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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Enti, aziende e utenti: il trasporto pubblico tra problemi atavici e paradossi

Biglietto unico per Lecce e i centri dell'hinterland, di questo si doveva discutere a Palazzo Carafa, ma al pettine sono venuti altri nodi: sovrapposizioni e mancanza di un minimo di coordinamento

LECCE - Trasporto, anno zero: un'espressione abusata, ma è la realtà, per ammissione stessa degli amministratori locali. A Palazzo Carafa, questa mattina, su iniziativa dei consiglieri Vittorio Solero e Roberto Martella si è svolto un incontro organizzato dalle competenti commissioni di Comune e Provincia, alla quale hanno partecipato i rappresentati di alcuni municipi dell'hinterland leccese, delle due principali aziende di trasporto, Sgm e Stp, oltre all'assessore alla Mobilità, Luca Pasqualini. 

Il tema di partenza era il biglietto unico per muoversi col mezzo pubblico nel capoluogo e nella sua cintura urbana, ma il punto di arrivo è stato la constatazione di un servizio che non tiene in alcuna considerazione le esigenze dei cittadini: senza un piano unico per la mobilità è inutile, insomma, stare a parlare di ticket. Anche perché esperimenti di semplificazione sono stati infruttuosamente tentati, come quello tra Sgm e Stp da e per il centro universitario di Ecotekne. 

Sono stati sollevati diversi problemi, alcuni dei quali investono tutte le realtà interessate come la difficoltà nel consentire ai cittadini di raggiungere agevolmente l'ospedale Vito Fazzi, che si avvia ad essere il terzo polo sanitario di tutta la Regione Puglia, l'insufficienza dei mezzi per gli studenti, che rimangono sistematicamente appiedati o stipati come sardine soprattutto se serviti da fermate intermedie; altre questioni si legano più all'aspetto turistico o del tempo libero: raggiungere Lecce di sera con il mezzo pubblico è praticamente impossibile, come del resto raggiungere il centro dalle periferie dopo un certo orario, condannando all'uso dell'auto chi se lo può permettere, e alla marginalità sociale dei quartieri dormitorio chi non ha alternativa alla "corriera".

Poi ci sono i veri e propri paradossi: gli autobus di Sgm che si fermano a poche centinaia di metri dal centro commerciale (Surbo e Cavallino) perché non possono fermarsi sul suolo di competenza delle locali amministrazioni. Capita così di dover lasciare un ragazzo disabile, come ha raccontato Ugo Guacci, direttore d'esercizio dell'azienda leccese, su una strada quasi sterrata (via Vallese). E' stato proprio il tecnico a fare uno degli interventi più politici della mattinata: "Le aziende dovrebbero sparire, ci dovrebbe essere solo il servizio. Ma manca l'analisi del trasporto locale, mancano politiche sul trasporto, sarebbe importante un unico coordinamento". Ma la classe politica, ha aggiunto, non fa nulla per risolvere problemi e contraddizioni. A partire dal livello regionale dove il contratto di servizio scaduto nel 2014 è stato prorogato senza che si dica nulla su come migliorare. 

Secondo Guacci è inutile parlare di biglietto unico se continuano ad esserci assurde sovrapposizioni: "Non esiste che Fse continui a invadere la città - ha spiegato - e non lo dico per campanilismo o ragioni aziendali ma perché i mezzi non sono adatti al trasporto urbano. Non c'è interscambio, se non quello che gli stessi utenti organizzano autonomamente come a Villa Convento dove si lascia l'auto e si prende il bus cittadino". 

Il neo sindaco di Cavallino, Bruno Ciccarese, già assessore provinciale ai Trasporti, ha invocato una mobilitazione rumorosa per far comprendere alla Regione Puglia che i nodi del trasporto devono essere sciolti, che non si può più attendere. Sono state dunque proposte alcune iniziativa per sollecitare un fronte territoriale unitario - Nunzio dell'Abate, consigliere provinciale, ha  parlato di un'audizione di tutti i sindaci interessati - ed è emersa al consapevolezza che non si può arrivare per l'ennesima volta impreparati alla scadenza del contratto, nel 2018. Il rappresentante di Stp ha segnalato l''opportunità di capire che direzione sta prendendo il progetto affidato all'Agenzia regionale per la mobilità e ha ricordato che di azienda unica si parla da tempo, ma che alla fine dei conti ogni ente ha la sua idea e alla fine le aziende devono adeguarsi. 

Il punto dirimente di tutta la questione, come in altri settori, resta quello della incapacità di programmare in maniera efficiente, servendosi di competenze specifiche e guardando solo al pubblico interesse. Un deficit atavico, praticamente congenito, del modo di gestire la cosa pubblica: resta tutto affidato al contingente, alla difesa del proprio orticello, del chilometro in più o in meno finanziato dalla Regione. E il massimo che se ne ricava è uno scaricabarile tra livelli diversi di governo: ma le classi dirigenti si alimentano e si sostengono a vicenda, secondo un rapporto di filiazione e fedeltà diretta, e sono anche votate da quei cittadini che poi diventano le vittime del disservizio, della burocrazia, dell'illogicità.

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