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Polemiche per una canzone di malavita calabrese: lo sdegno dei Sud Sound System

Il testo di "U latitanti", reinterpretato da Teresa Merante, ha scatenato la reazione del gruppo salentino e della Fondazione Notte della Taranta perché la melodia richiama quella de "Lu rusciu de lu mare". Ma la vicenda non riguarda il diritto d'autore

LECCE - Fa scalpore, in queste ore, nel Salento e non solo la canzone "U latitanti" della calabrese Teresa Merante, protagonista in realtà di una interpretazione di un testo già presente nell'ambito del folk calabrese. Con una nota inserita su Fb, i Sud Sound System hanno espresso tutto il loro sdegno perché quelle parole, chiaramente riferite alla mentalità ndranghetista, scorrono sulla melodia de "Lu rusciu de lu mare", brano della tradizione popolare salentina, che nel 2003 ha ispirato la famosa "Le radici ca tieni".

Non si tratta, in ogni caso di una questione economica, come lo stesso gruppo salentino riconosce: "Anche se Lu rusciu de lu mare è una canzone popolare i cui diritti d’autore sono di pubblico dominio e pertanto utilizzabile da tutti, rinnoviamo il nostro sdegno nell’averlo abusato per appoggiare la mafia, un’organizzazione che da 160 anni opera per distruggere la nostra Terra mostrandola al mondo come teatro di crimini efferati e prostrandola all’arretratezza e alla corruzione. Il sacrificio di chi è morto per difendere la nostra terra non merita un insulto così miserabile per questo continueremo a dedicare Le Radici ca tieni a Peppino Impastato, a Renata Fonte, a Falcone, Borsellino e alla loro scorta dove perì il nostro conterraneo Antonio Montinaro e tutti i figli di questa terra che hanno dato la vita per combattere le mafie".

Facendo una ricerca in rete balza agli occhi che il videclip ufficiale non è certo di questi giorni: in effetti il testo della canzone è stato scritto da Raffaele Castiglione, fratello di Rocco e diversamente da lui uscito illeso da un agguato nel 2014 che, secondo gli inquirenti, segnò il passaggio del controllo della zona dai Castiglione ai Bagnato. La melodia de Lu Rusciu de lu mare è, inoltre, rintracciabile in altre delle versioni presenti in rete. Quello che Merante fa è aggiungere una strofa, quella iniziale, nella quale fa riferimento esplicito a Rocco Castiglione.

I Sud, che della vicenda sono venuti a conoscenza solo adesso, tagliano corto: "Riteniamo che utilizzare un brano del genere per esaltare figure abbiette come quelle dei mafiosi sia uno sfregio per la nostra cultura e per chi ha dato la vita per difendere i valori della giustizia e della libertà".

Ma perché questa vicenda è scoppiata ora? Forse perché la cantante calabrese è finita nell'occhio del ciclone ai primi di gennaio quando i social hanno iniziato a rumoreggiare per il videoclip di "Bon Capudannu", con dedica ai carcerati, nel quale compare anche il sindaco di Nicotera che ha poi dovuto fare pubblica ammenda. Probabilmente, quindi, il suo repertorio è stato passato al setaccio e sono venuti fuori altri temi discutibili. Lei si è difesa con un videomessaggio: "Non sono la cantante della malavita in Calabria - ha spiegato -. Il canto di malavita fa parte sin dagli anni Settanta della nostra tradizione popolare. Esistono in rete centinaia di brani". E con riferimento al testo "U latitanti" ha aggiunto: "Non è una sorta di incitamento al crimine". E la casa discografica che lo ha prodotto lo presenta come "una storia autobiografica del latitante Rocco Castiglione che descrive il suo arresto nelle campagne di Roccabernarda".

Intanto però ha preso posizione anche la Fondazione Notte della Taranta preannunciando un esposto alla magistratura. 

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