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Ispettori del lavoro in rivolta: "L'accorpamento è rimasto su carta"

I funzionari dell'ispettorato, dell'Inail e Inps lavorano per un unico ente nazionale, ma lamentano disparità, mancanza di formazione e condivisione di banche dati

LECCE - Il personale dipendente dell’Ispettorato territoriale del lavoro questa mattina ha organizzato un sit-in di protesta davanti alla sede leccese di via Ludovico Ariosto.

La protesta nel capoluogo è stata indetta come forma di sostegno alla manifestazione nazionale che si è tenuta in contemporanea presso la sede del ministero dell’Economia e della finanze a Roma. La vertenza sindacale, infatti, ha una dimensione nazionale e parte da lontano: ovvero dal 2016, quando gli ispettori del lavoro afferenti agli ispettorati territoriali ed ai due enti dell’Inail e Inps sono stati riuniti sotto il cappello dell’ispettorato nazionale del lavoro (Inl) afferente al ministero competente.

Formalmente, spiegano i lavoratori riuniti in assemblea a Lecce, esiste un unico ente nazionale, nato per razionalizzare le risorse, contenendo gli sprechi ed evitando la duplicazione dei controlli degli ispettori sul territorio. L’obiettivo di semplificazione delle procedure doveva porsi a tutto vantaggio dell’utenza finale.

Il progetto però, secondo quanto denunciato nel corso dell’assemblea sindacale, sembra essere rimasto lettera morta su carta. Ovvero: esiste formalmente, e gli ispettori dei tre enti operano sotto un logo unico:  quello dell'Inl.

Di fatto, però, non sarebbe cambiato nulla: ognuno, compresi i dipendenti amministrativi, sabbere rimasto nel proprio ufficio. Ogni ente continuerebbe ad operare senza coordinarsi con gli altri. E nessuna modifica sarebbe stata apportata neanche sotto il profilo contrattuale e remunerativo.

Sul versante prettamente economico, i lavoratori denunciano “gravi criticità” causate dal taglio dei fondi Fua, relativi al salario accessorio, per il 2016 ed il rischio di dover restituire il 40 percento delle somme già versate nel 2015. E ancora: la mancata attuazione delle nuove progressioni economiche ed un inadeguato sistema di valutazione del personale, insieme alla mancanza di una formazione operativa che ritengono indispensabile alla luce di questo accorpamento.

Gli ispettori lamentano disagi a più livelli: dalla mancanza di strumentazione tecnica e operativa fino alla diversità di livelli contrattuali, a parità di mansioni . “Non abbiamo accesso alle banche dati degli altri enti e i software non sono in condivisione: di fatto, quindi, non possiamo avvalerci si una strumentazione tecnica adeguata a svolgere i nuovi compiti che ci sono stati affidati”, hanno spiegato nel corso dell’assemblea.

E ancora: “Pur svolgendo tutti lo stesso lavoro, esiste una sperequazione retributiva e indennitaria tra i funzionari che svolgono l’attività ispettiva all’interno dell’Inl, a seconda dell’inquadramento come ex dipendenti del ministero del Lavoro, oppure Inail, oppure ancora Inps. Questa fusione è rimasta sulla carta e di fatto non è mai avvenuta: così non esiste una struttura verticistica chiara cui fare riferimento”.

Il risultato è che il personale dichiara di sentirsi “demotivato” perché “vive alla giornata”. Sul piatto della bilancia pesa anche un preoccupante risvolto sociale: “Non riusciamo a dare risposte adeguate al bisogno di controllo sul territorio: gli strumenti sono inadeguati per combattere la piaga del lavoro nero, prevenire le morti bianche e far valere i diritti dei lavoratori. Il problema più grave è proprio questo: non riusciamo ad assicurare un’adeguata presenza sul territorio”, aggiungono gli ispettori leccesi.

Le rivendicazioni hanno preso piede su scala nazionale e molti ispettori hanno già annunciato di non essere più disposti ad utilizzare il mezzo proprio per i necessari spostamenti sui luoghi di lavoro. A livello territoriale, dopo il sit-in odierno, i dipendenti vaglieranno altre forme di mobilitazione per far sentire la propria voce. 

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