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Zuffa nel Pd, Uccella prova a mediare: "Un punto fermo al disastro"

Dall'ufficio politico il richiamo a un dibattito più sereno. Sullo sfondo le diatribe fra Blasi e Piconese e la querelle sui circoli

LECCE – Un Pd scollacciato e litigioso, con la bava alla bocca e i fucili spianati. Pessima visione che preoccupa più di qualcuno nel partito. Il polverone sollevato di recente con la diatriba fin troppo accesa fra Sergio Blasi e Salvatore Piconese – sullo sfondo Ernesto Abaterusso e al centro i circoli di Cavallino e Tricase – fa saltare dalla sedia Umberto Uccella dell’ufficio politico che prova a mediare e chiedere un dibattito sereno. Ne va dell’immagine complessiva. 

“Che si tratti del commissariamento del circolo di Cavallino o del tesseramento del circolo di Tricase, ogni scintilla è buona per far saltare una polveriera. Ci rendiamo conto che così non si costruisce nulla? E che la credibilità stessa del partito viene, ogni giorno, messa a rischio?”

Uccella richiama alla coesione, perché è da questa che l’elettorato e l’opinione pubblica in generale giudicano l’affidabilità di un partito. E, questo non lo dice apertamente, ma è una considerazione che viene spontanea all’osservatore esterno, si perde terreno a favore degli avversari. Lapalissiano. Ma tant’è: i dirigenti in duello non ispirano gli animi e ne va della “qualità della proposta politica e programmatica”.

Quello di Uccella è un richiamo, però, generale, convinto che “nessuno possa chiamarsi fuori” e che non si possa addebitare “al segretario l’esclusiva responsabilità della tenuta unitaria del partito”. “Tanto più che siamo un partito di governo”, ricorda. “Ed al suo interno, vi sono personalità di primo piano del governo nazionale e di quello regionale, oltre ad un gruppo di eletti, deputati e consiglieri regionali che portano con sé un alto grado di popolarità e di radicamento sociale e territoriale”. “E, allora, deve cessare l’ostilità preconcetta. La competizione senza esclusione di colpi. La permanente delegittimazione reciproca”.

Beninteso, la riunificazione delle forze non significa per Uccello “rinuncia alla discussione, anche aspra, alla pluralità delle posizioni politiche sulle scelte del governo, della Regione e sui temi del partito e del territorio”. E ritiene che ci sia “bisogno di una sede in cui la segreteria, gli eletti e le personalità di maggior rilievo e responsabilità ritrovino le ragioni della comune appartenenza e del comune impegno politico. Non parlo dei ‘caminetti’ di un altro tempo – precisa -, ma della direzione del partito”.

La base di partenza: “Il riconoscimento oggettivo dei risultati di questi due anni. Da quando, cioè, è in carica il gruppo dirigente raccolto attorno alla segreteria di Salvatore Piconese. Elettoralmente, siamo il primo partito di Puglia. Avendo letteralmente capovolto la graduatoria dei risultati del Pd nelle province della regione. Sul piano del governo locale, poi, abbiamo ripreso vigore, dopo una lunga fase di vero e proprio crollo della nostra funzione di governo dei comuni salentini. I circoli, infine, hanno ripreso una loro vivacità, un loro profilo organizzativo più determinato ed il segnale di una crescita nel tesseramento fa guardare con più fiducia al futuro”.

“Solo chi è animato da spirito di ripicca e di ritorsione polemica non vede i fatti oggettivi che sono sotto gli occhi di tutti”. Prosegue. “E continua a descrivere un Pd in mano ad una manica di satrapi assetati di vendetta verso i propri competitori dell’ultimo congresso. Come se quel congresso -dopo del quale, tra l’altro, vi è stata la ricollocazione politica in maggioranza di due altri candidati segretario su tre - non dovesse mai finire”. E allora: “Possiamo mettere un punto fermo a questo disastro?”

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