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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Olocausto, la memoria diffusa": la mostra itinerante sulla shoah durerà fino al 6 febbraio

Negozi di vicinato, botteghe, chiese, uffici e luoghi aperti al pubblico ospitano fotografie di Auschwitz - Birkenau, luogo dell'orrore per eccellenza. L'iniziativa è stata voluta dall'unione dei Comuni di Andrano - Spongano - Diso

DISO - Le chiese, il cimitero, la scuola, il teatro, gli ambulatori medici, le botteghe: sono trenta i luoghi che accolgono "Olocausto, la memoria diffusa", la mostra fotografica sui campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. L’iniziativa, voluta dall’unione dei Comuni Andrano - Spongano - Diso e avviata il 24 gennaio scorso, si protrarrà fino al prossimo 6 febbraio: il racconto dell’orrore nazista è ripercorso attraverso le stampe del reportage fotografico sui due lager polacchi realizzato dal fotografo Paolo Emilio Arrighi durante l'iniziativa "Il treno della Memoria", a cui ha partecipato negli anni scorsi. 

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“L’Unione dei Comuni – spiega il presidente Salvatore Musarò – ha inteso celebrare la Giornata della memoria attraverso un’iniziativa di grande valore simbolico. Ricordare l’Olocausto significa testimoniare ancora oggi la verità di una tragedia che, seppur lontana nel tempo, ci riguarda da vicino. L’antisemitismo non è solo una manifestazione di odio razziale: costituisce l’esempio più drammatico di ogni aberrazione umana poiché si alimenta in uno spettro vasto di menzogne e di pregiudizi. Le vicende di questi giorni a Venturina Terme sono la prova di quanto questo risentimento verso gli ebrei si manifesti anche nell’Europa del XXI secolo. Ecco perché l’iniziativa dell’Unione serve a sollecitare nei cittadini il dovere della memoria. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione su questo tema perché mai dovremo finire di preservare la dignità della persona umana e la sua libertà”.

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La mostra diffusa in trenta luoghi inediti

Le fotografie, tutte in bianco e nero, sono esposte con delle cornici e raccontate attraverso didascalie: da qualche giorno sono spuntate nei luoghi più inediti di Andrano, Castiglione, Spongano, Marittima e Diso. Sono concepite come tappe di un racconto che si snoda tra piazze, rivendite di alimentari, bar, cimiteri, uffici pubblici, farmacie, cittadelle della salute, chiese, luoghi della cultura, bar, tabaccherie. La modalità scelta per la mostra, quella “diffusa”, risponde a due esigenze: socializzare il più possibile il suo significato e i suoi contenuti, arrivando anche ai più distratti, ed evitare la concentrazione in un unico luogo e i possibili assembramenti in questo periodo di pandemia. 

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Forni crematori, binari innevati, dormitori, cumuli di valige ed effetti personali, camere di disinfestazione, filo spinato: quello proposto è un reportage in memoria di chi non ha superato l’odio, la fatica, il gelo nelle ossa. “È stato uno degli inverni più freddi e all’arrivo a Cracovia – racconta il fotografo Paolo Emilio Arrighi – c’erano quasi 20 gradi sotto zero. Visitare il campo di concentramento di Auschwitz e il campo di sterminio di Birkenau è stato qualcosa di surreale, eppure maledettamente reale per le centinaia di migliaia di persone che lì hanno trovato morte e disperazione, torture e umiliazioni.

Attraversando i corridoi con i pavimenti consumati, così come le scale che accedevano ai dormitori, si potevano vedere cumuli di effetti personali,     di giochi di bambini che lasciavano le loro case pensando di andare in vacanza, capelli tagliati a uomini e donne perché non avessero identità, montagne di scarpe, valigie, occhiali. Immortalare quei luoghi è stato come mettere “un filtro” tra me e la storia, per evitare l’angoscia e lo sconforto. Ho provato molta commozione”. 

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