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Martedì, 16 Aprile 2024
Salute

Meno rischi per le guardie mediche: l'Asl presenta il Piano al prefetto

Sedi chiuse dopo le 22.30, potenziamento della sorveglianza e degli strumenti video, accompagnamento al domicilio per i medici. Narracci, Asl: "Un buon risultato per la sicurezza di tutti"

LECCE – La Asl intende innalzare il livello di sicurezza per i professionisti delle guardie mediche alla luce dei tentativi di aggressione fisica subiti quando erano in servizio. Ed ha messo a punto un Piano che è stato presentato oggi al prefetto di Lecce, Claudio Palomba.

Il progetto, condiviso anche con l’Ordine dei medici, poggia sulle indicazioni fornite dallo stesso Palomba rispetto alla possibilità di prevedere un accompagnamento dei medici durante le visite domiciliari.

Ed è proprio questa la novità, come ha spiegato il direttore generale della Asl di Lecce Ottavio Narracci: “Il medico potrà recarsi presso il domicilio del paziente servendosi di un’auto con a bordo un autista accompagnatore. Quest’ultimo non potrà scortare ovviamente il professionista all’interno dell’abitazione, ma rimarrà in collegamento con il medico per mezzo di un dispositivo di allerta elettronico”.

In caso di pericolo, il medico potrà quindi lanciare un messaggio di soccorso e l’accompagnatore, avvisato in tempo reale, sarà libero di intervenire a seconda della necessità.  

“Il servizio di accompagnamento domiciliare sarà attivo in una quindicina di sedi di guardia medica, quelle più esposte ai rischi perché decentrate o perché chiamate a servire un bacino d’utenza più grande che comprende diversi comuni”, ha puntualizzato Narracci.

Il livello di guardia, infatti, è decisamente salito dopo il tentativo di violenza sessuale subito, agli inizi di marzo, da una dottoressa a Taviano. Quell'aggressione, sventata per un pelo grazie al sangue freddo sfoderato dalla professionista, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La Asl di Lecce è corsa ai ripari, potenziando anche i servizi di videosorveglianza. Il piano diventerà operativo a partire dal 1° giugno, ma il numero uno della Asl ha assicurato che alcune misure sono state prese immediatamente: “Il sistema di allarme è già attivo nelle varie sedi e stiamo provvedendo ad omologare tutte le sedi ai requisiti di sicurezza previsti dal contratto collettivo nazionale”.

In più, le sedi dovranno rispettare l’orario di chiusura delle 22*30, dopo il quale i medici potranno garantire soltanto consulenze telefoniche. “Sarà anche rafforzato il sistema di vigilanza passiva per mezzo di ronde effettuate dagli istituti di vigilanza privata, già sono contrattualizzati con la Asl – ha aggiunto Narracci -. I medici saranno presi in carico dall’azienda con più decisione e potranno seguire un corso di formazione per la gestione del rischio di aggressione”.

Il progetto, già inviato al dipartimento regionale della Salute, sarà presentato al comitato permanente aziendale che rappresenta i professionisti della medicina generale ed i medici della continuità assistenziale.

“Non pretendiamo di aver così risolto tutti i problemi – ha concluso il direttore generale - ma abbiamo sicuramente prodotto un grosso sforzo, in linea con le indicazioni fornite dal prefetto, per elevare il più possibile il livello di sicurezza sia per il personale medico in servizio, sia per i cittadini che usufruiscono delle prestazioni”.

Il problema, che ha una dimensione regionale, è stato preso in carico anche dal dipartimento regionale della Salute. Il direttore, Giancarlo Ruscitti, oggi ha incontrato il presidente dell’Anci Puglia Domenico Vitto per individuare soluzione operative capaci di prevenire i fenomeni delle aggressioni ai medici della continuità assistenziale.

La Regione Puglia ha chiesto al presidente di Anci Puglia di sensibilizzare i sindaci affinché si possano individuare luoghi nei quali collocare le sedi di continuità assistenziale, caratterizzati dalla presenza di altre sedi istituzionali, con particolare riferimento ai comandi o sedi di polizia municipale. L’obiettivo è quello di scongiurare l’isolamento fisico dei medici che rischia di favorire comportamenti aggressivi

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