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Martedì, 16 Aprile 2024
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Un Paese all’altezza dei giovani. La proposta di Cgil per sostenere l’occupazione

Disoccupazione record in Italia del 37 percento, il sindacato si muove con misure in favore del lavoro giovanile, attraverso l’istituzione di una “garanzia giovani”. Sul tema anche la responsabile nazionale del settore, Ilaria Lani

LECCE – Cgil Lecce vuole ripartire dai giovani, “la vera risorsa sprecata del nostro Paese”. E lo fa strutturando una propria proposta, sulla base della raccomandazione della Commissione europea sulla cosiddetta “Youth garantee”, per contrastare la disoccupazione giovanile, che in Italia ha raggiunto il record del 37 percento.

Secondo Cgil, infatti, i giovani possono essere la “garanzia” di un Paese più dinamico, competente e innovativo. E per questo chiede di istituire al più presto, anche in Italia, la “garanzia giovani” e l’impegno, da parte delle istituzioni pubbliche, ad accompagnare il percorso di attivazione e inserimento lavorativo di ogni giovane.

Il pacchetto specifico di proposte prevede di garantire agli under 29, entro quattro mesi dal termine degli studi o dalla perdita di un impiego, una buona offerta di lavoro, un corso di perfezionamento, un contratto di apprendistato o un tirocinio di qualità.

E' questa, in estrema sintesi la soluzione in grado di affrontare il nodo della disoccupazione giovanile, rivolta a quei 2,1 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni noti come i “neet”, ovvero che non sono iscritti a scuola né all'università, che non lavorano e che nemmeno seguono corsi di formazione o aggiornamento professionale.           

L’idea è stata lanciata nel corso dell'iniziativa 'Garantiamo noi. Un Paese all'altezza delle nostre capacità. La Youth Guarantee anche in Italia', che ricalca quanto annunciato lo scorso 5 dicembre dalla Commissione Europea, vagliato poi dal Parlamento di Strasburgo, con l'adozione del 'pacchetto giovani'.

Contro quella che definisce essere l' “ereditalia”, ovvero “un paese ingessato, nel quale le fortune ereditate dalla famiglia di origine, siano esse beni, relazioni, professione o impresa, rendono ogni giovane socialmente predestinato”, la Cgil sostiene infatti che la 'Garanzia Giovani' offre “una preziosa opportunità di innovazione, in linea con gli standard avanzati dalla Commissione Europea”.

La misure del sindacato prevedono che “ogni giovane che abbia terminato gli studi, o perso il lavoro, sia preso in carico dai servizi all'impiego che con lui formulano un percorso di orientamento e inserimento lavorativo oppure un progetto mirato di autoimpiego; i servizi all’impiego si impegnino a fornire una concreta proposta di lavoro (a tempo indeterminato o con contratto di apprendistato) oppure una esperienza qualificante di formazione/tirocinio entro un margine di 4 mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione o dal termine degli studi; l'interessato stipuli con i servizi all'impiego un vero e proprio contratto di ricerca di occupazione, che certifica lo stato di disoccupazione e ne stabilisce diritti e doveri”.

Il tutto andrebbe sovvenzionato attraverso la creazione di uno specifico 'Fondo nazionale per l'attuazione della garanzia giovani', che sia moltiplicatore di risorse collegato all'utilizzo dei fondi strutturali.

Il complesso delle misure dovrebbero essere adottate con una legge quadro dello Stato, “che ne delinei le risorse, gli obiettivi, gli standard qualitativi, gli strumenti di valutazione”, mentre alla competenza delle Regioni “deve spettare la declinazione territoriale anche in relazione ai programmi operativi regionali

determinati per l'utilizzo dei fondi strutturali”. Se i destinatari individuati sono tutti i giovani under 29 che hanno appena terminato gli studi o hanno perso un lavoro (la Commissione Europea indica il limite dell'età di 25 anni ma in Italia andrebbero considerati i tempi più lunghi dei percorsi formativi e i limiti previsti dall'apprendistato), la proposta prevede l'adozione di una serie di azioni di sistema.

Si parte dal potenziare i servizi all'impiego. In Italia, infatti, “a causa della miopia di scelte operate da tempo”, la rete dei servizi all'impiego è piuttosto fragile e scarsamente efficace: solo il 2,7 percento dei giovani trova lavoro attraverso i centri per l'impiego. Il 38,1 percento trova lavoro grazie ad amici, parenti e conoscenti. E' quindi prioritario “rafforzare la rete dei servizi pubblici all'impiego”. Fornire poi una offerta di formazione professionale efficace e coerente: i corsi di formazione devono avere l'obiettivo di rafforzare e diffondere competenze coerenti con i fabbisogni del territorio e con le sue prospettive di sviluppo. A questo fine le Istituzioni pubbliche locali, insieme alle parti sociali, devono essere pienamente responsabili nel coordinare la programmazione dell'offerta formativa e nel valutare ex post la sua efficacia.

Garantire poi una offerta di tirocinio e apprendistato realmente di qualità. Le occasioni per i giovani di inserimento nel mondo del lavoro “devono essere esperienze in grado di arricchire il bagaglio  professionale, con standard di qualità certificati e monitorati, in particolare in relazione ai tirocini troppo spesso diventati occasioni di sfruttamento del lavoro giovanile”. Nel dettaglio, anche in relazione alle

linee guida recentemente approvate dalla conferenza Stato-Regioni, la Cgil ritiene che “debbano essere promosse normative uniformi e che prevedano alcuni limiti: la durata massima non deve superare i 6 mesi e non devono poter essere attivati oltre 12 mesi dalla fine di un percorso di studio”. Si ribadisce invece il giudizio negativo sull'attivazione precoce del contratto di apprendistato attualmente prevista a partire

dai 15 anni.

Il sindacato chiede poi incentivi alle assunzioni: “Riorganizzare il sistema di agevolazioni - spiega nella proposta -, superando eventuali disparità e allo stesso tempo utilizzando criteri di selettività, per favorire aree e gruppi maggiormente svantaggiati, e per sostenere processi di innovazione nei settori di interesse

strategico. Le agevolazioni devono inoltre essere finalizzate a favorire le assunzioni a tempo indeterminato e/o i processi di stabilizzazione di coloro che sono impiegati con contratti precari”. Previste poi misure di sostegno alla progettualità e all'autoimpiego: “E' necessario prevedere un sostegno economico ai progetti di inserimento e auto-impiego, siano essi periodi all'estero, esperienze formative, progetti di imprenditorialità giovanile, creazione di start up o attività professionali”.

Infine, accesso alla professione: “Deve essere sancito il diritto ad un equo compenso per tutto il periodo di praticantato (diversamente da quanto contenuto nella recentissima riforma dell'ordinamento forense). Stessa cosa vale per i professionisti che lavorano con altre forme presso committenti siano essi imprese o

studi professionali”.

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