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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

Covid e contagi sul posto di lavoro: la Puglia è quinta per il rischio di mortalità

In regione si contano 54 decessi, pari al 7,2 percento del totale di lavoratori. La classifica nazionale, su dati Inail, è stata elaborata dall'Osservatorio Vega. A rischiare di più sono gli impiegati

LECCE – Il Covid, in 20 mesi di pandemia, ha fatto vittime anche sul posto di lavoro. È capitato purtroppo spesso di contrarre il virus in ufficio, in fabbrica, sui cantieri, con esiti tavolta mortali.

E, nella classifica nazionale degli infortuni di questo tipo, la Puglia è al 5° posto con 54 decessi pari al 7,2 percento del totale di lavoratori impiegati. Alla Lombardia spetta la maglia nera per il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid con il 25,6 percento delle denunce (191 decessi),

Il totale di infortuni con esito mortale, in Italia, è pari a 747 nel periodo che va dal gennaio 2020 al 31 agosto 2021.

I dati Inail sono stati elaborati dall'Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre che ha tracciato una mappa della mortalità: Lombardia, Campania, Liguria, Abruzzo, Puglia e Molise si riconfermano come regioni con il più alto rischio.

Trentino Alto Adige, Basilicata, Sardegna, Toscana, Calabria e Veneto, al contrario, sono le regioni con un rischio di mortalità meno elevato.
 
In particolare il Veneto risulta essere la regione con il minor rischio, pur essendo tra le regioni con il più alto numero di occupati. Infatti, rispetto ad un’incidenza media nazionale pari a 32,6, il Veneto registra un indice di 15,6.
 
Guardando i dati nel dettaglio, tra luglio e agosto 2021 si contano altre 65 vittime che si aggiungono a quelle rilevate a fine giugno 2021 (erano 682) con un incremento pari al 9,5 percento.

“Importante sottolineare, come precisato dall’Inail, che di questi 65 casi, 5 decessi sono relativi a luglio e agosto, 45 al primo semestre 2021 e i restanti 15 infortuni mortali sono da ricondurre al 2020”, spiega il presidente dell'Osservatorio, Mauro Rossato, secondo il quale proprio questi dati confermerebbero l’efficacia dei vaccini.

Nella maggior parte dei casi (83,1 percento) i più colpiti sono stati gli uomini. La fascia d’età più a rischio è quella che va dai 50 ai 64 anni, con il 71,5 percento dei casi fatali.
 
L'Osservatorio Vega ha classificato i numeri anche sulla base dei settori lavorativi. Al primo posto per numero di denunce di morti di lavoro (88 percento) ci sono i comparti dell'industria e dei servizi.

Nei settori della sanità e dell'assistenza sociale si conta il 22,8 percento delle denunce con esito mortale. Seguono, con il 13 percento, il settore trasporti, con il 11,9 percento dei casi le attività manifatturiere e con il 10 percento quello del commercio.
 
Per quanto riguarda le professioni, a rischiare di più, durante la pandemia, sono stati gli impiegati, gli addetti alla segreteria e agli affari generali (con il 10,3 percento dei decessi).

Al 2° posto vi sono i tecnici della salute (infermieri e fisioterapisti) con il 9,8 percento dei casi totali. Seguono conduttori di veicoli a motore (7,8 percento), i medici (5,2 percento).

E ancora: gli operatori sociosanitari (4 percento), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione con il 3,3 percento.

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