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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Covid-19, chi rientra dalle zone colpite deve comunicarlo ai sanitari

Disposizioni della Regione per contenere il virus per chi torna da Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. L'Ateneo crea una sua task-force, ma le attività proseguono. Otranto: cittadino tornato dalla Cina in quarantena

BARI – Focolai epidemici, al momento, non ve ne sono. Allo stato attuale, in Puglia, vi sono cinque casi al vaglio, riguardanti pazienti che presentano sintomi sovrapponibili a quelli del nuovo Coronavirus e che sono senz’altro difficili, di primo acchito, distinguere da quelli riguardanti altre forme virali. Ma è stato così anche per tutti gli altri episodi verificati finora e che sono risultati negativi. Non c'è quindi alcun motivo di allarmarsi.

Se non si registrano casi, però, almeno per il momento, secondo il presidente della Regione, Michele Emiliano, l’insorgenza potrebbe essere più che probabile, visto il rientro in Puglia, presso i luoghi di residenza originari, di tanti cittadini provenienti dal Nord, per via dell’adozione delle misure di contenimento delle regioni colpite. Per questo, ha firmato oggi un provvedimento con disposizioni urgenti in materia di prevenzione sul Covid-19, nel tentativo di porre un argine.

Il documento, rinvenibile sul sito web istituzionale di via Capruzzi, invita tutti i cittadini che rientrano in Puglia “provenienti dal Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, e che vi abbiano soggiornato negli ultimi quattordici giorni, a comunicare la propria presenza nel territorio della Regione Puglia con indicazione del domicilio al proprio medico di medicina generale ovvero, in mancanza, al Servizio Igiene e Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda Sanitaria Locale territorialmente competente al fine di permettere l'esercizio dei poteri di sorveglianza sanitaria”.

L'obbligo, invece, riguarda tutti coloro "che sono transitati e hanno sostato dal 1° febbraio 2020 nei comuni di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D'Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini nella Regione Lombardia, di Vo' nella Regione Veneto", come previsto dall'articolo 1 del Dpcm del 23 febbraio 2020. 

Mancando casi accertati di infezione da Coronavirus, la Regione Puglia non può emanare un’ordinanza con misure più stringenti di contenimento. Queste, infatti, sono previste dal decreto legge del 23 febbraio 2020, proprio laddove vi sia almeno un episodio certificato di contaminazione. Si resta ora in attesa della riunione di domani mattina, prevista per le 10, allorquando il capo nazionale della Protezione civile convocherà tutti i presidenti di Regione per impartire disposizioni.

Il rettore: "Le attività didattiche non sono sospese"

Intanto, il rettore dell’Università del Salento, ha diramato una nota, spiegando che, mancando casi di contagio in Puglia, per il momento non è presa in considerazione la possibilità di sospendere l’attività didattica. D’altro canto, sottolinea lo stesso rettore, non sono giunte indicazioni in tal senso dalle autorità. “Stiamo comunque costantemente monitorando la situazione in collegamento diretto con l’Asl, a sua volta collegata alla Regione e al Ministero, seguendo le indicazioni che ci arrivano da Oms, Istituto superiore della sanità e Ministero della salute”, rassicura Pollice.

L’Università si è premurata anche di acquisire il parere di alcuni epidemiologi di livello nazionale, per ottenere informazioni su come operare per prevenire o rallentare la diffusione del virus. È stata quindi costituita una task force di docenti il cui compito sarà di “proporre ogni azione preventiva utile a contenere e gestire l’emergenza epidemiologica da Covid-19 nel nostro Ateneo”. Il team ha partecipato al tavolo interistituzionale do oggi in Prefettura (ne parleremo a parte, Ndr) e “ha il compito di studiare le soluzioni organizzative più appropriate per lo svolgimento delle varie attività universitarie”. Quindi, anche gli appelli di esame e di laurea, missioni, servizi a diretto contatto con il pubblico, misure igieniche, e via dicendo. Il tutto, in coordinamento con il medico competente d’Ateneo.

Nelle scorse ore tutta la comunità accademica è stata inoltre invitata a mettere in atto i comportamenti elencati nel documento “Le dieci regole da seguire”, diramato dal Ministero della salute e Istituto superiore di sanità per ridurre i rischi. Sono state fornite indicazioni perché non vengano autorizzati nei prossimi giorni viaggi di studenti nelle aree a rischio. “Eventuali ulteriori misure che si rendessero necessarie verranno tempestivamente comunicate. Segnalo infine che, su invito della Conferenza dei rettori delle Università italiane, ogni decisione in merito sarà presa di concerto con l’Autorità sanitaria regionale e in coordinamento con le altre Università della Puglia”, conclude Pollice.

Otranto: tornato dalla Cina, cittadino in quarantena

Proprio oggi, intanto, il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, ha emanato un’ordinanza (la numero 23 del 24 febbraio 2020, pubblicandola sull’Albo pretorio, ed è consultabile online sul sito web del Comune) per ordinare la quarantena nel caso di un cittadino locale, che è rientrato il 21 febbraio, proveniente dalla Cina, dove ha soggiornato nell’area affetta dall’epidemia. La proposta è partita dal Dipartimento di prevenzione servizio igiene e sanità pubblica di Martano, dopo la segnalazione del Commissariato di polizia, all’atto dell’ingresso in Italia.

Il sindaco, sulla scorta di ciò, ha quindi emanato l’ordinanza che impone al cittadino la cosiddetta “permanenza domiciliare fiduciaria”, che ha durata di quattordici giorni, prevede una sorveglianza attiva e che è valida fino al rilascio dell’attestato di superamento del periodo di quarantena.

Ovviamente, per ragioni di privacy, le generalità sono state omesse nell’ordinanza. Il cittadino, dunque, ha l’obbligo di essere reperibile al domicilio per le due settimane indicate (pena, una denuncia penale). Si tratta chiaramente di una persona asintomatica, ma l’adozione della misura è in questo caso obbligatoria, come impartito dal Ministero della salute attraverso un’ordinanza che riporta le più recenti misure di profilassi.

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