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Segnali di traffici intensi: marijuana a chili trovata nell'oasi naturale

Le Cesine, Vernole: il rinvenimento delle ultime ore dei carabinieri fa il paio con quello di pochi giorni prima dei finanzieri verso San Foca. Sintomatico di quanto sia sempre attiva la criminalità fra Albania e Salento

VERNOLE – Ancora stupefacenti in spiaggia. Questa volta, presso l’oasi naturale Le Cesine, in territorio di Vernole. Un ritrovamento, avvenuto ieri, che fa il paio con quello di pochi giorni or sono nella zona di San Foca, marina di Melendugno.

In quell’occasione, un ispettore della guardia di finanza libero dal servizio aveva rintracciato per caso ben diciassette pani, contenenti marijuana, sotto alcune rocce, non lontano dal lido Kalè Cora. Un punto tanto frequentato d’estate, quanto desolato una volta terminata la stagione.

E’ dunque ben evidente che vi sia stato uno sbarco di stupefacenti – l’ennesimo – sulle coste salentine dall’Albania e che parte del carico possa essere stato anche gettato in mare, per alleggerire gli scafi durante le traversate. Questo avviene specie quando si abbia il timore di essere seguiti da motovedette della guardia di finanza e necessità di recuperare potenza.

La droga, in quest’ultimo caso (due involucri per 40 chilogrammi di “erba”), si trovava arenata presso la spiaggia dell’oasi naturale. Per inciso, a pochi chilometri di distanza dal primo ritrovamento.

Questa volta, ad occuparsi della vicenda, sono stati i carabinieri della stazione di Vernole e del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Lecce, che ora hanno avviato le indagini. Da considerare, facendo un semplice raffronto tra le immagini, che il tipo di confezionamento dei pani trovati presso Le Cesine è molto simile a quello degli involucri scovati nella zona di San Foca.

Vicinanza di luogo e tempo suggeriscono facilmente che si possa trattare dello stesso carico. Altra marijuana, dunque, potrebbe ancora celarsi fra gli anfratti della riviera adriatica. E’ anche possibile che uno sbarco più corposo sia avvenuto nei giorni scorsi in qualche punto nelle vicinanze e che il carico sia già stato ritirato a terra dai complici dei trafficanti.

Le organizzazioni che spostano da una riviera all’altra queste sostanze sono strutturare in più livelli, in cui gli elementi intermedi della catena, scafisti per la traversata in mare e corrieri per il trasporto a terra, sono meri esecutori che spesso sanno poco o niente di mittenti e destinatari e si accollano forti rischi per una paga di qualche migliaio di euro.

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