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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Videocamere: Lecce non chiede finanziamenti, l'opposizione: "Una vergogna"

Perrone e Guido attaccano duramente la giunta Salvemini. "Assenza di progettualità, in ballo c'erano 37 milioni di euro"

LECCE – Non si è ancora sopita la polemica sulla questione della richiesta di installazione di videocamere negli asili, che già ne spunta un’altra. Anche questa, nemmeno farlo apposta, verte sulle videocamere. E in tal caso, non è l’assenza di una legge nazionale la discriminante. Secondo le accuse di una parte agguerrita della minoranza di Palazzo Carafa, c'è assenza di progettualità.

Fra i portavoce della protesta, l’ex sindaco Paolo Perrone e l’ex assessore Andrea Guido che oggi, nelle vesti di consiglieri comunali dell’opposizione, tuonano contro il sindaco Carlo Salvemini e la sua Giunta. “Quasi 2mila e 500 Comuni italiani hanno richiesto al ministero dell'Interno un finanziamento utile alla realizzazione di sistemi di videosorveglianza per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità e tra questi non c'è il Comune di Lecce”, commenta Perrone.

E’ molto duro l’affondo all’attuale amministrazione sulla mancata richiesta di finanziamento al ministero dell’Interno ai sensi del decreto legge (poi convertito) “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”. In ballo ci sono 37 milioni di euro per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa e predatoria.

“La graduatoria dei beneficiari (sono i primi 428) - prosegue Perrone - e di chi ha partecipato senza ottenere il finanziamento, pubblicata dal ministero nei giorni scorsi, scorre tristemente senza che il comune capoluogo del Salento compaia accanto ad almeno una trentina di altri comuni della provincia”.

Perrone: "Opportunità persa"

Secondo Perrone, quella di partecipare, era un’opportunità da non lasciarsi assolutamente sfuggire. “Ora – prosegue senza scomodare gli ultimissimi fatti di cronaca (ogni riferimento a via Idomeneo non è puramente casuale, Ndr), non mi pare che la nostra città possa permettersi di restare indifferente davanti alla possibilità di "armarsi" di telecamere contro rischi e pericoli di tipo criminale. Uno strumento che oggi appare imprescindibile a Lecce e ovunque nel contrasto a questi fenomeni, sia con effetto deterrente che repressivo”.

Non sappiamo e non sapremo mai se Lecce sarebbe stata ammessa a finanziamento – precisa Perrone -, ma la rinuncia preventiva è un segnale quasi di smobilitazione amministrativa. Non pretendiamo da questa amministrazione capacità progettuale a lunga scadenza, una strategia, un programma lungimirante di governo, ma almeno l'accortezza quotidiana di vigilare su questo tipo di opportunità. Questa vicenda, insieme alle tante dell'ultimo anno e mezzo a Palazzo Carafa, sembra la pietra tombale di una lunga epoca in cui il Comune di Lecce sbaragliava puntualmente la concorrenza di tutti gli altri Comuni italiani su bandi e misure di finanziamento, distinguendosi per la capacità di progettare e per la propria visione del futuro”.

Sotto attacco, dunque, ci sono proprio i progetti e le visione di Salvemini. Secondo Perrone, probabilmente, pari a zero. “Fare finta di niente davanti a preziose risorse sul fronte sicurezza - conclude - vuol dire inequivocabilmente che una direzione di marcia non esiste affatto”.

Guido: "Questa è superficialtà"

Non meno duro è l’attacco di Andrea Guido, che taccia il fatto con un unico aggettivo: “Vergognoso”.  “Si sarebbe trattato di dare il via un proficuo strumento di coordinamento tra lo Stato e il nostro ente locale in tema di politiche di sicurezza integrata e urbana, un modello operativo concreto ed efficace. Ovviamente – prosegue Guido - la nostra città non risulta tra le amministrazioni ammesse a finanziamento. E sapete perché? Perché il nostro Comune non ha inteso parteciparvi”.

“In un momento come questo, in cui gli episodi di criminalità, per lo meno in alcune zone della città – secondo Guido -, sono ai massimi storici -, il nostro sindaco preferisce le vetrine dei summit e dei vertici in Prefettura, o quelle del Comitato per l’ordine e la sicurezza che lui puntualmente si ostina a convocare in pompa magna, anziché far rimboccare le maniche ai suoi dirigenti e mettersi al lavoro in maniera concreta, negli uffici preposti, lontano dai riflettori e dai flash dei fotografi”. Morale. Per Guido, una “dimostrazione di superficialità, menefreghismo e incompetenza”.

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