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Vendola, ultimo sussulto contro il gasdotto: un ricorso che impegna il suo successore

Il presidente uscente della Regione lascia in eredità a chi prenderà il suo posto un contenzioso amministrativo contro il decreto di autorizzazione unico del ministero dello Sviluppo Economico, firmato ieri e preliminare all'avvio del cantiere

BARI – Il governatore uscente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha annunciato il ricorso contro l’autorizzazione unica concessa ieri dal ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, al progetto di gasdotto proposto da Tap.

Un atto che naturalmente impegna soprattutto il suo successore, al quale avrebbe potuto lasciare la facoltà di decidere se adire o meno la giustizia amministrativa. Infatti sono a disposizione due mesi per impugnare un atto. Ma il presidente della Regione, evidentemente, vuol chiudere il suo decennio di governo con un atto politico su una vicenda in cui la sua giunta è stata diretta protagonista e anche contestata - perché accusata di un atteggiamento “morbido” nei confronti della società - da chi si oppone alla realizzazione del gasdotto, Comitato No Tap in testa.

Vendola ha puntato il dito contro il premier Matteo Renzi e i suoi ministri che il 29 aprile hanno dato via libera al progetto, scavalcando per la terza volta il dissenso espresso dalla Regione. In prima battuta infatti, la Puglia ha negato il parere di compatibilità ambientale, poi ha sottolineato la necessità di sottoporre l’intero progetto alla normativa Seveso – sui rischi legati ai siti industriali – e infine ha ribadito la sua contrarietà all’approdo a San Foca nella fase di mediazione tenuta presso la Presidenza del Consiglio, durante la quale è stata cercata invano una località alternativa alla marina di Melendugno che fosse disponibile ad ospitare il terminale di ricezione.

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