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Università, personale boccia progetto di riorganizzazione delle strutture

La proposta, elaborata dal direttore generale Fidora, è stata contestata perché giudicata frettolosa e non condivisa

LECCE - Lunedì 18 gennaio 2016, nell’aula Ferrari dell’edificio Codacci Pisanelli, si è svolta l’assemblea del personale tecnico-amministrativo dell’università del Salento. I lavoratori sono stati chiamati a esprimersi circa il progetto di riorganizzazione delle strutture amministrative e gestionali, presentato dal direttore generale dell’università.

Gli stessi hanno espresso profonde perplessità per la metodologia adottata e hanno contestato la riduzione dei margini di condivisione di un progetto redatto “frettolosamente” e prodotto senza prevedere una tempistica tale da consentire, tanto alle organizzazioni sindacali quanto ai dirigenti, di formulare contributi. “Lasciare ai dirigenti 24 ore per formulare le proprie osservazioni, ha il valore di una condivisione meramente teorica –hanno spiegato gli interessati - . Ancor più gravemente: non coinvolgere assolutamente il delegato alla ristrutturazione organizzativa, il professor Laudizi, può essere letto come una grave distrazione o come una impropria superficialità”.

 L’assemblea ha sostenuto che il progetto, lungi dall’essere semplicemente un intervento tecnico, si sarebbe palesato come un intervento di profondo respiro politico gestionale: “Non si può pensare, infatti, che lo smantellamento e lo smembramento di due ripartizioni (ricerca e tecnica), l’aggregazione di due ripartizioni (tecnica e informatica), il ridimensionamento della ripartizione didattica, e un qualche terremoto a livello di ripartizione finanziaria, uniti a un ingrossamento di attribuzioni e funzioni di controllo diretto in capo alla direzione generale, siano solo interventi di natura tecnica: si tratta di un importante intervento di ristrutturazione, con profonde implicazioni di natura politica, da cui non è estraneo il rettore, destinato a condizionare le missioni del nostro ateneo”.

Fra le altre, l’assemblea ha denunciato come il progetto, “intervenendo palesemente in una prospettiva dal bilancio gonfiato, in termini di dotazione organica, si propone come una riorganizzazione politica, ancorché tecnica, atteso che viene deciso quali strutture gonfiare, mettendone in liquidazione altre”. Di fronte a questa prospettiva l’assemblea ha votato una mozione con cui esorta il direttore generale a raccogliere le osservazioni giunte dai sindacati ed a riformulare il progetto in sinergia  con i dirigenti di ateneo, condividendolo con il delegato alla ristrutturazione organizzativa.

Il personale ha anche invitato il rettore Zara a farsi garante del processo di condivisione e ad assumersi le responsabilità di un progetto che, qualora non venisse opportunamente riconsiderato, “è destinato non soltanto a condizionare notevolmente la prevista autonomia di alcune strutture e la divisione di ruoli fra controllore e controllato, ma anche a influenzare negativamente i rapporti con il territorio e con gli studenti”.

Al riguardo, il segretario provinciale Uil Rua, Tiziano Margiotta, ha aggiunto: “"La partecipazione in massa dei lavoratori all'assemblea del 18 e a quella dell'8 gennaio scorso, esprime tutta la preoccupazione per  scelte organizzative dell’ateneo. E’ stato proposto un referendum sulla metodologia adottata e sulla necessità o meno di procedere a questa ristrutturazione frettolosa e tutti si sono espressi negativamente. Nonostante il valore non ufficiale della consultazione, tanto il rettore quanto il direttore generale ne dovrebbero prendere atto".

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