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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Sesso virtuale con una minorenne: annullata condanna per un 66enne

Depennati in Appello gli 8 anni e mezzo inflitti a un 66enne di Tivoli. Per la Procura Generale è scorretto il reato: si doveva procedere per violenza sessuale e non per pornografia minorile

LECCE - Adescò un’adolescente originaria di Trepuzzi in chat spacciandosi per un suo coetaneo e la convinse a spogliarsi e a compiere atti sessuali davanti alla webcam. Ha raccontato questo il processo nei riguardi di E. P., un 66enne di Tivoli condannato in primo grado a otto anni e mezzo per pornografia minorile. Nei giorni scorsi, però, la sentenza emessa nel febbraio del 2017 dalla prima sezione penale del Tribunale di Lecce è stata annullata dalla Corte d’appello che ha rinviato gli atti al pubblico ministero. Le ragioni saranno note entro 90 giorni, tanti ne hanno presi i giudici per spiegare come mai si debba ritornare al punto di partenza.

Il nodo riguarda di certo la qualificazione del reato: sia secondo l’avvocato difensore Michele Reale che secondo il sostituto procuratore generale Giovanni Gagliotta non poteva essere contestato quello di pornografia minorile. Tant’è che il pg aveva chiesto l’annullamento della sentenza ritenendo di doversi procedere per violenza sessuale.

A dare inizio al procedimento nel 2013 fu  la denuncia dei genitori della ragazzina. Durante gli accertamenti, disposti dal pubblico ministero Stefania Mininni (il magistrato titolare del fascicolo), gli uomini della polizia postale, coordinati al tempo dall’ispettore Salvatore Antonio Madaro, sequestrarono prima i computer dell’adolescente, poi dell'uomo. Questo, stando all’accusa, avrebbe conquistato il cuore della minorenne, lasciandole credere per mesi di essere il tipo bello e giovane nelle fotografie dei profili aperti sui social network.

La malcapitata non poteva certo immaginare che dietro al volto senza rughe del ragazzo di cui si era invaghita si nascondeva quello di un uomo col quadruplo dei suoi anni. E che proprio per quest’uomo si sarebbe rintanata in stanza, intrattenendo lunghe chiacchierate su Messanger e Skype, arrivando persino a spogliarsi e a compiere atti sessuali dinanzi alla webcam. E c’è dell’altro. Il 66enne si sarebbe fatto inviare dalla minorenne alcune fotografie di lei senza veli. La ragazza e i suoi genitori, parti civili nel processo, attraverso gli avvocati Sabrina Conte e Carlo Viva, avevano chiesto la conferma della sentenza di primo grado che aveva imposto all’imputato anche il pagamento di una provvisionale per complessivi 100mila euro.

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