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Una città ferma al palo

Presso il comitato elettorale di Rotundo s'è svolto un forum sulla metropolitana. Nella sala, i pareri di politici, cittadini e associazioni. Fra chi butterebbe giù tutto e chi rivedrebbe il progetto

Pali e metropolitana, che fare? In città aumenta lo stress da pilone nero. L'ombra lunga delle pertiche si staglia sulle mura del borgo antico e produce brividi lungo la schiena dei passanti. Le proteste che si stanno levando un po' ovunque raggiungono i piani alti di Palazzo Carafa e sollevano più di qualche imbarazzo. E poi, inutile negarlo: per i candidati alla poltrona di sindaco, quella che Antonio Rotundo chiama "una decisione verticistica, calata dall'alto sulla città" è manna che viene dal cielo. Quale argomento migliore per tentare di mettere alle corde Paolo Perrone? E così Wojtek Pankiewicz chiama a raccolta i suoi elettori creando un comitato ad hoc e Mario De Cristofaro ci mette del suo con il consueto sarcasmo tagliente.

E proprio di pali e metropolitana di superficie si è discusso questa mattina, presso il comitato elettorale di Rotundo. L'Unione ha convocato un forum al quale hanno partecipato cittadini, politici, associazioni, aperto da un documentario girato fra le vie di Lecce dal giovane Andrea Sanità. Protagonisti, neanche a parlarne, proprio loro: i pali della discordia.

Nella sala gremita sono quindi rimbalzate proposte, controproposte e timori. Perché al di là del dato estetico, se il senso di un metrò di terra, filovia o che dir si voglia è quello di abbassare il livello di polveri sottili, fra il pubblico in sala c'è chi ha fatto presente che nella selva di cavi che corrono lassù, di palo in palo ("roba da uomo ragno", ha ironizzato a proposito Loredana Capone), si potrebbe anche correre il rischio di alimentare l'elettrosmog.

I lavori del forum sono stati aperti da una battuta di Rotundo, sull'"indignazione ormai particolarmente diffusa in città, in considerazione dell'impatto ambientale pesante". La miccia che ha innescato Mario Fiorella, capo del circolo leccese di Legambiente, il quale, proprio a proposito di impatto ambientale, ha sottolineato come le "valutazioni su queste opere sono effettuate dai proponenti, senza consultare i cittadini". Secondo Fiorella, quindi, una possibile soluzione si sarebbe potuta trovare nella realizzazione di "una filovia sui viali esterni, senza intaccare la città, per poi elaborare un sistema di mezzi più piccoli che entrassero nel centro". Un'annotazione particolare è stata quella di Beppe D'Ercole, presidente dell'associazione Vivere Lecce che, parlando dello "scempio di fronte alla questura", ha ricordato: "Quando il progetto venne inaugurato, si parlò di un sistema moderno di superamento delle curve, un meccanismo che impedisse proprio ciò che vediamo ora. L'impressione attuale è che sia tutto l'opposto".

Gigi Mariano, del Movimento difesa del cittadino, partendo proprio dal discorso della metropolitana di superficie, ha posto l'accento sul fatto che "questa amministrazione è stata particolarmente attenta nell'attrarre fondi, quanto nello stesso tempo caratterizzata da incapacità progettuale". Per cui, sembra emergere la necessità di una riflessione in tutta la città. "Il Codacons ha già chiesto di fermarsi a riflettere sul futuro di questo progetto", ha detto a proposito Piero Mongelli. "Per quanto mi riguarda - ha proseguito il responsabile del Codacons - butterei a terra tutto, anche se non quanto questa soluzione sia giuridicamente possibile. Il problema emergente è che per ammortizzare i costi, occorrerebbe un traffico giornaliero di 18mila persone e per far questo probabilmente bisognerebbe chiudere Lecce".

Come dire, in un centro che si percorre a piedi da parte a parte in breve tempo, l'ipotesi suggerita dai più è che la filovia possa trasformarsi in un colossale flop economico, facendo di Lecce una città ferma al palo.

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