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Martedì, 16 Aprile 2024
Salute

Emergenze, ambulanze senza infermieri e medici pronti alle dimissioni

La denuncia di Fp Cgil: troppo spesso a Lecce i pazienti si ritrovano con il solo soccorritore, con competenze limitate, e bisogna distrarre personale dall'ospedale "Vito Fazzi", creando disequilibri e stress. Sempre in attesa, poi, delle stabilizzazioni

LECCE – Doveva essere un’eccezione, ma sta diventando prassi. Sempre più spesso, a Lecce, non vi sono infermieri per le ambulanze delle postazioni “India” del 118. E i medici in convenzione minacciano le dimissioni in massa, per una situazione divenuta ormai insostenibile, a causa del sovraccarico di lavoro e delle inevitabili disfunzioni.

“Il rischio di errore, di infortunio sul lavoro e di burnout diviene ancora più alto di fronte a tale criticità. Non a caso sono già numerose le richieste di trasferimento di reparto ed esenzioni dal servizio sul mezzo mobile”, spiega a tale proposito Floriano Polimeno, segretario provinciale della Funzione pubblica di Cgil Lecce. “Chiediamo al direttore generale un intervento risolutivo”. La missiva alla direzione generale dell’Asl è già partita, con la richiesta di un incontro urgente.

A Lecce, nell’ultimo anno, il problema si è verificato soprattutto per le autoambulanze Stadio, Sant’Oronzo e Vecchio Fazzi. Una situazion che crea disequilibrio di fronte alle emergenze. Tanto che, spiegano dalla Cgli, davanti a un evento straordinario, occorre con sempre maggiore frequenza ricorrere alle ambulanze del nuovo ospedale Vito Fazzi, distraendo il personale in servizio e sovraccaricandolo di un’attività che secondo il piano di organizzazione territoriale del servizio 118 (in base a densità di popolazione, distanze chilometriche, qualità di risposta) avrebbe dovuto essere appannaggio delle giù citate postazioni.

“Chiedere sacrifici sempre e solo allo stesso personale è paradossale”, dice Polimeno. “Lavoratrici e lavoratori sono stremati dal carico di lavoro e dalla responsabilità. Senza dimenticare il rischio clinico dei pazienti che si ritrovano in prima battuta ad essere soccorsi da postazioni sprovviste di personale infermieristico”. Succede così che pazienti si ritrovino davanti solo il soccorritore, le cui competenze non prevedono l'esecuzione dell'elettrocardiogramma, dello stick glicemico e l'infusione di terapia farmacologica. Ovvero, quell’attività che un infermiere potrebbe somministrare su delega, dopo disposizione del medico di centrale operativa. In certi casi, sono procedure che possono fare la differenza fra la vita e la morte, come per gli infarti del miocardio, gli arresti cardio-respiratori e gli ictus.

Intanto, aggiungono da Cgil, decine di medici su un centinaio a livello regionale, continuano a sperare nel rinnovo della convenzione da parte dell’Asl, sempre in attesa di una stabilizzazione che sembra una chimera. Tanto da poter anche arrivare alle dimissioni di massa. “Già nel 2018 la Puglia ha predisposto un progetto per il passaggio del personale del 118 alla dipendenza dell’Agenzia regionale per l’emergenza urgenza”, ricorda Polimeno.

"Definiti i presupposti giuridici delle assunzioni e avviato il confronto con i sindacati, il percorso si è arenato. Al momento parte del personale attende l’internalizzazione in Sanitaservice, ma i medici ancora aspettano. Vogliamo sperare che ciò non avvenga per l’ostruzionismo di qualche sigla sindacale rappresentativa della medicina convenzionata”, accusa. “Sarebbe ingiusto ed assurdo. Piuttosto si riprendano i lavori di un progetto organico sul sistema di emergenza e urgenza, che tenga conto di tutti i professionisti coinvolti. Garantiamo loro la continuità del loro indispensabile lavoro, trasformando la convenzione da tempo determinato a tempo indeterminato”, conclude Polimeno facendo eco alla richiesta inviata dalla segreteria regionale della Funzione pubblica al presidente Michele Emiliano.

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