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Ultimo treno per il lavoro: operai metalmeccanici, la rabbia è doppia

I lavoratori dell’azienda di Trepuzzi hanno occupato prima il Comune e poi i binari della stazione ferroviaria. Dopo l’incontro con il prefetto è giunta la convocazione in Regione per il 19 gennaio. Sit-in anche presso lo scalo di Surbo a causa dei licenziamenti annunciati

LECCE – E’ stata una mattinata incandescente a Trepuzzi. Gli operai di Omfesa, azienda che un tempo era il fiore all’occhiello del settore metalmeccanico, ormai esasperati dalle lunghe ed inconcludenti pause di riflessione tra un tavolo tecnico e l’altro, hanno deciso di prendere in mano la situazione. Per smuovere le acque e costringere le istituzioni ad occuparsi seriamente del loro futuro occupazionale, hanno deciso di presidiare il Comune, occupando prima l’aula consiliare e poi la sala della giunta.

La protesta non è nata dal nulla ma è stata progettata sin da ieri sera, quando i lavoratori hanno incontrato i referenti sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil per fare il punto della situazione. Tanti gli interrogativi e poche, pochissime le risposte: la proposta di acquisizione dello stabilimento di Omfesa (orami vuoto) da parte della società di Matera Ferrosud spa, sembra una partita giocata a bocce ferme. Annarita Morea, segretaria provinciale Fiom, precisa che la situazione è in completo stallo: “Il tavolo permanente, convocato ad hoc, non ha prodotto ancora nessun risultato: pare che manchi un passaggio istituzionale con il presidente della Regione Basilicata”.

Eppure quella proposta di acquisto del sito produttivo, che ora vale 5 milioni di euro, era l’unica ipotesi capace di sostenere le speranze dei lavoratori. L’unica opzione valida a rimettere in moto l’attività di manutenzione di carrozze ferroviarie e vagoni merci, condotta da una nuova società che è nel settore da anni, Ferrosud appunto. Se non fosse che gli intoppi burocratici si sono sommati a causa del suo attuale commissariamento.

La proposta di acquisto non è mai stata formalizzata, ma è stata caldeggiata da più parti, al punto che gli stessi operai l’avevano considerata fattibile. Dopo un anno, però, le speranze hanno cominciato ad affievolirsi, fiaccate dalle fumate nere dei vari incontri istituzionali. Fino ad arrivare ad oggi: gli operai ormai contano le ore che mancano alla cessazione degli ammortizzatori sociali per 40 di loro. Il termine è  il 20 febbraio. Dopo rimane il nulla.

La possibilità di sprofondare definitivamente li ha portati fino all’occupazione dei binari della stazione ferroviaria di Trepuzzi: una trentina di manifestanti ha impedito la circolazione di 6 treni alle 10.30 di questa mattina. La scena di è ripetuta qualche ora più tardi.

Nel frattempo i sindacati sono corsi a parlare con il prefetto di Lecce, insieme ad una delegazione di operai. Sono stati accolti da Guido Aprea che ha tentato, invano, di mettersi in contatto con la Regione Puglia. I lavoratori, questa volta, intendono parlare direttamente con il presidente Michele Emiliano. Lo stesso che, nel corso della sua campagna elettorale, avrebbe promesso di sbloccare l’incredibile situazione di Omfesa, tendendo loro una mano, una volta eletto.

La convocazione in Regione è arrivata qualche ora dopo, e nel corso del secondo tentativo di occupazione dei binari: gli esponenti di Fiom, Fim e Uil, insieme ai lavoratori, sono attesi a Bari il prossimo 19 gennaio. “E’ tardi – lamentano gli operai –: gli ammortizzatori sociali stanno terminando e noi ci troviamo con un pugno di mosche in mano”.

Omfesa e San Leonardo, la protesta

Qualche ora più tardi, per uno strano scherzo del destino, è scoppiata una seconda protesta. Questa volta presso lo scalo ferroviario di Surbo dove i dipendenti della ditta “Carrozzeria Nuova San Leonardo” di Salerno hanno inaugurato un presidio di protesta permanente. Si tratta di 7 persone che da una decina di anni prestano servizio nel settore della riparazione e manutenzione delle carrozze passeggeri.

Hanno “resistito” a tutti i vari cambi d’appalto in virtù di una clausola sociale che ha gli permesso di essere assorbiti dalla ditta di turno. Clausola sociale, che è bene dirlo, pur non essendo è formalizzata ma è stata rispettata tacitamente per salvare i livelli occupazionali. Questo fino all’ultimo passaggio di testimone nell’appalto di Trenitalia: la nuova azienda che ha vinto la gara, Tmc srl, infatti, ha annunciato il licenziamento di queste sette unità che già erano sul presidio.

“C’è un filo rosso che lega queste due vertenze – commenta la Morea – ed è proprio nell’azione di Trenitalia che, quando si tratta di bandire una gara per questi servizi, ragiona secondo il criterio del massimo ribasso. E' stato così per Omfesa, ed è così per lo scalo di Surbo: la nuova azienda, in virtù di questa logica, non potrà garantire gli stipendi ai 7 lavoratori”.

Questi ultimi, intanto, affiancati dai  i sindacati della categoria dei metalmeccanici, Fiom Cgil e Fim Cisl, e i sindacati delle categorie dei trasporti Filt Cgil e Fit Cisl, hanno annunciato che non scioglieranno l’assemblea finché non otterranno risposte soddisfacenti sul proprio destino.

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