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Sabato, 20 Aprile 2024
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Caos spesometro e crisi, la guerra dei commercialisti alla burocrazia

Nel meeting di Aidc l'indice contro riforme che affossano il Paese. Il viceministro Casero: "Salvaguardare sviluppo e ridurre deficit"

LECCE – Una folta cornice di pubblico raccolta nell’atmosfera del teatro Politeama Greco di Lecce, ma in scena non va un recital, quanto argomenti concreti e complessi. Già, perché il pubblico è quello di commercialisti e i temi sul tavolo, in una trattativa che assume quasi i connotati di un braccio di ferro con il governo, riassunti nell’efficace e pungente slogan scelto: “Professionisti, protesta, proposta”. Con occhi rivolti non solo all’interno del proprio ordine, ma anche e soprattutto verso l’impresa zoppicante in Italia e il contribuente confuso.

E’ stata la capitale del barocco a ospitare, oggi, il sesto meeting nazionale dell’Aidc (Associazione italiana dottori commercialisti ed esperti contabili). E il clima di tensione che si respira nell’ordine professionale appare ben evidente nelle parole lanciate dal presidente dell’associazione, Andrea Ferrari, che non usa mezzi termini, parlando di “una legislazione fiscale caotica, per contenuti e per metodi, che non ci lascia respirare” e di “un quadro economico in disgregazione, che non ci porta il lavoro che vorremmo”.

Ferrari: “Un suffisso non rende nuove le cose”

“Rappresentanti di categoria criptici, che procedono manu militari in riforme di cui non conosciamo neanche il contenuto”, ha detto Ferrari in un accorato intervento, lanciando un allarme. “Si tratta, ora, di intervenire, individualmente e collettivamente, per cambiare le cose”.

“Sono molti i  motivi di protesta – ha aggiunto - di una categoria che si vede attaccata da più fronti. Bisogna smettere di subire passivamente quanto accade e riprendere, rivendicandolo, il nostro ruolo di attori della realtà del Paese. Intervenire, in maniera determinata e precisa, sul nostro futuro, per il nostro futuro”.

“Non basta attribuire il suffisso ‘4.0’ a cose vecchie per renderle nuove: le cose vanno cambiate, drasticamente”, ha proseguito Ferrari. “Non esiste una burocrazia 4.0. La burocrazia deve essere arginata, razionalizzata. Non è oltremodo tollerabile una riforma fiscale che si dice moderna, ma che ci riduce ad impiegati del fisco. Non è infatti accettabile il continuo riversamento di attività di competenza della pubblica amministrazione sulle spalle del contribuente e, quindi, direttamente sulla nostra categoria”. 

“Se è pur vero che la riforma digitale deve essere fatta – ha aggiunto -, non si può prescindere dal rivendicare che sia fatta con il concorso dei dottori commercialisti e non  sulla loro pelle. Il tavolo tecnico di confronto con il Mef deve essere allora effettivo e non solamente annunciato, salvo poi non essere indetto proprio nel momento in cui ce ne sarebbe stato bisogno”.

“Misure concrete per far ripartire il Paese”

Per il presidente Ferrari “c’è bisogno di un concreto impulso all’aggregazione: piccole e concrete misure che ci inducano a cercare nei colleghi la nostra forza. Piccole misure come la riduzione al 50 per cento  della ritenuta per gli studi strutturati i quali, oggi, sono invece penalizzati in un quadro tributario e normativo che si muove in senso contrario, non promuovendone la strutturazione. Ma, soprattutto, è necessario che in questo Paese si faccia tornare la voglia di fare impresa, oltre che di fare professione”.

Senza titolo-1-5-61Ancora: “Bisogna demolire le barriere all’esercizio dell’attività di impresa e professionale; bisogna consentire all’impresa ed alla professione di nascere e crescere. Proporre la detassazione del reddito incrementale per imprese e professionisti: una misura che blocca la spesa pubblica, impedendole di espandersi, e favorisce la ripresa economica. Concretamente".

Non è più tollerabile che due misure come l’Ace e l’Iri, misure concrete a favore della capitalizzazione e della crescita dell’impresa, vengano cancellate in una notte, per esigenze contingenti di gettito. Siamo un Paese vecchio, arretrato e che continua a perdere terreno di giorno in giorno. Tutto è piegato alle esigenze di gettito, ovvero ad una spesa mai controllata e mai veramente contenuta e questo sì che dovrebbe essere invece attuato, per consentire una vera e reale contrazione dell’imposizione fiscale. Le nostre imposte – ha sottolineato Ferrari - vanno a pagare gli errori del passato, a cui si aggiungono inesorabilmente  quelli di oggi, se continueremo a perseverare nell’errore senza costruire nulla di nuovo e produttivo”.

Video: intervista ad Andrea Ferrari

Pelillo: “Spesometro con cadenza annuale”

Fra gli altri interventi, quello del capogruppo del Pd in Commissione finanze alla Camera, Michele Pelillo che si è soffermato sui tre punti chiave della risoluzione approvata con parere favorevole del Governo in tema di fiscalità. Ovvero: “Spesometro con cadenza annuale, accorpamento di fatture di piccolo importo e semplificazione nella comunicazione dei dati”.

“La risoluzione – ha illustrato Pelillo - dice che lo spesometro dovrà avere una cadenza annuale, non c'è ancora concerto con l'Agenzia delle entrate, ma al massimo sarà semestrale. Inoltre le singole fatture di piccolo importo saranno accorpate. Infine, siamo d'accordo con il direttore Ruffini sul fatto che ci debba essere una semplificazione nella comunicazione dei dati, basteranno le fatture con i dati delle due parti della prestazione per ottenere tutte le informazioni richieste, senza che vengano comunicate nuovamente all'Ade tramite Sogei”.

“La risoluzione - ha detto ancora il deputato - è stata approvata con parere favorevole del governo e sarà assorbita con provvedimenti che oggi sono al senato”. Per il capogruppo Pd in Commissione “il settore vive delle problematiche causate dallo spostamento dell'asse decisionale del mondo tributario in modo improvviso e inconsueto. Le Commissioni fungono da camera di compensazione, di luogo in cui provare a creare un contatto e compensare eventuali mancanze attraverso le audizioni”.

Voluntary disclosure bis, una delusione

“Sicuramente sono state fatte cose positive in tema di fiscalità, come aver voltato pagina sugli studi di settore, trovando una soluzione con gli indici di affidabilità fiscale, che determinano la fase di accertamento e poi di riscossione, momento chiave in cui vengono in contatto fisco e contribuente. Sicuramente quello dello spesometro è stato un inciampo, ma contiamo che possa essere risolto tramite le novità presentate nella risoluzione".

In merito ai risultati deludenti della Voluntary disclosure bis, Pelillo ha detto: “Nella prima versione la Voluntary ha avuto molto successo, anche se non era un condono, era un ravvedimento oneroso seppur tardivo. La Voluntary bis non ha avuto l'esito sperato in quanto le maglie sono rimaste molto strette, quindi a monte c'è stata una volontà ferma per costruire ex novo questo rapporto tra fisco e contribuenti, ma introdurre condono in questo rapporto significa indebolirlo se non distruggerlo".

Il viceministro: “Superare burocrazia asfissiante”

IMG_4495-8In un collegamento telefonico è intervenuto anche il viceministro Luigi Casero, il quale ritiene da un lato fondamentale il sistema dei tavoli di confronto tra categoria e istituzioni, ma ora più che mai necessario soprattutto concluderli “con interventi operativi sia di indirizzo legislativo che pratico rispetto allo spirito della norma”.

“La delega fiscale contiene innovazioni rivoluzionarie – ha spiegato Casero -, ma purtroppo le innovazioni non sono state trasferite nella realtà dei fatti, è questo il vero tema da sviluppare. I due grandi pilastri su cui fondare il cambiamento sono il superamento del sistema burocratico asfissiante e senza partecipazione collettiva, e il fatto di riportare allo stesso livello consulenti e amministrazione fiscale, attraverso una normativa che elimini questa diversità, per rendere più facile il dialogo”.

La domanda che i commercialisti si pongono è se sia possibile un sistema tributario programmatico e non al servizio delle esigenze di cassa. A tale proposito, ha risposto:  “Esiste la necessità di superare l'esigenza di cassa, ma è uno sforzo complesso coniugare sviluppo e semplificazione, ottenendo al contempo il raggiungimento dell'abbattimento del deficit pubblico. Ogni legge di bilancio e finanziaria – ha proseguito - è legata al deficit, e in questo modo si frena ogni iniziativa di sostegno finalizzata alla riduzione fiscale. Un sistema come quello italiano ha un appesantimento dovuto al fatto di dover salvaguardare le coperture”.

“Per questo serve, come primo obiettivo, alleggerire questa pesantezza dei conti – ha proseguito -, d'altra parte il Mef deve andare avanti e raggiungere un'autonomia di intervento, che ora ha, ma in un quadro complessivo di quadratura dei conti”.

“Salvaguardare lo sviluppo e ridurre il deficit”

“Il primo obiettivo per il Paese - ha detto ancora Casero - è salvaguardare lo sviluppo e ridurre il deficit, il percorso sta dando frutti positivi ma è ancora lungo. In questo contesto, serve utilizzare le esperienze e le proposte che provengono da chi si occupa della materia, come i commercialisti”. Infine, sull’auspicata semplificazione fiscale e burocratica invocata dalla categoria, il viceministro ha detto che “è la battaglia del presente e del futuro. Noi potremmo, come numeri complessivi, fare passi avanti sul fronte del debito pubblico: in cinque anni il Paese è tornato in positivo, ma senza eliminare la burocrazia e la semplificazione, la battaglia non si può vincere. Serve superare quegli atteggiamenti che frenano la nostra attività, per raggiungere l'obiettivo di un fisco più equo. Idee e proposte in questa direzione non mancano, anche grazie al contributo dei commercialisti”.

Venneri: "Caos spesometro, leggi siano sapienti"

Per Giuseppe Venneri, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Lecce, "ci troviamo davanti a un momento di crescita professionale per gli iscritti all'ordine, vanno analizzati gli argomenti sul rapporto tributario, ripartiamo verso la sua maturità. Il rapporto tributario passa attraverso un legislatore che legiferi in modo sapiente: noi veniamo dal caos dello spesometro, abbiamo un sistema informatico tra i migliori a livello europei ma abbiamo assistito a un blocco del sistema che ha danneggiato l'intero settore. Serve legiferare sapendo che quella legge possa iniziare a operare, e non a far impazzire gli studi, creando problemi ai colleghi. Un rapporto corretto passa attraverso una legislazione che venga varata in modo sapiente". 

Avvocati, Altavilla: "Lo Stato non capisce la crisi"

E' intervenuta al meeting anche Roberta Altavilla, presidente dell'Ordine forense di Lecce. Che ha detto: "Il meeting odierno vede coinvolte varie professionalità. Serve collaborazione tra professionisti, ci sono tre categorie professionali molto simili, avvocati commercialisti e consulenti del lavoro, sono le tre vere professioni liberali, manteniamo autonomia e competenza, vogliamo essere padroni dei nostri studi, serve far sentire forte la nostra voce con le istituzioni".

"Se viene meno questo connubio essenziale non siamo più rappresentativi, per questo ho accolto l'invito venuto da Aidc. E' un momento di confronto molto importante, Aidc ha avuto molto entusiasmo verso gli avvocati e gliene do atto, le istituzioni devono dialogare con i professionisti e non parlarsi addosso. I professionisti sono in difficoltà, la crisi economica c'è per le aziende e quindi per i professionisti, lo Stato questo non lo capisce o lo capisce relativamente. Le associazioni - ha concluso - sono una ricchezza per le istituzioni, noi le rispettiamo ma pretendiamo rispetto da loro". 

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