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In visita sui luoghi dei cantieri. Attivisti presenti, confronto schietto e civile

Il sopralluogo sul punto previsto per l'approdo, in località San Basilio, e presso l'area agricola dove dovrebbe sorgere il terminale di ricezione del gasdotto è divenuto occasione per un faccia a faccia. Spiragli per una soluzione alternativa

SAN FOCA (Melendugno) –  Sul costone in località San Basilio, a San Foca,  ci sono gli attivisti del comitato No Tap. Attendono l’arrivo della “visita guidata” organizzata dal consorzio Tap, a beneficio della stampa locale.

Una giornata iniziata con un incontro presso l’Hotel Risorgimento di Lecce, nel quale il country manager per l’Italia, Giampaolo Russo, e Salvatore Volpe, responsabile del progetto hanno esposto le proprie argomentazioni e risposto ad una raffica di domande di natura tecnica, politica ed economica. Ribadendo il rispetto degli standard più rigorosi in materia di sicurezza nella cantierizzazione dell’opera e nell’esercizio del gasdotto e dell’assenza di un impatto ambientale significativo sull’ecosistema.

(Qui il pdf con le risposte_Tap presentato all'incontro di oggi).

Intanto sul lungomare di San Foca ci sono le forze dell’ordine e le foto sui social network ritraggono i blindati e gli agenti. Ma di eccessivo nella giornata non ci sono nemmeno i toni che contrappongono, molto civilmente, uno sparuto gruppo di rappresentanti del comitato e i due esponenti del consorzio Tap, quando il sopralluogo sui luoghi del gasdotto inizia proprio dal litorale di San Foca. Certo, le posizioni appaiono lontane anni luce, ma è giusto che sia così.

Ci sono opinioni, impressioni, giudizi e pregiudizi (da entrambe le parti) ma il rispetto non viene mai meno e la cosa meno immaginabile – ma chi segue la vicenda da vicino lo sa già da tempo – è che l’opposizione al gasdotto possa sfociare in manifestazioni violente. C’è passione, c’è rabbia, c’è competenza nel merito. Ma non c’è nulla che possa far temere una degenerazione.

Non c’è mai stato un confronto pubblico al quale abbiano partecipato insieme i proponenti e il comitato: e nemmeno l’open space technology di venerdì e sabato a Borgagne ha messo a sedere tutti attorno allo stesso tavolo. Perché, dice Tap, comitato e amministrazione di Melendugno hanno chiesto che il consorzio non partecipasse. Perché, hanno risposto i “No Tap” non era quello il luogo del confronto tecnico tanto più dopo mesi di disinformazione che sarebbe stata praticata sul territorio nel tentativo di spezzare il fronte di chi è contrario.

Il percorso avviato dalla Regione Puglia, seppur tardivamente, nel giro di qualche settimana dovrebbe portare finalmente allo stesso tavolo i tecnici che hanno preparato il progetto e quelli che, in più circostanze, lo hanno “demolito”. Il tutto davanti a coloro, i tecnici istituzionali, che dovrebbero valutare la correttezza della documentazione e delle valutazioni di Tap, ma anche la fondatezza delle contro-deduzioni presentate dagli esperti. In primis di quelle del cosiddetto contro rapporto della commissione istituita dal Comune di Melendugno e coordinata da Dino Borri, docente di Ingegneria del territorio al Politicnico di Bari.

luogoPrt-2E’ chiaro che solo i tecnici della Regione prima e quelli del ministero dell’Ambiente in ultima e definitiva istanza, potranno validare le une e le altre tesi. Fino a quel momento non ci sono verità, ma solo visioni di parte, per quanto accurate e fondate. Insomma, per farla breve, è la dimensione istituzionale a doversi assumere per intero le sue responsabilità e, possibilmente, farlo alla luce del sole.

Ma intanto ci posso essere degli spiragli sui quali puntare, dopo la giornata di oggi: Tap non esclude un approdo alternativo a San Foca, a condizione che Regione Puglia e governo propongano una soluzione "complessivamente migliore". Il che significa capire quanto del lavoro preliminare fatto dal 2005 ad oggi, e che ha comportato costi per decine di milioni di euro, possa essere conservato. Si capisce il che il tempo è un fattore decisivo per la praticabilità di un'altra opzione: c'è una partita geopolitica in corso che prevede l'apertura di un corridoio meridionale per l'approvvigionamento del gas dai giacimenti "emergenti" non russi.

Per farsi un'idea degli interessi in gioco basti pensare che Tap ha oggi ribadito di aver già firmato contratti per 200 miliardi di euro per i prossimi 25 anni. E se non sarà Tap a fare il gasdotto, ci sarà qualcun altro pronto a farsi avanti. Anzi, c'è già, ed è Edison con il progetto Ig-Poseidon - con approdo a Otranto -che ha appena ottenuto dal ministero per lo Sviluppo economico la proroga all'autorizzazione per l'avvio dei lavori fino al 2016. Una storia maledettamente complessa.

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