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Ricerca di idrocarburi in mare, il Comune si oppone a richiesta inglese

La giunta, questa mattina, ha deliberato contro la richiesta di prospezione proposto dalla società inglese Petroleum Geo Services. Interessato un ampio tratto di mare Adriatico, a circa 12 miglia dalla costa pugliese

LECCE - La giunta comunale, presieduta dal sindaco Paolo Perrone,  si è riunita, questa mattina a Palazzo Carafa.  All’unanimità è stato espresso parere negativo alla compatibilità ambientale per l’intervento relativo al permesso di prospezione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare denominato “d2 F.P – PG” proposto dalla Società inglese Petroleum Geo – Services Pte. Ltd.  L’area del permesso di prospezione si presenta come uno specchio d’acqua piuttosto esteso, situato a circa 12,5 miglia nautiche dalla costa delle province di Bari, Brindisi, e Lecce. 

“E’ indubbio – si legge nella delibera - che le metodiche di ricerca proposte generino forme riconosciute di inquinamento e impatto.  Il programma di ricerca non è, ovviamente, fine a se stesso ma basato sull’ipotesi che la prospezione in mare possa dare esito positivo. In questo caso il progetto sarebbe cosa molto diversa dal programma di ricerca presentato e presupporrebbe nella nuova procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) una visione globale delle caratteristiche e delle vocazioni dell’ambiente marino e della costa pugliese, delle politiche ambientali, produttive e di sviluppo (soprattutto turistico) che la Puglia, le istituzioni locali e la collettività insediata perseguono con determinazione". 
 
"Ecco perché – viene rimarcato nella delibera - è necessario porsi in tale prospettiva e sottolineare con forza che lo sfruttamento del litorale adriatico su vasta scala e a pochi chilometri dalla costa, in una zona di alto valore naturalistico e turistico potrebbe avere dei risvolti pesantemente negativi dal punto di vista ambientale, economico e sociale”. 
 
Secondo gli amministratori leccesi in scadenza di mandato, c’è un altro aspetto da considerare e cioè la presenza in Adriatico di vari pozzi già attivi. “Non si comprendono allora le ragioni per le quali vi è la necessità di svolgere tali indagini per la ricerca degli idrocarburi. Lo studio non chiarisce i punti sui rischi e sugli impatti negativi che le indagini proposte potrebbero comportare sulle componenti ambientali e socio-economiche dell’intero mare Adriatico. Particolarmente grave risulta l’assenza di un’analisi costi- benefici e di una visione strategica dell’intervento nel quadro della pianificazione degli spazi marittimi. Tale ultima lacuna appare quella più problematica in quanto non vengono affatto considerati le caratteristiche e le vocazioni dell’ambiente marino e della costa adriatica, né tiene conto delle politiche ambientali, produttive e di sviluppo (soprattutto turistico) che la Puglia, le istituzioni locali e la collettività intendono perseguire”. 
 
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