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Discarica su falda, Lilt: “Spostarla, nel Salento più Arsenico e Berillio che a Taranto”

Nuovo appello inviato all’assessora all’Ambiente Maraschio, al governatore Emiliano e a tutti i sindaci . “La provincia di Lecce ha già il triste primato di morti premature in Puglia: 76 ogni 100mila abitanti”

LECCE – Nuovo appello della Lega italiana lotta tumori di Lecce per spostare la discarica prevista sulla falda acquifera di Corigliano d’Otranto. In quell’area una contaminazione chimica di Arsenico, Berillio e Vanadio “addirittura peggiore di quello rilevata a Taranto e nei territori a sud di Cerano in provincia di Brindisi”. Parole riportate nella lettera, corredata anche degli esiti del più recente degli studi sull’area: si tratta del progetto Extra-Geneo, una estensione del più noto dossier-pilota Geneo. Il report ultimo è stato terminato poco prima dell’inizio della pandemia e ha incluso anche Corigliano d’Otranto, cittadina che purtroppo rientra nel cluster di 16 comuni leccesi monitorati dall’Istituto superiore di Sanità proprio per l’elevata incidenza e mortalità per tumore.

Come per lo studio Geneo, Extra Geneo si è basato sull’analisi e sui carotaggi dei suoli in ben 52 Comuni della provincia di Lecce, comprendendo il territorio coriglianese, nel quale dovrebbe essere attivata la discarica. I referenti medici dell’organizzazione hanno inviato una missiva indirizzata ai parlamentari  salentini, a tutti i sindaci coinvolti, a Regione e Provincia, al governatore Emiliano e all’assessora all’Ambiente Anna Grazia Maraschio. “La soluzione deve essere trovata da tutti coloro che hanno responsabilità politiche, sindaci in primis. Dobbiamo chiudere il ciclo dei rifiuti, è vero, ma non è intelligente farlo sulla falda acquifera. Non è saggio. I primi cittadini non devono dire solo di no, ma adoperarsi per trovare un’alternativa. In generale, è urgente puntare su quelle azioni corali di crescita culturale di tutta la popolazione salentina”, dichiara Carmine Cerullo, presidente di Lilt Lecce e firmatario dell’appello assieme al direttore scientifico Giuseppe Serravezza.

“Preoccupa, sempre in provincia di Lecce, il recente triste primato pugliese delle morti premature (76 ogni 100mila abitanti) causate dalle polveri sottili del particolato fine (Pm 2.5). Un’ulteriore situazione allarmante che, secondo le analisi dell’Oms (organizzazione mondiale della sanità, ndr), ha comprovati legami anche con l’emergere di tumori ed altre patologie. Gli stessi dati Istat di mortalità per tumore in provincia di Lecce aggiornati al 2018, da noi pubblicati pochi mesi fa, continuano a destare preoccupazione come ormai avviene da oltre un decennio”, scrivono dalla Lilt Lecce.

Le preoccupazioni sanitarie e quelle per un disastro ambientale - nutrite non soltanto dalla Lilt ma da diversi sindaci, ambientalisti e cittadini – riguardano il fatto che ben due terzi della popolazione salentina beve di fatto l’acqua proveniente dalla falda “della discordia”. È lì che hanno sede i pozzi di emungimenti dell’Acquedotto Pugliese. La stessa società, assieme a esperti di Unisalento, aveva espresso nelle scorse settimane diverse apprensione per la salute dei cittadini  e per la vulnerabilità del sito,  nell'eventualità in cui la discarica dovesse essere attivata, come previsto dal nuovo piano regionale dei rifiuti. C’è anche da dire che l’assessora Maraschio, intervistata dalla nostra testata, aveva palesato aperture e possibilismi verso il trasferimento del sito, a patto che i primi cittadini salentini fossero pronti a indicare un’alternativa. 

La Lilt, intanto, cita anche altri studi precedenti che confermano la precarietà ambientale del sito di Corigliano d’Otranto. Oltre al dossier del professor Cotecchia, del 2002, anche quello del 2010, realizzato dal geologo di Unisalento Paolo Sansò. In quel report, si legge,  “i dati provenienti dal rilevamento diretto sul terreno, da indagini geognostiche eseguite per la realizzazione di una discarica in località Masseria Scomunica a Corigliano d’Otranto, nonché gli studi disponibili in letteratura (prof. Cotecchia ed al. del 2000 e 2002), permettono di evidenziare l’elevata vulnerabilità della falda carsica profonda ad eventuali inquinanti idroveicolati provenienti dalla superficie topografica. Risulta quindi palese” - scriveva il professor Sansò - “l’incompatibilità tra il campo di pozzi dell’Aqp, unica fonte di acqua potabile del Salento centro-meridionale, e la presenza di una discarica potenziale fonte di percolato…”.

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