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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

No ai tamponi di massa. Lopalco: "Non sono uno strumento di prevenzione"

L'epidemiologo, rispondendo a sindacati di polizia e Ordine dei medici, ha spiegato che il tampone rileva il virus solo in coloro che in quel momento sono portatori. È possibile quindi fare diagnosi solo in caso di sospetto contagio

LECCE – Tamponi di massa per rilevare il virus? No, grazie. La ricerca a tappeto del virus in una platea di soggetti asintomatici, infatti, non sarebbe utile né come mezzo di prevenzione in ambito ospedaliero, né per tutelare la salute degli operatori. A ribadirlo è il responsabile della task force regionale Pier Luigi Lopalco che ha voluto rispondere alle richieste di avviare screening di massa per la ricerca del Covid-19 formulate dai sindacati di polizia e dal presidente dell'Ordine dei medici.

Lopalco ha spiegato che il tampone rileva il virus, peraltro in modo non ottimale, solo in coloro che in quel momento sono portatori del virus. È possibile quindi fare diagnosi di coronavirus in caso di sospetta infezione. “Il sospetto - ha spiegato - può essere legato o alla presenza di sintomi o di contatto con un caso accertato di Covid-19. Con una tale strategia di ricerca in Puglia si riesce ad ottenere un livello di positività al tampone intorno al 5 percento. E fra i soggetti positivi un terzo circa dei sospetti è asintomatico”, ha aggiunto. Andando a ricercare i positivi con l'attuale sistema, insomma, si identifica appena il 2 percento di asintomatici sul totale dei tamponi.

“È un buon risultato, considerando che tale soggetti costituiscono comunque una potenziale fonte di contagio – ha precisato l'epidemiologo -. Ma si capisce bene come, se invece tale indagine fosse eseguita su una platea random di asintomatici, il numero di portatori positivi sarebbe irrisorio. Non solo: la quota di falsi negativi e falsi positivi da gestire sarebbe superiore a quella dei veri positivi eventualmente identificati”.

In poche parole, secondo l'epidemiologo, il tampone non sarebbe un buon test di screening. Lopalco ha anche sottolineato un possibile effetto collaterale: ovvero un aumento del carico di lavoro dei laboratori che comporterebbe ritardi per analisi di altri pazienti che hanno necessità di avere risultati in tempi brevi. Il test negativo, infine, potrebbe anche indurre a comportamenti più rilassati nei confronti delle misure di distanziamento e nel corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale suoi luoghi di lavoro. “Insomma, più tamponi sì, ma con criteri dettati dalla scienza. Tamponi di massa o sistematici agli operatori sanitari non sono solo inutili, ma anche dannosi”, ha concluso Lopalco.

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