Vendola si difende: “Richiesta esorbitante. In Italia riaperti 181mila concorsi”
Il governatore chiarisce che la riapertura dei termini del concorso non sia dovuta per illeciti, ma come consuetudine a tutela degli aspiranti: "Non conoscevo Sardelli". Fiducioso sull'esito: "Le difese hanno smontato le accuse"
BARI - Dal “tweet” ai commenti più corposi, raccolti dalle agenzie di stampa, prima fra tutte l’Ansa. È un Nichi Vendola, sereno, ma perentorio quello che affronta i microfoni dei giornalisti, nel giorno in cui la Procura di Bari ne chiede la condanna a venti mesi di reclusione per abuso d’ufficio, nel filone d’inchiesta sulla sanità pugliese, con l’accusa di aver fatto pressione illegittima per la riapertura dei termini di iscrizione ad un concorso per primario all’ospedale San Paolo, nel capoluogo pugliese. Una “pressione” sull’allora direttrice dell’Asl, Lea Cosentino, che avrebbe favorito la nomina di Paolo Sardelli al posto conteso.
La prima dichiarazione che colpisce è quella che punta lo sguardo già sulla data utile per l’emissione della sentenza, il prossimo 31 ottobre: il governatore pugliese lo ha ribadito più volte, sebbene nella convinzione di avere un esito positivo, che se verrà condannato, si ritirerà dalla vita pubblica. Parole pesanti che hanno avuto un’imponente eco anche nel mondo culturale e politico.
“Una sentenza di condanna, sia pure relativamente ad un concorso in abuso d'ufficio, per me sarebbe un punto di non ritorno – ha chiarito all’Ansa -, segnerebbe un mio congedo dalla vita pubblica. Ma una sentenza ispirata a verità e giustizia credo che restituirà a me quello che mi è dovuto, cioé la mia totale innocenza".
Per Vendola, la richiesta della procura appare “esorbitante” rispetto al teorema accusatorio “che è stato in parte smontato dalla difesa della stessa accusatrice, la dottoressa Lea Cosentino. Non giudico la richiesta dell'accusa né sottolineo la forza mediatica - ha rimarcato -, le due difese hanno completamente ridimensionato la portata di quell'interrogatorio da cui origina l'indagine penale”.
Il governatore si è detto convinto che il proprio avvocato abbia “smontato pezzettino per pezzettino, minuziosamente, tutta l'impalcatura accusatoria relativamente al fatto storico e cioé al fatto che io non conoscessi Paolo Sardelli, che non fosse mio amico, che non fosse mio parente, e che probabilmente appartenesse ad ambiente politicamente orientato a destra ma che fosse soltanto un eccellente professionista”. Un fatto “acclarato”: “Con lui ho cominciato ad avere rapporti, dopo, nel momento in cui si trattava di far diventare il reparto di chirurgia toracica del San Paolo un reparto di eccellenza e io mi sento francamente orgoglioso del fatto che al San Paolo abbiamo il terzo reparto qualitativamente migliore d'Italia, che oggi attrae tanti malati da fuori regione”.
Vendola, che ha reso delle dichiarazioni spontanee durante il dibattimento, ha aggiunto di aver chiesto di riaprire i termini del concorso, così come accaduto, in Italia negli ultimi anni per ben 181mila casi, come a dire che non si tratti “di una pratica illecita ma di una consuetudine, anche a garanzia della qualità della selezione, perché se troppo ristretta la platea dei concorrenti il rischio è che non ci sia qualità”.
A parte questo, Vendola non sarebbe “minimamente intervenuto”: “Del resto – ha puntualizzato all’Ansa - le testimonianze che sono ricavabili dalla stessa attività investigativa e dalle deposizioni della dottoressa Cosentino in molteplici processi, dicono quale sia stata la mia condotta: sempre totalmente estranea a qualunque intromissione, a qualunque inappropriatezza, a qualunque commissione di reato o anche illecito”.
“Le continue interferenze tra virgolette che operavo nei confronti dei direttori generali e del management sanitario riguardavano solo ed esclusivamente – ha continuato - lesioni dei diritti degli ammalati o problemi di disagio o di malasanità. E questo è testimoniato o testimoniabile da tutti i direttori generali”. Una terza considerazione il presidente della Puglia l’ha rivolta su un “probabile risentimento” di chi “in una certa fase mi ha accusato, anche se oggi le parole dei due difensori della dottoressa Cosentino hanno negato l'esistenza di un reato o di una volontà di commettere illeciti”.