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A Lecce il numero uno della Tutela ambiente: riflettori su smaltimento dei pannelli e infiltrazioni mafiose

Il generale Maurizio Ferla, comandante del Noe in Italia, in visita nel Salento. Per lui la priorità locale e nazionale: la gestione dei rifiuti

LECCE – La gestione dei rifiuti come priorità ambientale e sociale, non solo per l’impatto sull’ecosistema, ma anche per la facilità delle infiltrazioni di tipo mafioso. È il pensiero del generale Maurizio Ferla, a capo dei carabinieri Tutela ambientale di Roma, comando che coordina tutti i Noe d’Italia, i Nucleo operativi ed ecologici. Alla presenza del maggiore Dario Campanella, comandante del nucleo leccese, Ferla (fino a pochi anni addietro comandante provinciale dell’Arma nel capoluogo salentino), in visita in Puglia, ha puntato il dito contro il rischio di “inquinamento” - in senso lato - negli affari che riguardano l’ambiente.

I riflettori sul territorio del Tacco, in particolare, sono puntati sui cosiddetti Raee, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Il ciclo dello smaltimento dei panelli fotovoltaici, presenti in maniera massiccia sul territorio salentino, sarà la prossima preoccupazione di istituzioni e forze dell’ordine. Idem per il problema dei depuratori sottodimensionati. Ma non è tutto. Il generale Ferla ha parlato, a 360 gradi, dell’apprensione per la qualità dell’aria e dell’acqua. Ilva, Cerano, la Tap sono le altre questioni imprescindibili  di questo territorio, da monitorare e analizzare nel contesto generale.

Difficile stabilire il rischio ambientale di emissioni da parte di impianti siti in provincia, o nelle province confinanti, poiché il dato va letto nell’insieme: “Dal momento che è difficile mettere in stretta correlazione le morti con il danno provocato da sostanze inquinanti, si può agire soltanto preventivamente, prendendo consapevolezza del danno di quella sostanza. Difficilmente potrà dimostrare che quel lutto è frutto di un’emissione e non di un suolo o di una falda inquinata, o dei rifiuti nel sottosuolo”.

IMG_9190-2Il Noe nasce in concomitanza della stessa legge che istituì il ministero dell’Ambiente. I militari combattono e insistono su bonifiche, inquinamenti e danni provocati nel periodo in cui lo Stato era  imprenditore (vedi ex Italsider, ndr) e in cui il reato ambientale non era ancora tale: non era disciplinato da una normativa in materia e si riduceva al massimo a una contravvenzione.

Si occupano delle ecomafie, per farla breve. Basti ricordare, oltre ai quotidiani interventi relativi ai sequestri delle discariche abusive, anche alle recenti indagini avviate sui rifiuti tombati nei terreni del basso Salento. Ma è altrettanto vero che se tanti salentini hanno “offerto” il proprio territorio all’occultamento di quegli scarti, a volte nocivi, è altrettanto vero che alcuni ora offrono, in maniera arbitraria, alla sperimentazione illecita di alcuni pesticidi e fitofarmaci. E non è tutto. Un’attenzione, anche a livello locale, andrà anche sollecitata verso gli autodemolitori. Spesso non procedono con rottamazioni a norma e con le successive bonifiche. Ma vengono rivendute parti in ferro delle carcasse di veicoli, che poi saranno fuse negli altiforni anche alla presenza di altri componenti, come quelle plastiche, altamente inquinanti.

“Tuttavia - sottolinea il generale a capo del comando Tutela ambiente - è impossibile analizzare le sole emergenze salentine senza al contempo volgere lo sguardo al piano nazionale, europeo e mondiale”. Guardando appena all’interno dei confini nazionali, per esempio, in materia di smaltimento dei rifiuti solidi urbani viene lasciata autonomia alle Regioni. “Eppure - dichiara Ferla -, in tante non si sono attrezzate ancora”. Si produce una quantità infinita di rifiuti, per poi non riuscire a smaltirli: a quel punto, scattano i viaggi verso il Nord dove ha fatto capolino da diverso tempo anche la malavita organizzata. Il tutto senza che le ditte appaltanti riescano a produrre certificazioni per il corretto smaltimento, secondo norma.

Il quadro complessivo salentino, o pugliese più in generale, non appare però tra quelli maggiormente drammatici. Se prima le ecomafie sembravano essere una prerogativa tipicamente meridionale, assistiamo quotidianamente a sequestri e a indagini da parte del Noe in tutta Italia. L’ultima, di appena qualche ora addietro, persino nel civilissimo Trentino dove l’Arma ha rinvenuto tonnellate e tonnellate di rifiuti nei pressi di una collina. “La Puglia - afferma il numero uno del Noe-  è una delle poche regioni che riesce quasi totalmente ad autogestire il ciclo dei rifiuti”.

“Ma parlare di ecomafia è riduttivo - prosegue il generale Ferla -.I poteri criminali, a livello mafioso, oggi mirano ad acquisire appalti nel settori del ciclo (e del riciclo) dei rifiuti. Sono specializzati in traffici anche transfrontalieri.  Quest’ultimo è uno degli aspetti che preoccupa maggiormente il comandante dei carabinieri del Noe: negli immediati confini dello Stivale, infatti, vi sono anche Paesi non assoggettati alla normativa comunitaria. Si continua peraltro ad assistere a ingenti carichi di rifiuti che partono alla volta della Nigeria, del Burkina Faso o del più vicino Maghreb. Superfluo specificare che in questi traffici sia coinvolta la Camorra, così come la Ndrangheta e la stessa Sacra Corona Unita.

La mafia pugliese e salentina, a detta del generale Ferla, ricoprirebbe anche un ruolo significativo all’interno della filiera illecita dello smaltimento dei rifiuti. Antenne dritte, dunque, sul fenomeno delle infiltrazioni della criminalità negli affari green. È del resto di poche ore addietro un’interdittiva antimafia, disposta dalla prefettura di Lecce nei confronti di una delle più note società operanti nella gestione dei rifiuti nel Salento, la Gial Plast srl di Taviano. Sono in corso degli accertamenti per verificare la posizione giudiziaria di alcune decine di dipendenti e di uno dei tre amministratori.

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