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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Inchiesta sulla gestione dello sportello Antiracket, in 24 a processo

Si aprirà a gennaio il processo agli imputati coinvolti nell'inchiesta sui presunti illeciti. Lo ha deciso il gup Maritati al termine di una lunga udienza

LECCE – Si aprirà il prossimo 8 gennaio il processo nei confronti dei 24 imputati coinvolti nell'inchiesta sui presunti illeciti legati alla gestione dell’associazione Antiracket Salento. Lo ha deciso il gup Alcide Maritati al termine di una lunga udienza preliminare, accogliendo la richiesta dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci. Ci sono anche cinque persone giuridiche, si tratta di società legate agli imputati. In tre hanno scelto l’abbreviato: F.V., 40enne leccese; Cristian Colella, 42enne brindisino, assistiti dall’avvocato Paolo D’Amico; e Salvatore Laudisa, 52enne di Lecce. In otto hanno chiesto di patteggiare la pena, tra loro Serena Politi, 40enne di Carmiano, ex collaboratrice della Gualtieri, assistita dall'avvocato Giuseppe Milli (che ha concordato con la pubblica accusa una condanna a quattro anni) e C.M., 38enne. Sulle richieste il gup si pronuncerà il prossimo 22 novembre. Proscioglimento, invece, per Ilenia Sambati, 43enne leccese, per cui il giudice ha disposto il non luogo a procedere.

L’associazione Antiracket Lecce, presieduta da Carlo Miccoli e rappresentata dall'avvocato Raffaele Colluto, si è costituita parte civile (solo nei confronti dell'ex presidente dell'associazione Antiracket, Maria Antonietta Gualtieri): “Abbiamo una storia e un impegno da difendere. Abbiamo deciso di costituirci per tutelare l'immagine e l'onore di tutte le associazioni che si occupano del fenomeno antiracket. Da questa vicenda ne esce leso, infatti, il loro buon nome. Non solo, ci siamo soprattutto per rimarcare ai cittadini vittime di usura ed estorsione che possono fidarsi delle associazioni nate a loro servizio. La nostra è la prima realtà sorta a Lecce, nel 2002, e ha subito una forte denigrazione quando è stata creata Antiracket Salento. Ciononostante, ha continuato a lottare e ora rivendica ancora di più la bontà del suo operato e la lungimiranza della sua fondazione, in un territorio in cui le denunce su questo fronte sono fin troppo scarse e le vittime vanno incoraggiate e aiutate”.

I fondi, in linea di principio, sarebbero dovuto servire a rafforzare le iniziative in materia di contrasto al racket ed all’usura attraverso l’istituzione di tre sportelli nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto per prestare assistenza alle vittime di questi reati, avvalendosi di figure professionali quali avvocati, commercialisti, esperti del settore bancario. L’indagine ha però svelato qualcosa di diverso. Secondo le “fiamme gialle”, associazione e sportelli (oltre Lecce, anche Brindisi e Taranto) non sarebbero stati, di fatto, operativi, ma costituiti proprio con il fine di frodare i finanziamenti pubblici tramite rendicontazione fittizia di spese per il personale, l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti riguardanti l'acquisizione di beni e servizi, di spese per viaggi e trasferte in realtà mai avvenute, falsa attestazione del raggiungimento degli obiettivi richiesti dal progetto in termini di assistenza ai nuovi utenti e numero di denunce raccolte.

monosi_documenti-3-2-2-3Figura chiave dell'inchiesta quella della presidente dell'associazione Antiracket, Maria Antonietta Gualtieri, 62enne leccese, considerata dall'accusa capo, promotore e organizzatore dell'associazione per delinquere. Pasquale Gorgoni, funzionario dell'ufficio Patrimonio del Comune di Lecce, è ritenuto dagli inquirenti promotore e organizzatore dell'associazione per delinquere, seppur coinvolto in episodi di presunta corruzione per poche migliaia di euro. Gorgoni è assistito dall'avvocato Amilcare Tana. Altra figura chiave quella di Giuseppe Naccarelli, ritenuto capo, promotore e organizzatore dell'associazione per delinquere. Per l'ex assessore al Comune di Lecce, Attilio Monosi, assistito dagli avvocati Riccardo Giannuzzi e Luigi Covella, la Procura ha confermato le accuse di peculato e truffa. Tra gli imputati l’avvocato Marco Fasiello, 40enne leccese (figlio della Gualtieri).

Gli altri imputati sono: Michele Pasero, leccese 50enne; Francesco Lala, 38enne di Leverano; Marcella Lezzi, 73enne di Veglie; Maria Teresa Perrone, 63enne di Carmiano; Stefano Maria Laudisa, 24enne di Cavallino; Ubalda Levante; 44enne di Carmiano; Giorgio Bovi, 54enne di Roma; Giancarlo Saracino, 64enne di Otranto; Lucia Rainò, 52enne di Lecce; Costantina Sanghez De Luna, 51enne di Novoli; Maria Marzia Dimastrogiovanni, 40enne di Leverano; Maurizio Vetere, 58enne di Nardò; Paolo Rollo, leccese di 60anni; Pierantonio Cicirillo, leccese di 53 anni; Fabrizio Natale, 41enne leccese; Francesco Cavallo, 36enne di San Cesario di Lecce; Giovanni De Matteis, 48enne di Gallipoli; Pierfilippo Centonze, 49enne di Novoli; Marco Centonze, 42enne di Carmiano; Maria Carmela Picciolo, 49enne di Gallipoli; Salvatore Fiorentino; leccese di 61 anni; Marco Bolognini, 65 anni, di Cellino San Marco; Biagio Solazzo, 54 anni di Lecce; Vincenzo Specchia, 64 anni di Galatina.

Nel collegio difensivo gli avvocati Francesco Spagnolo, Francesco Calabro, Luigi Rella. Viola Messa, Stefano De Francesco, Anna Grazia Maraschio, Francesco Vergine, Andrea Conte, Francesco De Iaco, Cesare Del Cuore, Andrea Sambati, Giuseppe Romano, Carlo Sariconi, Paolo Spalluto, Francesco Galluccio Mezio, Francesca Conte.

L'associazione, secondo l'ipotesi accusatoria, avrebbe stipulato contratti di collaborazione con dipendenti fittizi e professionisti compiacenti, emettendo false buste paga e ricevendo fatturazioni per prestazioni professionali inesistenti. Le somme percepite grazie alle false rendicontazioni presentate all’Ufficio del commissario antiracket, sarebbero state poi restituite in contanti alla stessa presidente dell’associazione. Un particolare non è sfuggito agli inquirenti: venivano fatte salve le ritenute previdenziali e assistenziali.

Nel perseguire iI disegno, sarebbe stata documentata anche l'esistenza di spese per l’acquisizione di beni e servizi inesistenti, come promozione di campagne pubblicitarie e interventi di manutenzione presso le tre sedi, predisponendo una serie di documenti, anche di natura fiscale, per dimostrare il regolare svolgimento delle procedure di selezione delle aziende fornitrici e il pagamento delle prestazioni.

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