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Incagliata sugli scogli di Punta Pizzo. Usata nell’ultimo sbarco dei migranti

Il “Mesta” di 13 metri dopo oltre un mese giace ancora insabbiato sul litorale sud di Gallipoli. Affidato in custodia al Comune, ma il recupero è difficoltoso

GALLIPOLI – Incagliata da oltre un mese nei bassi fondi e tra la scogliera del litorale sud di Gallipoli, in un tratto angusto del parco naturale di Punta Pizzo, e mai recuperata. Ma il giallo è meno fitto di quanto possa sembrare. Spiaggiata e semi affondata dal 23 ottobre scorso  l’imbarcazione a vela di 13 metri è quella a bordo della quale alcuni scafisti hanno trasportato l’ultimo carico umano di migranti spingendosi fino alle insenature del litorale di Punta Pizzo prima di incagliarsi tra gli scogli della costa. All’alba di quella giornata infatti le forze dell’ordine  rintracciarono un gruppo di 32 migranti (otto uomini, altrettante donne e 16 minori) di nazionalità siriana che, dopo lo sbarco, si erano spinti risalendo il litorale e le zone di vegetazione del parco naturale, verso la statale 274 Gallipoli-Leuca, nei pressi di contrada li Monaci.

I controlli portarono subito ad identificare lungo il litorale sud l’imbarcazione con la quale era stata effettuata l’ennesima traversata. Si trattava proprio della barca a vela che ancora oggi è relegata nello specchio d’acqua del litorale di Punta Pizzo. Si tratta di un cabinato mono albero, modello di fabbricazione Moody, battente bandiera italiana, anche se sembra intestato in uno dei paradisi fiscali americani, il Delaware (uno degli stati federati degli Stati Uniti) e che porta inciso sulla fiancata destra della poppa il nome di “Mesta”. Una barca di un valore commerciale anche considerevole oscillante tra i 70 e 100 mila euro.Barca a vela abbandonata litorale  punta pizzo-2

Da oltre un mese dunque quello che potrebbe essere ormai definito un relitto giace, semi affondato, in balia delle onde ed è in attesa di conoscere il suo futuro. Dopo i controlli di rito da parte delle autorità e in particolare della capitaneria di porto di Gallipoli, per reperire documentazioni o attrezzature, con la messa in sicurezza e il recupero dei quantitativi di gasolio a bordo, e terminate le esigenze istruttorie dell’autorità giudiziaria, l’imbarcazione è stata consegnata in custodia al Comune e all’Autorità del parco naturale di Punta Pizzo. Di fatto ora quella barca, che non è escluso possa essere stata oggetto anche di atti sciacallaggio e depredata di strumentazioni o delle vele, è da considerarsi come un rifiuto da dover smaltire. Le operazioni però non sono così agevoli: l’impraticabilità della zona, difficilmente raggiungibile per praticare operazioni via mare o anche via terra tra le dune e la fitta vegetazione del parco naturale, hanno sinora ostacolato e reso difficoltoso il recupero. L’ufficio Ambiente del Comune a cui è stata assegnata anche la gestione di tutte le problematiche relative al parco naturale regionale “Isola di Sant’Andrea e litorale Punta Pizzo”, come fatto anche nel passato per il recupero di altre imbarcazioni incagliate in quel tratto di costa, sta monitorando la situazione e di concerto con l’autorità marittima e il circolo di Legambiente, sta valutando quali interventi possano ritenersi più adeguati per garantire un recupero o per contenere ed evitare danni ambientali.                                                 

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