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Salute

Assistenza ai migranti nei campi, arriva nel Salento il progetto Supreme

Accordo fra Asl e Aress. Medici, legali, esperti in sicurezza sul lavoro e test sierologici per i lavoratori stagionali

LECCE – Favorire l'assistenza integrata, la cura e il trattamento per salvaguardare la salute dei migranti in condizione di grave vulnerabilità negli insediamenti pugliesi. E’ questo il fine del progetto Supreme (acronimo di Sud protagonista nel superamento delle emergenze) che oggi ha preso le prime mosse anche nel Salento, presso il polo formativo dell’Asl di Lecce, in via Miglietta.

Finanziato dall’Europa nel quadro dei Programmi Fami e Emas per i richiedenti asilo o rifugiati e l’assistenza nelle emergenze, il progetto Supreme ha avuto il suo incipit a Foggia e in Capitanata, dove elevata è la concentrazione di immigrati per il lavoro agricolo stagionale. In Puglia è gestito dall’Agenzia regionale per i servizi socio sanitari (Aress).

Il progetto, dunque, ha preso il via dall'accordo siglato dal direttore generale dell’Asl, Rodolfo Rollo, l’Aress Puglia e la presidenza della Regione Puglia e include misure specifiche per far fronte all'emergenza Covid-19 ancora in atto, proponendo visite mediche con possibilità di eseguire test sierologici rapidi. All’incontro di oggi erano presenti il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asl di Lecce, Giovanni De Filippis, insieme ai delegati dei servizi socio-sanitari delle varie articolazioni dell’Asl e dei distretti, quello di Nardò e l'Area socio sanitaria, i direttori delle Caritas delle quattro diocesi salentine (Lecce, Nardò-Gallipoli, Otranto e Ugento-Santa Maria di Leuca), l'imam della moschea di Lecce, i rappresentanti del Centro italiano rifugiati (Cir), del Centro d’innovazione didattica dell’Università del Salento e delle associazioni del territorio impegnate nella tutela dei diritti dei migranti.

“L'incontro di oggi ha consentito un confronto diretto tra i vari stakeholders salentini, tale da poter definire il ruolo della Asl Lecce in questo progetto e nello stesso tempo allargare gli ambiti dello stesso a una mappatura dei bisogni sociali e sanitari dei residenti più vulnerabili”, spiega De Filippis. “Infatti, s’intende fornire una risposta tempestiva e concreta ai bisogni sanitari e primari, legati anche agli aspetti socio-lavorativi e legali, attraverso un'equipe multidisciplinare che andrà incontro agli utenti grazie ad un'unità mobile, oltre a un punto di riferimento stabile che sarà istituito presso la Asl a Lecce”.

L'equipe impegnata nel progetto Supreme sarà composta da un medico, un mediatore culturale, un operatore di area psicologico-sociale, un legale, un infermiere e un tecnico della prevenzione esperto in sicurezza sul lavoro. Saranno eseguite attività di assistenza e monitoraggio delle condizioni di salute, presa in carico dei casi più vulnerabili, supporto e orientamento legale in tema di salute e lavoro, alfabetizzazione sociale e sanitaria, soprattutto volta a contenere l'epidemia di Covid-19 in corso. “La stessa equipe – sottolinea il direttore De Filippis – lavorerà non in sedi di rappresentanza, ma in quei luoghi di aggregazione vicini ai migranti e suggeriti anche da parte dei convenuti e dalle associazioni che lavorano sul territorio, lì dove è più possibile incontrarli facendo in modo di aprire la pubblica amministrazione ai loro bisogni”.

Oltre, al campo Boncuri di Nardò, questa equipe lavorerà in diversi comuni salentini, a partire dal 20 luglio e fino al 30 settembre, realizzando ben 40 interventi resi più efficaci dalla creazione di una rete tra istituzioni e organizzazioni no-profit. “C'è una Puglia sommersa che deve essere riconosciuta nell'interesse della sicurezza di tutti. Pensiamo a quelle persone che vivono sul territorio, che hanno contatti costanti con la società ma che nello stesso tempo non esistono ufficialmente e non hanno alcuna copertura sanitaria. Quelle persone – conclude De Filippis - hanno bisogno di emergere per se stesse e per rendere più sicura la nostra società, specialmente nella situazione emergenziale che stiamo vivendo”.

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