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Venerdì, 19 Aprile 2024
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San Martino: il mistero della sparizione del quadro del Santo Patrono di Taviano

L’artista Giuliano Delena su facebook ha condiviso la foto di una sua opera d’arte, che ha come soggetto San Martino. Il dipinto precedentemente era collocato presso la chiesa madre della città salentina, ma il pittore ne ha segnalato la sparizione. Viene proposta anche una lettura del quadro, secondo la sua iconografia

TAVIANO - Ieri, alla vigilia dell'11 novembre, è comparsa su facebook la foto di un dipinto realizzato da un artista del posto, la stessa persona che ha condiviso l’immagine: si tratta di Giuliano Delena, pittore salentino calsse 1947. Il soggetto dell’opera è San Martino (olio su tela 200 x 300 cm) collocato fino a poco tempo fa presso la chiesa madre di Taviano.

“È stato rimosso dalle pareti un capolavoro simbolo della nostra comunità - questo scrive tra i commenti sotto al post l’artista, che continua - non c’è più, e qualcuno mi deve spiegazioni. Era lì dal 1981 e dopo 40 anni un'opera storica non è più visibile”. Anche i follower di Giuliano Delena hanno bene in mente l’opera d’arte, tanto che un utente ha manifestato il suo ricordo: “Che meraviglia, da ragazza lo ammiravo e mi sorprendeva sempre la grandezza del nostro Santo Patrono e la maestria delle mani che lo avevano immortalato”. E ancora: "Perché non c’è più? Non mi sembra giusto”. Domande a cui né l'artista e né gli altri interlocutori sul social media, almeno per ora, hanno saputo dare una risposta.

La scelta dell'artista di pubblicare la foto in questo periodo non è stata affatto casuale, perchè in relazione alla giornata in cui si celebra San Martino, "quando il mosto diventa vino"; ricorrenza molto sentita in provincia di Lecce. Va considerato, inoltre, che il Santo in questione è una figura molto importante per la città di Taviano, tanto che in queste ore si celebra la festa patronale in suo nome; l’argomento esposto da Giuliano Delena, dunque, non ha lasciato indifferenti i lettori, anzi ha incentivato numerosi like sotto al post e commenti di persone sbigottite perché ignare del motivo che ha provocato lo spostamento del quadro. Il dilemma ha distolto l'attenzione dalla qualità e dal significato del dipinto. Cosa simboleggia l’opera del pittore tavianese?

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Lettura dell’opera

L’iconografia è quella classica del Santo, che vede il soggetto su un cavallo bianco mentre è intento nel tagliare con una spada un mantello rosso. In basso sulla destra, con rilievo del tutto marginale, un uomo anziano accasciato che tende una mano. L'immagine deriva dalla vita di San Martino, che nacque da una famiglia pagana nel 316 d.C. in Pannolia, ovvero l’odierna Ungheria. Da bambino con la sua famiglia si trasferì a Pavia. Qui di nascosto dai suoi genitori iniziò a conoscere la religione cristiana, rimanendo ammirato dalla vita e dalla storia di Gesù.

Il padre era un soldato veterano dell’impero romano e, quindi, anche lui secondo la legge del tempo dovette imbracciare le armi diventando cavaliere. La sua storia prese una piega affascinante quando da giovane soldato diciottenne una notte d’inverno, con il freddo gelido, facendo la ronda a cavallo vide sul bordo della strada un mendicante seminudo che tremava. Allora si fermò ed estrasse la spada dal fodero; prese il suo mantello e lo tagliò in due parti, dandone una a quel povero bisognoso che si salvò dalla temperatura gelida.

Quella stessa notte Martino sognò Gesù ricoperto dalla metà del suo mantello e che diceva ai suoi angeli “ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato. Egli mi ha vestito”. Quando si risvegliò il mantello era di nuovo integro e da lì decise di farsi battezzare. La scena proposta da Giuliano Delena nella sua opera riprende proprio il momento della pietà in cui il soldato sta per aiutare l’uomo. I colori sono accesissimi, tendendo per un arancione che produce un contrasto quasi volutamente sgradevole con il rosso del mantello. Il sole provoca dei raggi intensi, ma è nascosto da una nube che lascia presagire cattivo tempo. Intorno ai due uomini solo disperazione, miserie e il niente più assoluto. Probabilmente l’artista ha voluto rendere l’idea di una resurrezione dell’anima che sta per arrivare, nascosta dietro una coltra densa e scura. 

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