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Sabato, 20 Aprile 2024
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Due donne "salvate" dall’amicizia: vivono in auto tra molestie e solitudine

A Casarano una 50enne e una 42enne trascorrono la notte sui sedili del veicolo, nonostante i gravi problemi di salute e momenti di paura. Un'avvocata le affianca nella vicenda

CASARANO – A volte una pensilina precaria. Altre, il parcheggio di fortuna sotto alle fronde cascanti di un albero massiccio. O, ancora, la sensazione di sentirsi con le “spalle coperte” dietro a un maxi pannello pubblicitario. Ma è solo l’illusoria protezione che una strada non potrà mai fornire alle donne. Specie quando sono inermi. La storia di solitudine, ma fatta di tanta amicizia, fra due cittadine, Luisa e Simona (i nomi sono di fantasia, per tutelarne la sicurezza), comincia lo scorso 24 luglio.

Quando, a seguito di uno sfratto per morosità, finiscono letteralmente per strada. E lì che dormono, da quel dannato giorno, sui sedili dell’auto di una delle due.  Una di 50 anni, casaranese. L’altra, più giovane, di 46 anni: quest’ultima è originaria di Trinitapoli, in provincia di Foggia e da anni è domiciliata nella cittadina del basso Salento. Affetta da problemi psicofisici, è l’unica a percepire una pensione (di invalidità) fra le due: una somma mensile di 290 euro che le due donne gestiscono assieme.

In un primo momento, per un paio di anni, le due hanno vissuto in un appartamento nella cittadina, fino a quando la 50enne, impiegata come assistente presso un'anziana, ha perso il lavoro. Il proprietario di casa ha dimostrato loro comprensione, concedendo tempo e prorogando i termini della scadenza. Ma, con i pochi aiuti del servizio sociale comunale, le due non ce l’hanno comunque fatta. Sono state costrette ad  abbandonare l’abitazione. Lasciando all’interno gli stessi mobili di proprietà, poiché non avrebbero saputo dove piazzarli.  Le suore del posto le sostengono, offrendo loro un pasto a pranzo e la possibilità di una doccia (Simona e Luisa, in cambio, offrono servizi come pulizia del bagno, ecc.). Ma, purtroppo, non possono ospitarle in maniera stabile poiché, per regolamento, la struttura è destinata alle sole ragazze madri. Situazione analoga per il parroco: a lui è consentito offrire soggiorno ai soli uomini. “Siamo davvero sfinite”, dichiara Simona. “L’unico appello che sento di fare è quello alla speranza. E’ già difficile vivere in auto, peraltro con 290 euro che non bastano neppure per benzina e assicurazione. Ogni notte è una fortuna trovare un servizio igienico, procacciarsi del cibo. Prima lavoravo, tanto. E’ ciò che più mi manca”.

 E così, le due amiche, sono costrette a vagare, di volta di volta, nel piazzale di in un distributore carburanti, nella pubblica via o nel parcheggio dell’ospedale dove, una mattina, sono state svegliate dalle forze dell’ordine. Ma l’odissea delle due donne è nulla fino a quando, circa due giorni prima di Ferragosto, mentre si trovavano sulla strada che collega Casarano a Matino, cercando di dormire, hanno notato un uomo. Se ne stava in piedi, vicino allo sportello: comunicava a qualcuno le condizioni delle donne: “Sono sole, una sta dormendo”. L’individuo si è poi allontanato, vedendo la 50enne sveglia ma, il giorno successivo sono tornati in due.

Hanno puntato le luci alle spalle del veicolo-rifugio e parcheggiato. Simona e Luisa, fortunatamente, hanno avuto la prontezza di avviare il motore e fuggire, temendo una rapina o una violenza. Sono state inseguite per un tratto e, spaventate, hanno chiesto aiuto. Alla presenza dell’avvocata Anna Maria Borgia del Foro di Lecce, nelle cui mani è ora il loro caso, si sono recate presso la stazione dei carabinieri di Casarano, per sporgere denuncia su quanto accaduto. I militari sono al lavoro, nella speranza di acciuffare i responsabili, ma il problema domiciliare e delle condizioni di salute restano. Eccome se restano.

La 46enne, intanto, h avuto alcune complicazioni alle vene degli art inferiori. Sottoposta a una visita presso l’ospedale di Tricase, i medici le hanno consigliato riposo assoluto e fornito alcune prescrizioni sanitarie. Ma è davvero complesso stendere le gambe tese, nella posizione rannicchiata di un’autovettura. E le vicende mediche non mostrano miglioramenti. Il legale, intano, aveva scritto ai servizi sociali di Casarano, indirizzando la missiva allo stesso sindaco. La risposta, nonostante il periodo ferragostano, è stata celere: dall’amministrazione hanno risposto che, oltre a qualche centinaio di euro concesso in un primo momento, altro non si può fare. La “patata bollente” è stata pertanto passata all’Ufficio casa della cittadina, ma è tecnicamente impensabile una risposta a breve termine nell’affidamento di un alloggio. L’avvocato delle due donne ha inoltre scritto al prefetto, per chiedere contezza del cosiddetto Pis, un intervento di Pronto intervento sociale, per far fonte all’emergenza delle due donne.  A oggi, però, non è giunta alcuna risposta.

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