio di 15 figli di questa terra morti a Marcinelle mentre cercavano lavoro e dignità, come tanti, oggi, cercano lavoro e dignità sullo sfondo di una precarietà dilaniante e di un’economia che vive la maggiore crisi mondiale dal dopoguerra ad oggi. Nel sacrificio di 2 concittadini tugliesi (Cosimo Merenda e Salvatore Ventura) e di altri 10 salentini c’è l’immagine di un Salento operoso e dedito al sacrificio, anche al costo estremo della vita. Non dimenticare mai, Marcinelle, e onorare ogni giorno, con il lavoro, tutti i morti del XXI secolo morti di lavoro o di condizioni di insicurezza sul lavoro".

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