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Giovedì, 28 Marzo 2024
Su pazienti fragili

Tecnica innovativa per l'insufficienza mitralica: i primi due interventi al Dea

Si tratta di una patologia che, in forma moderata o severa, colpisce il 10 percento circa della popolazione con età superiore ai 70 anni. Nel giro di 5 anni può portare a un incremento della mortalità del 50 percento

LECCE – Secondo la letteratura medica l’insufficienza mitralica di grado moderato o severo riguarda circa il 10 percento della popolazione con età superiore ai 70 anni. Si tratta di un malfunzionamento della valvola mitrale - la struttura che separa il ventricolo dall'atrio sinistro del cuore - che porta a un rigurgito di sangue con sovraccarico nel circolo polomonare e disturbi respiratori.

Senza cure adeguate, nell’arco di 5 anni l’incremento del tasso di ospedalizzazione per questa patologia è del 90 percento e quello della mortalità del 50 percento. Circa la metà dei pazienti che avrebbero bisogno di un intervento chirurgico non è però nelle condizioni di affrontarlo.

Un’alternativa alla terapia farmacologica è rappresentata nelle tecniche mini invasive di plastica della valvola mitralica per via percutanea. A questo proposito presso il Centro Cuore del Dipartimento Emergenza e Accettazione del “Vito Fazzi” sono stati realizzati i primi due interventi, con un sistema denominato “Mitraclip”, dall’equipe composta da Giuseppe Colonna (direttore di Cardiologia ed Emodinamica), da Antonio Tondo e Marco Mussardo con il supporto cardio anestesiologico di Matteo Miccoli e quello infermieristico e tecnico.

L’intervento si effettua in anestesia generale attraverso un catetere che si introduce con una puntura della vena femorale a livello inguinale. Mediante una guida ecografica e radiografica, il catetere avanza nel cuore sinistro attraversando il setto interatriale giungendo in prossimità della valvola. Quindi, attraverso il catetere, si introduce una clip che viene agganciata e rilasciata sui lembi della valvola mitrale riducendo o addirittura annullando il rigurgito. Subito dopo l’intervento i pazienti possono essere già risvegliati, il giorno successivo si mobilizzano e in pochi giorni possono ritornare a casa.

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